I destini dell’etere si incrociano nelle aule dei tribunali. Anche questa settimana dopo aver parlato la scorsa di Sky, seguiamo un percorso forense alla ricerca di cause giuridiche intentante da questa o quella parte verso le varie identità televisive del panorama italiano, in primo piano ancora Sky e Italia 7 contrapposte a Mediaset, riguardo la sovvenzione statale che tra il 2004 e il 2005 permise a molti utenti di poter acquistare i decoder per il digitale terrestre a prezzi scontati.
La legge finanziaria 2004 aveva previsto una sovvenzione di 150 euro per l’acquisto degli apparecchi, con uno stanziamento totale di 110 milioni. La finanziaria 2005 aveva rifinanziato lo stanziamento di 110 milioni di euro, con una riduzione del contributo individuale a 70 euro.
La Commissione UE, su reclamo di Sky, ritenne la sovvenzione come un aiuto di Stato in favore delle emittenti che sul digitale stesso offrono servizi a pagamento (Mediaset in primis) chiedendone il recupero, lo scorso 3 giugno si è tenuta di fronte al tribunale di primo grado della UE l’udienza con cui Mediaset chiede che venga annullata la precedente sentenza, l’iter sarà lungo e dall’esito incerto.
Mediaset si ritrova anch’essa , come Sky, a rintuzzare gli attacchi delle agguerrite associazioni dei consumatori, nella fattispecie Altroconsumo che la accusa di non rispettare i termini delle legge Gasparri che regolamenta il sistema radiotelevisivo italiano, secondo cui ogni soggetto non può superare la soglia del 20% nel numero complessivo di programmi nazionali editi e diffusi su frequenze terrestri analogiche e digitali, “sbarramento” che l’Azienda di Cologno Monzese avrebbe abbondantemente superato di oltre nove punti percentuale.
Oggi RTI secondo i calcoli di Altroconsumo detiene il 29,7% del totale dei programmi televisivi, essendo titolare di almeno quattordici palinsesti tv, violando così le disposizioni di legge. La palla passa ora all’AGCOM che dopo le necessarie verifiche dovrà decidere gli eventuali interventi.
Ma, come si dice, se Atene piange Sparta non ride, proprio in questi giorni il Giurì ha accolto il reclamo della Rai nei confronti di Sky circa la campagna pubblicitaria adottata nelle regioni prossime al passaggio sul digitale terrestre, il tono del messaggio secondo la Rai, era tale da terrorizzare gli utenti lasciando intendere come l’abbonamento all’emittente satellitare fosse l’unica opportunità per poter continuare a vedere tutti i canali, Rai compresi, ma dato che il contratto tra la rete pubblica e Sky è in fase di rinegoziazione, la tv di Murdoch non avrebbe potuto inserire come certa la possibilità per i propri abbonati di accedere in futuro anche al palinsesto locale della Rai. Secondo il Giurì l’ingannevolezza del messaggio era accentuata dalla presenza degli emblemi ufficiali della regioni interessate.