Chi si aspettava una rapida soluzione nella diatriba del contratto degli attori americani, dopo l’estromissione di Doug Allen dal ruolo di capo negoziatori, rimarrà deluso dall’esito del meeting di questi tre giorni tra SAG e AMPTP, perché il risultato ottenuto dai nuovi vertici del sindacato attori è lo stesso: nulla di fatto.
Cosa è successo? L’offerta è stata migliorata, ma non abbastanza secondo i negoziatori SAG (in particolar modo gli attori non possono accettare che il nuovo contratto valga solo per tre anni e vogliono parte dello sfruttamento dei diritti dal web), che a questo punto si ritrovano con le spalle al muro: o i loro membri accettano la nuova proposta entro sessanta giorni oppure l’accordo sarà modificato in peggio dall’AMPTP.
Quale è il problema? La SAG si riunirà sabato per discutere della nuova ultimissima offerta, ma se non dovesse accettare difficilmente potrebbe proporre uno sciopero di fronte ad una offerta ribassata dell’AMPTP perché darebbe ragione al dimissionario Doug Allen. I produttori questo lo sanno è piazzano così il loro prendere o lasciare:
L’AMPTP ha fatto del suo meglio per concludere il sesto accordo in un anno. L’offerta è la migliore possibile considerata la crisi dell’economia e tenuto conto degli altri contratti già firmati dagli altri sindacati.