Nell’ambito dell’iniziativa #WIDG – La tv che vorrei, abbiamo intervistato Lorenzo Campagnari (autore di lungo corso attualmente impegnato con Quelli che… il calcio su Raidue) per approfondire il tema della qualità dei programmi legato al puro intrattenimento.
Cosa è la tv di qualità ai giorni nostri?
Difficile definire la qualità a priori, senza ricordare che la tv è comunque un’industria con limiti e vincoli spesso più forti della ricerca del bello. (es: se fai un quotidiano di tre ore, magari con poche risorse, sarà molto difficile fare attenzione al valore delle cose che si andranno a proporre). Per la mia esperienza personale, dico che sento di andare nella direzione giusta ogni volta che si lavora sulla creazione di idee non scontate e sulla produzione ragionata di ogni singolo frammento del programma. Ma non sempre ce la si fa.
Puo’ la tv di qualità essere slegata dall’Auditel?
Pur non essendo Pippo Baudo, non posso non considerare l’assurdità dei meccanismi generati dall’Auditel. E’ un indagine statistica che immagino seria e rigorosa ma tutti sappiamo che esistono molti trucchi per aggirarla: scorporare i programmi, beccare i neri delle altre reti, andare in onda fino all’alba o scegliere il giorno giusto perché la controprogrammazione è azzerata. Tutti stratagemmi che hanno poco a che fare con la qualità del prodotto.
C’è un genere televisivo colpito particolarmente dall’impoverimento di contenuti qualitativamente alti?
Mi verrebbe da dire l’infotainment. L’informazione mischiata al gossip, la cronaca nera associata all’aggiornamento sui reality con un semplice ” ma cambiamo pagina”, il commento di qualsiasi tema affidato ad ospiti improbabili, contenitori apperentemente leggeri che ospitano il politico amico per dichiarazioni senza contradditorio.
Dopo la lunga esperienza a Victor Victoria hai seguito la Cabello anche a Quelli che… il calcio: come avete adatto i contenuti del programma alla diversa fascia oraria e al cambio di rete?
Più che adattare Victor Victoria ad una nuova fascia oraria ad una nuova rete, il lavoro grosso è stato quello di trovare un nostro passo rispetto ad un programma con una sua identità molto precisa e consolidata nei 18 anni precedenti ( es. il racconto delle partite, i collegamenti etc). Abbiamo capito, facendolo, che il racconto della giornata calcistica ci imponeva un ritmo diverso, suo e difficilmente prevedibile così come abbiamo realizzato che determinate derive non-sense o surreali della seconda serata stonavano con il contesto domenicale. Ma siamo ancora in piena evoluzione, ogni puntata è, più o meno, una tela bianca su cui sbizzarrirci e fare le cose che ci divertono.
Mai avuto l’ansia d’ascolti per questa nuova avventura?
Con Victoria lavoro ormai da anni e la sfida principale è sempre stata quella di trovare un modo “suo” di fare televisione più che l’ansia per gli ascolti. Su Mtv non venivamo rilevati, su la 7 le oscillazioni tra una puntata andata bene ed una meno erano dello 0,5% e su Rai Due non ci è stata fatta alcuna pressione sui risultati anche perchè, comunque, in media con quelli di rete.
Come viene preparata la scaletta di Quelli che…? E’ sicuramente difficile occupare diverse ore di diretta d’un programma calcistico che ammicca all’intrattenimento domenicale…
Si ragiona, con Victoria, su tutti i vari elementi a disposizione: dagli inviati agli stadi, alle domande per gli ospiti, dalle musiche per gli ingressi, agli interventi del cast, dai filmati alle grafiche. Si inventano gli snodi e si scrive, sempre con Victoria, ogni singola parola, ogni singola frazione del programma: ieri per esempio abbiamo discusso un’ora, anche accalorandoci, per il titolo di una rubrica. Tutto questo per definire un copione dettagliato che lascia comunque margine all’improvvisazione e agli imprevisti della diretta.
I nuovi media digitali (blog, forum ecc…) facilitano il mestiere dell’autore? Magari nell’apporto di alcuni correttivi al programma?
Diciamo che aiutano a verificare il gradimento delle cose che si fanno. Si leggono e si spera che si parli bene del programma cui si sta lavorando. Si usano come supporto per avvallare le proprie idee e proposte. Personalmente mi divertono molto le teorie complottiste sui blog, quelle che trovano delle spiegazioni assurde a espisodi che nella realtà hanno giustificazioni molto più semplici. Quando a Victor Vicotria, Ambra e Vicky si picchiarono, qualcuno parlò di situazione inevitabile determinata dalla fede comunista di entrambe: era una gag dai contorni talmente scherzosi e surreali che mai avremmo immaginato ci cascasse anche uno solo tra gli spettatori.
Esiste un confine sottile tra qualità e volgarità? Quando si oltrepassa?
Definire la volgarità è un altro bel ginepraio quasi come definire la qualità: direi che la cosa che trovo più volgare è tradire una dichiarazione di intenti. Fare intrattenimento con storie di morte o di dolore. Fare giornalismo con il pettegolezzo. Divertire il pubblico mandando in onda qualcosa che, per accontentare tutti, richiede l’azzeramento dell’attività cerebrale.
Si parla sempre più spesso di programmi fotocopia (Baila! vs Ballando con le stelle e sembrerebbe E’ stato solo un flirt vs C’è posta per te)… è davvero così scarsa la produttività degli autori italiani?
Qui si cade in un grosso equivoco: quello che immagina gli autori i principali responsabili dell’ideazione di un programma. Molto spesso, come saprete, sono le reti a chiedere trasmissioni dal successo garantito per ridurre i costi e i rischi. Ecco perchè si acquistano format identici o si elaborano progetti con meccanisimi e dinamiche già testate. Difficile si realizzi un progetto che un autore ha scritto di suo pugno. Forse il digitale e il satellitare daranno più opportunità, anche se ormai vedo pure lì molti programmi fotocopia: quanti “vendo-casa”, “restauro-casa” e “arredo-casa” ci sono?