Simone Toscano è uno dei volti noti e fissi della trasmissione Quarto grado: il giornalista-scrittore lavora da cinque anni nella trasmissione dedicata agli approfondimenti di cronaca giudiziaria del venerdì sera di Rete 4.
Ha seguito e indagato i casi più controversi degli ultimi anni, dall’omicidio del piccolo Lorys Stival al mistero della morte di Elena Ceste al caso Parolisi anche se la sua esperienza in Mediaset comincia oltre 11 anni fa.
Sono entrato come stagista a 23 anni e credo sia normale che i più giovani vengano spediti “in strada” a farsi le ossa. E infatti così è stato, per fortuna, sin dai primi due anni al Tg5 che negli altri, per i programmi e per gli altri telegiornali. Diciamo che il battesimo di fuoco per me, cioè la prima esperienza davvero importante, è stato il terremoto che ha colpito l’Abruzzo nel 2009. Poi l’anno successivo è arrivato Quarto Grado, con il delitto di Avetrana, il caso Parolisi e molti altri misteri che abbiamo cercato di raccontare, spero e credo con il giusto tatto.
Ha detto Toscano intervistato da Blogo commentando anche altri programmi simili a Quarto Grado.
A molti programmi toglierei il pietismo e le facilonerie dette da pseudo esperti che non hanno mai letto una carta, un documento, ma che si permettono di sparare giudizi a volte errati magari anche andando contro il lavoro di chi, sul campo, lavora giorni per avere una notizia e passa notti insonni per studiare le carte processuali. Per questo forse la cosa che apprezzo di più in Quarto Grado è la presenza degli “esperti”, professionisti che cercando di spiegare anche i concetti più complicati in parole semplici. Non facciamo un “volo d’uccello” sulle notizie, ma le approfondiamo e proviamo a divulgarle.
E non manca un commento su quanto sia difficile conciliare vita privata e professionale.
Questo è un tasto molto dolente. È difficilissimo, perché essere fuori casa per quindici/venti giorni al mese metterebbe alla prova chiunque e l’affetto più caro. Devo dire che a volte in passato ho avuto problemi perché alcune ragazze non digerivano molto bene questo mio andirivieni. Proprio una trasferta di lavoro però mi ha fatto un bel dono, facendomi conoscere la mia attuale ragazza, quindi il destino per fortuna se vuole ti trova anche se lontano da casa. Per il resto, direi che è un lavoro che mi piace talmente tanto da poter difficilmente immaginare di rinunciarci.