Abbiamo intervistato Sabrina Scampini, validissima spalla di Salvo Sottile a Quarto Grado, il programma di Rete 4 sui gialli irrisolti in onda da venerdì 9 settembre.
Salve Sabrina. Terza stagione di Quarto Grado. Quali sono le novità rivelanti di questo nuovo ciclo di puntate?
Tendenzialmente, la struttura del programma sarà uguale all’anno scorso. Ci sarà sicuramente qualche cambiamento per migliorarci. Stiamo cercando di costruire una sorta di laboratorio per elaborare un’indagine più fitta dei vari casi di cronaca assieme al generale Garofano ed altri esperti. Sai, poi, le maggiori modifiche arrivano in corso d’opera… se qualcosa non funziona, lo si cambia. Abbiamo fatto tanta fatica a creare un programma tanto amato e spero che continui a piacere al pubblico.
Ripartite dagli ascolti stratosferici della passata edizione. Subisci l’ansia da prestazione con la speranza di bissare gli stessi risultati?
Da quando abbiamo finito la prima puntata, c’è venuta una sorta di ansia da prestazione. Naturalmente, l’aspettativa è molto alta, ma noi siamo stati sempre molto modesti. Abbiamo la fortuna di fare un programma nella maniera che più ci piace se, poi, va anche molto bene siamo contenti. Stiamo cercando, forse, di abbassare un po’ le aspettative visti gli ascolti dell’anno scorso. Speriamo, comunque, di avere lo stesso seguito e ritrovare la media di tre milioni di spettatori. Mi auguro che quelle persone siano davvero affezionate e abbiamo la voglia di tornare a vederci.
Come sarà arricchito il tuo ruolo rispetto al passato?
Come ti dicevo prima, sperimenteremo questa postazione un po’ più fissa perché, nel tempo, il mio ruolo è diventato un po’ più tecnico, che è, poi, l’aspetto che più mi piace e interessa, ovvero riportare l’attenzione sul racconto della realtà dei fatti, il lavoro degli inquirenti attraverso prove scientifiche. Mi piacerebbe, anche, provare a spiegare alla gente come operano i tecnici.
Qual è, secondo te, la formula vincente di un programma come Quarto Grado?
Aver creato un prodotto riconoscibile. Cerchiamo di restare il più fedele possibile alla realtà ed il nostro pubblico premia la nostra onestà. Generalmente, la gente si aspetta di scoprire con noi se alcune cose accadute, durante tutto l’arco della settimana, siano vere o no.
Come nasce la scaletta tipo del programma?
Ci sono delle riunioni settimanali per preparare la puntata del venerdì. Si inizia già al weekend per cercare di capire i possibili sviluppi dei casi che seguiamo. Al lunedì, ci incontriamo per fare assieme il punto della situazione delle informazioni raccolte… il martedì, facciamo una sorta di scaletta e definiamo meglio i servizi ed i compiti da affidare ai singoli inviati. La maggior fortuna di questo programma è proprio la squadra di bravi giornalisti, sapientemente monitorati dalla curatrice Siria Magri. Sono tutte persone appassionate e questo il pubblico lo avverte. Nel corso della settimana, in particolare il giovedì, si stila un copione anche se, come saprai, il programma va in diretta ed è logico che la spontaneità ha un suo peso sulla riuscita della puntata. Al venerdì, infine, c’è un’ultima riunione in cui si tirano le somme sul lavoro svolto: raccogliamo tutto il materiale recuperato dagli inviati, studiamo bene come montarlo per creare un racconto completo e dettagliato possibile.
Come è cambiato l’interesse del pubblico italiano verso i fatti di cronaca nera?
L’interesse del pubblico c’è semrpe stato per la cronaca nera, ma di certo quando il crimine è particolarmente misterioso o violento aumenta l’attenzione, perché si vuole capire come sia andati i fatti… era successo in passato con il delitto di Cogne o con quello di Novi Ligure. Nell’ultimo anno ci sono stati omicidi feroci che ancora non hanno una soluzione. Il pubblico è mosso da tanta compassione ed incredulità davanti a queste morti assurde in cui le vittime sono sempre più spesso bambine o giovani donne indifese travolte da dinamiche familiari in cui sono coinvolti mariti, zie, cugine, fatti che potrebebro capitare a chiunque di noi e questo non fa solo impressione, fa anche paura.
Venerdì, mostrerete, per la prima volta, l’altarino costruito da Michele Misseri in memoria della piccola Sarah Scazzi. Secondo te, dove finisce il diritto di cronaca e, invece, inizia il morboso desiderio del telespettatore di conoscere il colpevole a tutti i costi?
Se ti riferisci a quell’episodio specifico, siamo di fronte ad un puro fatto di cronaca. Ci troviamo davanti ad un uomo, inizialmente, colpevole che, poi, ha mandato in carcere la figlia e la moglie senza, però, essere arrivati ancora a conoscenza della verità. Nel migliore dei casi, però, pare che quest’uomo abbia seppellito un corpo. Ad un anno dalla scomparsa della ragazzina, lo zio, nel frattempo ritornato a casa, si ritrova nel garage a pregare per lei. Se è colpevole, allora, è matto da legare… se, invece, risulterà innocente vorrà dire che abbia contribuito a creare tanti iinutili castelli rendendo il quadro generale ancora più complicato.
Quanto la televisione influisce sull’andamento generale delle indagini giudiziarie?
Dipende. Nel senso che il giornalista deve essere anche cosciente di quello che sta facendo. Se c’è una notizia sulla quale si sta indagando ed il giornalista riesce a sapere tramite una sua fonte che il soggetto x è sospettato e dà questa notizia, per me, è grave perché si intralciano solamente le indagini. Però, dare tanta attenzione mediatica ai casi di cronaca (nonostante gli inquirenti continuino a fare benissimo il loro lavoro) permette alla gente di non dimenticare.
Come giudichi la scelta di Enrico Mentana di non trattare argomenti di nera nel suo tg?
Grandissima stima e ammirazione per Enrico Mentana. Penso sia un ottimo giornalista… uno dei migliori che ci sia in giro. E’ sicuramente più attento ad altro facendo anche una scelta coraggiosa in un momento in cui la cronaca predomina dappertutto. Secondo me, le notizie importanti vanno date. Il fatto che non voglia occuparsi volutamente di certi argomenti è per ribellarsi ad una tendenza generalizzata che non gli piaceva. Mentana è talmente bravo che può permettersi di fare delle cose rispetto magari ad altri.
Nella passata stagione, avete avuto un vivace scambio di battute con Chi l’ha visto sul modo di condurre un certo tipo di inchiesta giornalistica. Attacchi motivati?
Io credo che sia normale in un clima assai competitivo. E’ inutile negarlo. Chi l’ha visto è un programma storico in tv da oltre vent’anni. Ha una storia, una redazione molto affiatata, un archivio di tutto rispetto… noi, invece, abbiamo iniziato in maniera più incisiva da appena una stagione. C’è una competizione sana. Non ci sono veleni, comportamenti scorretti o attestati di disistima. Ritengo, personalmente, che siano degli ottimi professionisti e facciano bene il loro lavoro. A tutti capitano situazioni particolari, difficili e lì si prendono delle decisioni non facili, a volte azzeccate… altre no. Penso, solamente, che sia naturale, qualche volta, “stuzzicarsi”… siamo pur sempre due programmi in diretta competizione… ma rinnovo la mia stima professionale verso tutti i colleghi.
Quanto ti gratifica professionalmente una trasmissione come Quarto Grado?
Tantissimo. Io con Salvo Sottile e Siria Magri sono autore di questo programma e questo rende il mio ruolo molto più completo. Con Salvo c’è grande affiatamento e condividiamo la passione per il nostro lavoro, quindi al momento faccio quello che mi piace e mi sento fortunata di poterlo fare con una squadra di professionisti come la nostra.