Con l’inizio del campionato riparte anche l’inossidabile Domenica Sportiva condotta da Paola Ferrari, la regina del pallone targato Rai. Lo storico rotocalco calcistico tornerà a far compagnia a milioni di tifosi da domani sera, alle 22.35, su Rai 2.
Domenica riparte la Domenica sportiva, squadra che vince non si cambia?
Squadra che vince non si cambia! Non si cambia per due motivi. Il primo perché l’anno scorso abbiamo aumentato di due punti lo share dell’anno precedente, e conosciamo bene la crisi che ha investito la tv generalista lo scorso anno. Il secondo perché è una squadra con cui si lavora bene, è un bel gruppo, partendo dalle persone che non si vedono in video: il nostro curatore Maurizio Losa, la nostra coordinatrice Paola Arcaro ed il nostro regista Enrico Rimboldi. Poi ci sono i miei amati “opinionisti”: Ivan Zazzaroni, Marco Civoli, Fulvio Collovati. Ci sarà anche, se non scappa prima di domenica, Gene Gnocchi: quest’anno lo farò patire (ride, ndr)
Oltre alle conferme, quali sono le novità?
Avremo uno studio nuovo. Il nostro analista di tattiche Adriano Bacconi sarà nello studio e non più in collegamento. Un’altra bella novità è Alessandro Antinelli che curerà i collegamenti con i posticipi; Alessandro è uno dei nostri migliori inviati e sono contenta di averlo al mio fianco.
Sarà un’altra grande annata, allora.
Le grande annate sono come per i vini, sempre più rare. Bisogna lavorare molto per fare bene. Sappiamo bene che andiamo in onda per ultimi e quindi il pubblico ha già visto tutto. Però siamo riusciti a creare un talk show divertente, sempre super partes, in cui i tifosi si possono ritrovare serenamente, senza fare tifi. Grazie a Gene – ed alla mia pazienza (ride, ndr) – siamo riusciti anche a riconquistare un pubblico giovanile.
Ogni tanto vi punzecchiate con Gene. Come è, in realtà, il vostro rapporto?
Ottimo. Ormai siamo una coppia di fatto (ride, ndr).
Qual è il vero segreto della Domenica Sportiva, che resiste dal 1954?
Tantissimo lavoro e tanto impegno, non bisogna dare nulla per scontato. Un aspetto fondamentale è l’autorevolezza, insieme ad una conduzione veloce e frizzante.
Per fare la DS ci vuole una grande passione. Come nasce la tua passione per il calcio?
Ho iniziato ad andare allo stadio da piccola, insieme a mio papà, a vedere l’Inter. Mi sono appassionata sin da subito e, da giornalista, ho iniziato a seguirlo. Tutti sappiamo che il calcio non è uno sport che comprende solo schemi e tattica, ma anche economia, politica, giustizia. E’ un mondo in perenne evoluzione, è uno specchio importante della nostra società.
Hai iniziato in tv come centralinista a Portobello. Quando hai deciso, poi, di scegliere la strada del calcio?
Già da allora volevo fare la giornalista. Quello era stato un incontro straordinario con un grande uomo come Enzo Tortora, che allora era anche conduttore della Domenica Sportiva. Subito dopo ho iniziato a intraprendere la strada del giornalismo attraverso le radio e tv private, per poi sbarcare in Rai qualche anno dopo.
Hai mai giocato a calcio?
No, mai.
Ti sarebbe piaciuto?
Non sarebbe stato il mio sport. Non mi piace correre e non mi piacciono gli scontri fisici.
Quanto è difficile per una donna stare in un ambiente così maschilista?
Tanti anni fa lo era, ormai non lo è più. Adesso ci sono tante donne in questo ambiente, come Sabrina Gandolfi (da quest’anno conduttrice di Stadio Sprint, ndr) ed Ilaria D’Amico, professioniste molto preparate ed attente.
Dopo un direttore generale della Rai donna, potrebbe essere arrivato il momento per un direttore di Rai Sport donna?
Assolutamente si, è arrivato il momento.
A te piacerebbe rivestire questo ruolo?
Lo dico sempre al mio direttore: “Stai attendo, tra un po’ arrivo io” (scherza, ndr). Ammiro tanto il mio direttore; è un lavoro molto duro e stressante. Lo lascio fare a chi ha più energie di me, io ho molti altri interessi, ho due figli adolescenti, mi piace viaggiare, leggere. E’ un lavoro che mi prenderebbe troppo.
Quest’estate il calcio è stato su tutti i giornali per lo scandalo calcio-scommesse. Non temi un calo di interesse?
Potrebbe esserci un calo di interesse, ma ricordiamoci che il calcio è stato sui giornali anche per le belle imprese delle Nazionale di Prandelli che è arrivata in finale agli Europei. Più che altro si rischia lo stadio vuoto a causa di molti problemi economici. Però sappiamo che il calcio è come l’Araba Fenice, sa rinascere, risorgere e trovare linfa nuova.
Dal punto di vista del calcio giocato, che tipo di campionato ci dovremmo aspettare?
Un bel campionato. La Juve è favorita, non credo che il caso Conte distragga i calciatori. Aspetto spettacolo dalla Roma. Il Torino potrebbe essere una sorpresa. Il Napoli non ha la Champions che lo distrae, quindi può fare bene. Poi c’è il Milan, la grande incognita di questo campionato.
Chi potrebbe vincere il campionato?
Mi auguro la Roma, mi diverte il gioco di Zeman.
Molte donne dello spettacolo, come Simona Ventura ed Antonella Clerici, hanno iniziato con il calcio per poi svoltare verso l’intrattenimento. A te piacerebbe?
No, assolutamente. Amo questa professione e penso di essere abbastanza brava nel farla. Non mi è mai piaciuto fare intrattenimento e non mi piace avere autori che mi impongono qualcosa da dire. Nelle trasmissioni che conduco scrivo il copione tutto da sola, insieme al mio curatore. Non mi piace recitare una parte scritta dagli altri. Quando smetterò, e sarà presto, mi dedicherò ad altro. Smetterò presto perché non mi piacciono quelle persone che invecchiano attaccate al video, mi fanno abbastanza compassione. La tv è una parte importante della mia vita, ma non fondamentale.
A cosa vorresti dedicarti?
Ho tanti interessi che non c’entrano con il mondo della televisione e del giornalismo.
Quest’estate hai deciso di denunciare il social newtork Twitter…
Posso parlare poco di quest’argomento perché c’è un procedimento in atto che deve essere analizzato dai magistrati. Ho una grande passione per i social network e quando posso twitto e scrivo alle persone che mi seguono. Sono iscritta da tanti anni a Facebook, un po’ meno su Twitter.
Quest’estate ho lanciato un sasso nello stagno, perché gli insulti hanno cominciato a dilagare. I social network non possono essere usati per insultare le persone senza motivo e senza contraddittorio. Insultare non è sinonimo di libertà, significa essere ottusi, non avere tolleranza. Si possono fare delle critiche ma in modo educato e civile.
Proprio su Twitter girano molte ironie sui presunti “fasci di luce” che ti illuminano durante la trasmissione…
Quelle ironie mi hanno infastidito, ma non è questo il problema principale. Attraverso gli insulti e le etichette si possono far star male e ferire le persone. Si possono creare delle etichette che possono portare le persone alla rovina, come successo con Mia Martini. E’ scorretto. In questo modo i social network diventano il nascondiglio dei pavidi ed invidiosi per insultare le persone. Quindi la responsabilità va data ai social network che deve autoregolamentarsi e imporsi dei limiti.