Abbiamo intervistato Federico Guiglia, giornalista italouruguaiano conduttore di Prossima Fermata, il talk di terza serata (e in replica il sabato mattina alle ore 11) di La7 in onda dopo il telegiornale della notte dal lunedì al venerdì. Giunto alla sesta stagione, il programma ha ospitato in totale già 190 personalità di spicco del mondo dello spettacolo, della musica, della politica, delle scienze, dello sport e della cultura. Tra le interviste in onda nei prossimi giorni quelle a Evelina Christillin (Olimpiadi 2006 di Torino), Daniele Vicari (regista di Diaz – Non pulite questo sangue), Fabiola Gianotti (fisica che lavora al Cern di Ginevra), Laura Piazzolla (vedova di Astor), Noemi Batki (tuffatrice), Laura Boccanera (doppiatrice).
Partiamo dalla collocazione oraria notturna…
Un grande poeta e scrittore Borges ricordava che la notte aiuta a cancellare le cose superflue, la paragonava ai ricordi. L’orario notturno aiuta molto perché impone di concentrarmi al massimo per cercare di ottenere dal mio ospite di turno il meglio. Per questa edizione, oltretutto, ha previsto la possibilità di rivedere il sabato mattina una delle interviste fatte in settimana (tra quelle replicate l’intervista a David Larible, clown più famoso del mondo e a Diego Urbina, astronauta italo-colombiano). Il giorno, così, aiuta a valorizzare e a far conoscere ulteriormente il programma.
Secondo lei il suo programma sfrutta nella maniera migliore possibile l’interattività e il web o si potrebbe pensare ad altro?
Al momento abbiamo una buona interazione, anche sul sito lo si trova facilmente. Tutto è migliorabile; tieni conto che è un programma che dura dai 15 ai 18 minuti, quotidiano, e che pertanto ha una peculiarità e dei tempi molto incisivi e che si prestano molto allo sviluppo del web; ma il web è un fenomeno in movimento, in sviluppo ed è ovvio che in ogni edizione si fa un passo in avanti. Nella prima edizione credo non fossimo nemmeno nel sito, ora lo siamo a pieno titolo.
Come mai non hai mai, o lo hai fatto raramente, intervistato tuoi colleghi giornalisti?
E’ un scelta. Per carattere, oltre che per biografia personale, io detesto il narcisismo e l’autoreferenzialità . Non ho mai frequentato salotti di un certo genere e di certo non inizio ora a 52 anni. Ritengo che i miei colleghi non siano, se non in rarissimi casi, degli ospiti adatti al tipo di programma che cerco di fare. Questo non significa che io li escluda a priori, ma ci deve essere un evento o un qualcosa di interessante che richieda la loro presenza. Ricordo il caso di Vittorio Zucconi, che ho intervistato molto volentieri; anche in quel caso ho rispettato una delle caratteristiche della linea editoriale del programma: dare sempre del lei all’ospite. Io chiedo e do del lei a tutti gli ospiti, anche a quelli giovanissimi, perché credo che in un rapporto di grande confidenza, come deve essere l’intervista, ma anche di forte serietà , il lei sia di grandissimo aiuto, non dando alcuna misura di complicità e di amicizia come molto spesso si fa in televisione e come non sempre è gradevole per il telespettatore.
Ti è capitato di trovarti in difficoltà con qualche ospite?
Noi siamo alla sesta edizione, tutti gli ospiti importanti o sconosciuti che ho voluto avere, prima o poi, li ho avuti. E questo mi rende molto felice perché se c’è una cosa che è oggettiva e che tutti quelli che sono venuti o che ne parlano riconoscono è che Prossima Fermata gode di ottima nomea. Il che aiuta molto per avere gli ospiti. Avviene più spesso che l’ospite che non mi aspettavo mi sorprenda in senso positivo; talvolta può essere capitato nell’ambito sportivo che gli ospiti, essendo meno abituati alle interviste, abbiano avuto più difficoltà a comunicare; magari sono brevi nelle risposte, ma qui si tratta di capire l’ospite e di aiutarlo a venir fuori con le sue parole. Ma non ho avuto delusioni.
Come coesiste il tuo stile asciutto e sobrio con la comunicazione televisiva, quasi sempre aggressiva?
Io cerco di fare in televisione quello che ho sempre fatto nella stampa scritta o alla radio, tutti mezzi che ho frequentato. Cerco di essere, soprattutto nel genere dell’intervista, allo stesso tempo incisivo e comunicativo. Mai la mia domanda deve essere più lunga della risposta dell’ospite, mai devo essere io il protagonista. Così come quando faccio le interviste scritte. Questo lo considero fondamentale: se tu ascolti una persona in termini non aggressivi ma in termini chiari e incisivi riesci a ottenere dalla persona tutte le risposte che cerchi di ottenere. E soprattutto, documentarsi sulla persona che stai intervistando, dimostrando non soltanto una serietà rispetto al mestiere ma anche nei confronti della persona che ti sta di fronte. Tu la stai intervistando perché sei curioso di sapere di lei e devi voler scavare al meglio e al massimo per avere tutte le risposte che possano interessare l’unico mio padrone: il telespettatore. In questo ho recepito, credo, la lezione splendida che all’epoca diede a molti di noi Indro Montanelli, alla cui storia del Giornale rivendico di essermi formato.
Se ti definisco un Marzullo più moderno ti offendi o ti fa piacere?
Ho il massimo rispetto per tutti i miei colleghi, Marzullo compreso, che tra l’altro a suo tempo mi fece anche una bella intervista nel suo programma. Ma i paragoni, specie nel nostro mestiere così ricco e vario sono sempre fuorvianti, io non sono Gigi Marzullo, sono Federico Guiglia. E  ognuno di noi deve essere giudicato per quello che fa, per gli articoli che ha scritto, per i libri che ha pubblicato e per lo stile che è sempre molto personale anche in televisione. Oltre che per l’esperienza professionale accumulata negli anni in Italia e all’estero.
Ci sarà una settima edizione di Prossimafermata?
Sì, è gia prevista per l’autunno.
Ti sentiresti pronto a una prima serata? E in questo senso c’è qualche possibilità o progetto di ripensare Prossimafermata?
Assolutamente sì, mi sento pronto. Non so se ci sono programmi. Adesso sto conducendo e portando in porto la sesta edizione del programma. La settima, vedremo. Ma questa è una cosa che riguarda la rete. Ora non ho pensieri a riguardo. Tieni conto che la prima serata l’ho già fatta, perché tre anni fa ho condotto con Lilli Gruber Otto e mezzo.
Io credo che la mia intervista non sia solo tale, ma sia anche un racconto, un ritratto della persona. Penso che questo possa andare in onda in qualsiasi momento della giornata. E in base al momento deve essere aggiustata. Per il momento andiamo in onda di notte e questa rappresenta un segnale di continuità , non a caso siamo alla sesta edizione. Se la rete dovesse chiedermi altro ne rifletteremo con molta calma.
Il nome di un suo collega che apprezza particolarmente in televisione?
 Mi piacerebbe tornare a lavorare con una persona che non c’è più e che è davvero una persona che rimpiango da ogni punto di vista professionale; più passa il tempo e più la rimpiango; si chiama Indro Montanelli.
Bravo Federico. Bella l’intervista. Così come belle sono quelle che fa Lei a Prossima fermata. Peccato che le repliche si facciano una volta sola alla settimana.
Mi permetta una domanda Guiglia. Quale è la sua prossima fermata?. Ammesso che lei voglia fermarsi, cosa di cui dubito, visto come sta andando la trasmissione.
Meno male che qualcuno si ricorda ancora di Indro Montanelli. Giusto attribuire a questa grande persona tutto il bello che ha fatto per l’Italia e gli italiani. Speriamo che questo filo-giornalistico fra Montanelli e Guiglia non si spezzi mai!!!! Altrimenti cosa racconteremo ai nostri figli e nipoti? Non possiamo mica parlare loro solo del grande fratello. O no? Bravo a Federico per come sia riuscito a ritagliarsi uno spazio giornalistico e televisivo tutto suo
Interessante che qualcuno abbia preso il testimone di Indro Montanelli. Ne avevamo giusto bisogno. Quando poi sono giornalisti di questo tipo, non possiamo che rallegrarcene. Questo conduttore si era gia distinto a prima pagina (radio rai) proponendo di togliere la cittadinanza ai condannati per mafia. Speriamo che questo governo gli dia ascolto. Ho letto che si è pure proposto alla candidatura del consiglio di amministrazione Rai. Magari. Anche se fra le scartoffie non ce lo vedo molto.
Signor Guiglia, una domanda. Lei si considera l’erede di Indro Montanelli? Ho letto qualcosa a riguardo e mi interessava la risposta. Spero che dica di sììììììììì
Una domanda che voglio porvi. In che città è nato Federico Guiglia? A Montevideo, Buenos Aires, Caracas oppure Rio de Janeiro. Chi sa rispondere?
Bella prossima fermata, non me la perdo. Anche se la guardo sul pc. Questi si che sono giornalisti. Questo in particolare ha un’aria di freschezza e di gioia di cui se ne sentiva un gran bisogno. BRAVO
Avete visto? Papa Francesco beve il mate. Come faceva fare Federico Guiglia ai suoi ospiti a “Prossima fermata” su la 7. E se il prossimo ospite fosse proprio il Santo Padre?