In attesa del ritorno di Annozero il prossimo 13 gennaio, abbiamo incontrato una delle protagoniste della redazione Monica Giandotti, che il pubblico ha imparato a riconoscere alla conduzione della rubrica Tg Zero trasmessa all’interno del programma. Abbiamo scoperto una giornalista simpatica e genuina: leggete cosa ci ha detto!
Come nasce giornalisticamente parlando Monica Giandotti?
Ho iniziato a 19 anni nelle tv locali, facevo la cronaca delle gare di atletica, ogni domenica prendevo la macchina e andavo in giro per il Lazio a seguire questi eventi sportivi, poi dopo circa un anno sono entrata nella redazione di Canale 10 (nota emittente di Roma ndr), successivamente mi chiamò Andrea Michelozzi l’allora direttore news di Home Shopping Europe che aveva visto una mia trasmissione Qui Municipio sempre su Canale 10 e mi propose di lavorare con lui, fui messa alla conduzione del Tg…
E a Annozero come sei arrivata?
Annozero viene dopo la mia esperienza a Rai Utile durata circa un anno. Mentre ero in Rai venni a sapere che Michele Santoro stava per ripartire con una nuova trasmissione (era il 2006), chiamai la redazione e chiesi un colloquio, ne feci diversi in realtà ma senza molte speranze perché il gruppo di lavoro per il programma era già costituito. Dopo l’estate quando di fatto ero disoccupata venni chiamata perché la redazione di Annozero aveva bisogno di rinforzi, fu premiata, mi dissero, la mia determinazione in quanto dopo tre incontri con poche possibilità di essere scelta non mi ero data per vinta.
Cosa significa lavorare per una trasmissione così poco apprezzata da chi ci governa? Hai avuto qualche conseguenza indesiderata?
Assolutamente no, considera che la professione del giornalista non dovrebbe tenere conto ne degli indici di gradimento televisivi ne tantomeno del grado di apprezzamento dei politici, fa parte del sale della democrazia. Al momento non ho avuto nessun effetto collaterale, definiamolo cosi, spero di non di non dovermi mai confrontare con una simile realtà spiacevole.
Tu conduci spesso il Tg Zero, com’è nata l’idea?
Il Tg Zero esisteva già da prima che io ne venissi a conoscenza, è un modo per dare quei dati in più che spesso mancano nel quadro generale dell’informazione, è un’idea nuova di proporre le notizie, sono molto contenta di condurlo.
Ci racconti la genesi di un’inchiesta di Annozero?
Tutto nasce dal caos! (ride). Devo premettere che sono molto orgogliosa delle inchieste di Annozero, alcune sono state anche premiate come quella realizzata da me e Roberto Pozzan con Carlo Bonini di Repubblica che ha ricevuto nell’aprile scorso a Viareggio il Premio Cronista 2010-Piero Passetti. Le nostre inchieste nascono da uno studio approfondito di tutto quello che è stato fatto fino a quel momento e sulla base di queste informazioni si cerca di dire qualcosa in più.
Secondo te qual è la situazione del giornalismo italiano ad oggi?
Vorrei evitare d’essere scontata e ripetitiva. Considera che mi ritengo una giornalista molto fortunata perché lavoro in un posto dove non subisco nessun tipo di censura, è chiaro che nel nostro Paese esiste un particolare grado di compiacenza nei confronti del potere, ma perché coloro che governano sono abituati male e non gradiscono che i giornalisti facciano un lavoro che non sempre può essere allineato sulle posizioni del governo. Certo è che se i politici non sono abituati a farsi criticare, la colpa è anche un po’ nostra.
Cosa ti piacerebbe fare, che ancora non ti è riuscito, nel tuo lavoro?
Mi piacerebbe continuare a fare inchieste e occuparmi in particolare di temi giovanili, per poi arrivare a condurre un programma d’informazione, al momento amo molto consumare le suole delle mie scarpe perché la ritengo la vera essenza del giornalismo.
Monica tu hai conseguito un master in Diritto europeo e secondo una tua biografia stai portando a termine un dottorato di ricerca presso l’Università di Teramo, “nella convinzione, cieca, che la ricerca scientifica e il giornalismo siano le due direttrici che, data la sezione conica a rappresentare la sua vita, le consentono, alternativamente, di mantenere l’eccentricità costante“. Mi spieghi che vuol dire?
(Ride) Questa citazione fa parte di una biografia che ho scritto di mio pugno nel 2009 per il Festival Internazionale del Giornalismo, allora seguivo un dottorato che al momento ho dovuto sospendere per motivi di lavoro. Fui invitata a scrivere due righe su di me, allora decisi di inserire una frase curiosa mutuata dai termini geometrici assolutamente incomprensibile, perché non volevo riportare delle banalità quindi ho voluto fare un piccolo scherzo. La frase è una riflessione su i due aspetti della mia vita, il giornalismo e la ricerca, tanto dissimili ma che di fatto mi consentono di tenere salda la direzione della mia vita.
Grazie Monica e buon lavoro!