Cinetivu ha contattato Alessandro Cattelan per parlare con lui delle sue esperienze televisive, dei suoi progetti futuri, della musica in televisione e di molto altro ancora.
Per il secondo anno consecutivo fai parte del cast Quelli che il calcio. Come sei arrivato lì?
Per volontà e scelta di Simona Ventura. Mi ha chiamato, ci siamo incontrati e mi ha chiesto se potevo essere utile in qualche modo, ovviamente mi avrebbe fatto molto piacere, e quindi mi ha tirato in mezzo e sono contontento essere stato chiamato il primo anno perché è stata un’esperienza nuova e poi sono contento di esser stato riconfermato l’anno dopo, soprattutto. Il bello di Simona è che le piace scommettere sui giovani, è una delle poche che lo fa in italia. Tutti parlano di giovani, ma in realtà sono sempre riciclati da qualche altro programma e in realtà lei è una delle poche che investe sui giovani.
Ti piace il tuo ruolo oppure vorresti fare qualcosa in più?
Come ruolo all’interno di quel programma mi piace. E’ ovvio che io mi sento, come indole e ispirazione, presentatore e quindi quello che vorrei fare un giorno è presentare. Però all’interno di Quelli che il mio ruolo mi va alla grandissima: mi piace, lavoro con autori che stimo e che mi stimano, abbiamo lo stesso tipo di senso dell’umorismo. Abbiamo molte cose in comune quindi mi trovo molto bene.
Invece com’è lavorare con Simona?
È molto simile a come la si vede in tv. Lei ha un finto disordine, ma in realtà ha sempre molto chiaro quello che succede, quello che sta accadendo, però sembra sempre che improvvisi e questo la rende più simpatica alla gente e più umana. E’ molto pignola su quello che fa, segue prove, dà giudizi, consigli. Insomma, non è una che arriva lì a lavoro finito, fa il suo e va a casa. È molto presente in tutto quello che fa.
Carlo Pastore, in un’intervista, qualche tempo fa disse: “In Rai sembrano tutti vecchi a qualsiasi età”. Ti senti vecchio?
No, io no. Probabilmente è Carlo che si crede più vecchio di quello che è in realtà. Io l’ho conosciuto quando è arrivato ad MTV ed è un bravo ragazzo, però è un problema non solo suo ma di tutta quella generazione in cui si pensa di avere un po’ la verità in mano e di avere le capacità di insegnarla agli altri. In realtà questo è un lavoro che puoi fare in due modi: quello di fare tutto velocemente (a volte anche io avrei voglia di spaccare il mondo in 5 minuti però poi non ho mai fatto il passo più lungo della gamba) o quello di fare tutti i passaggi con tranquillità. La seconda strada, secondo me, porta anche buoni risultati. Sembran tutti vecchi? Mah. Il problema è che ci sono dei giovani che parlano un po’ a vanvera.
Hai debuttato in tv molto giovane, ricordi i tuoi esordi?
Ormai sono quasi 10 anni fa. Mi ricordo che era il 1 maggio, ero appena arrivato a Milano, era una bella giornata in cui non c’era nessuno in giro, era tutto nuovo. Ero un ragazzino giovane e di provincia, sono arrivato a Milano e mi sembrava New York. Per cui i primi anni sono stati molto divertenti, adesso ci siamo assestati.
Poi nel 2005 sei diventato il conduttore di TRL: come ricordi quella esperienza?
Mentre la facevo provavo un po’ di fatica. Soprattutto dopo un po’ di tempo che la facevo: era una cosa che sentivo un po’ stretta perché era un programma dedicato a un pubblico nel quale non mi riconoscevo, dove si parlava sempre più spesso di musica nella quale non mi riconoscevo. Trl era molto meglio agli inizi: ai tempi di Marco (Maccarini, ndr) e Giorgia (Surina, ndr) era fantastico. Adesso, invece, penso che gli anni di Trl siano stati gli anni più belli fin della mia vita, fino ad ora. E’ stata un’esperienza divertente che mi ha dato l’occasione di conoscere un sacco di persone, fare un sacco di viaggi, imparare cose nuove. Ero nel periodo in cui pensavo di aver capito tutto dalla vita e in realtà non capivo niente.
Invece quali sono i segreti per diventare un buon veejay?
Non lo so. Credo che tutti noi di MTV ti risponderemmo alla stessa maniera: forse nessuno di noi si sente un veejay nell’accezzione anni ’90 del termine, perché ognuno di noi aveva un suo stile, una sua storia; non eravamo solo dei semplici presentatori di video. La cosa che mi spiace è che non abbia poi tanto scontro sulla tv generalista, perchè Mtv è stata ed è una fucina di talenti, mentre le tv generaliste danno più spazio a chi, alla fine, spunta da un reality. Ad Mtv è passata gente tipo Marco Maccarini che secondo me è bravissimo, il Nongio (Francesco Mandelli, ndr) che ha un talento strepitoso, la stessa Viki (Victoria Cabello, ndr), Giorgia (Surina, ndr), Federico Russo, Carolina di Domenico… tutta gente proprio brava che meriterebbe di lavorare più di quello che sta lavorando. E’ un peccato che i dirigenti delle tv generaliste non diano più spazio a questi ragazzi che sono tutti bravi, o comunque sono più bravi di quelli che vedo in tv. Ma siamo giovani e abbiamo tempo.
E invece qual è la tua idea sui talent show?
Non li ho mai seguiti quindi non saprei nemmeno dirti. Mi sembra che X Factor sia il programma migliore rispetto a tutti gli altri. Mi sembra che sia più concentrato sul talento reale, anche se quest’anno sento dire che si stanno buttando sui casi umani. Però quello che raccoglievo dalla gente mi dava l’idea di un programma che tenesse il talento come caratteristiche importante per chi partecipa, mentre tanti altri come Amici mi danno l’idea di puntare più alle storie dietro una persona piuttosto a quello che possa realmente fare.
Le classifiche sono piene di personaggi usciti dai talent show, secondo te fanno bene alla musica?
La musica è abbastanza democratica. Io per gusti personali non trovo interessante quasi niente di ciò che va in onda, però se la gente lo compra vuol dire che è contenta così: è contenta in macchina di ascoltarsi Marco Carta, è contenta di ascoltare Valerio Scanu mentre sta studiando. Se sono contenti loro, sono contenti tutti. Possiamo girarci intorno, però tutti sappiamo qual è la musica che vale. Non sono contrario a questo tipo di musica, non la ascolterei mai io, ma la musica serve a star bene e non serve a sentirsi più figo degli altri.