Questa settimana Cinetivù ha incontrato Domenico Fortunato, attore a tutto tondo che il pubblico televisivo ha avuto modo di seguire di recente su Raiuno nella fiction Il bene e il male nel ruolo di Sandro. Alle spalle una lunga carriera iniziata oltre oceano e tanto amore per il proprio mestiere, vi proponiamo una chiacchierata dove abbiamo provato a “carpire” i segreti della buona recitazione, da un grande professionista come lui.
Domenico Fortunato attore poliedrico che ama spaziare tra cinema, teatro e fiction televisive: quale di questi tre grandi generi artistici apprezzi di più e perché?
Li amo tutti e tre ed essendo un passionale mi butto in ogni nuova avventura televisiva, cinematografica o teatrale, come in questo ultimo periodo con passione totale. Se non lo vivi con passione questo lavoro non puoi farlo oggi… Il teatro è sicuramente molto faticoso, ma l’impegno sui set cinematografici e televisivi non è da meno, se viene affrontato con serietà e professionalità.
Curiosando tra le note biografiche abbiamo scoperto che ti sei formato al celebre Actor’s studio di New York, puoi parlarci di questa tua esperienza oltre oceano?
Ho studiato con Susan Batson dell’Actor’ Studio di N.Y., che è stata fondamentale per me perché mi ha insegnato a creare un personaggio ed a creare le condizioni adatte per viverlo. Un altro insegnante importantissimo per me è stato una grande attore italiano, Antonio Pierfederici, il quale mi ha insegnato ad affrontare il palcoscenico ed a viverlo in ogni situazione anche imprevista… Dopo il 2001 ho incontrato Bernard Hiller, un altro coach con un altro approccio ancora diverso al lavoro dell’attore che mi ha fatto riflettere in un modo diverso sul modo di vivere un personaggio in scena. E sono grato ad altri grandi attori che ho avuto la fortuna di incontrare ngli anni di lavoro che ormai sono più di 20. Fra questi Vincent Gardenia, Jim Belushi, Vittorio Gassman, Giancarlo Giannini, Carmen Maura, Philippe Noiret, Eros Pagni: da ognuno di essi, osservandoli con grande attenzione ho imparato qualcosa, ma anche da un bambino, di cui non ricordo il nome, bravissimo nel suo personaggio sul set di una fiction. Ho imparato il lavoro dell’attore studiando il lavoro di preparazione di James Mason e Paul Newman per il film Il Verdetto. E’ stato un lavoro accuratissimo e lungo, il risultato quello di un film entrato nella storia del cinema.
Quali sono le differenze tra lo showbiz Usa e il nostro?
Negli Usa non si scherza: se sbagli un personaggio, uno spettacolo, o un film, ti mandano a casa, perché c’è un produttore che mette nel mercato il suo danaro, rischiando di perderlo se quel prodotto non ha successo. Qui in Italia continuano a lavorare anche persone che non sono mai state premiate dal pubblico con ascolti dignitosi…
In Italia sei celebre tra l’altro per i ruoli ricoperti in numerose fiction tra cui Gente di Mare, Questa è la mia terra e il recente Il Bene e il Male, con Marco Falaguasta e Gianmarco Tognazzi, come mai secondo te la fiction viene così apprezzata dal nostro pubblico e quale sarà la tendenza per i prossimi anni?
Credo che alcune fiction italiane siano apprezzate dal pubblico perché riescono a raccontare vicende vere del nostro paese in modo autentico, vicende che sono nel nostro immaginario collettivo, nel nostro DNA. Non a caso quelle fiction vengono apprezzate anche all’estero. Più si entra nel nostro specifico più si diventa universali. Questo lo insegnava anche Lee Strasberg all’Actor’s Studio. Se sapessi e prevedessi le tendenze della fiction per i prossimi anni farei il manager per la tv o il produttore… Mi accontento d’essere un attore…
Nella tua lunga carriera hai lavorato con registi del calibro di Francesco Rosi, Mario Monicelli , Bruno Corbucci e la lista sarebbe ancora lunga, hai qualche ricordo o aneddoto da raccontarci?
Rosi è stato il primo regista che vidi quando ero un bambino sul set di Cristo si è fermato ad Eboli che venne girato a Matera la mia città e poi qualche anno dopo sul set di I tre Fratelli sempre a Matera. Quando feci il provino con Rosi per Dimenticare Palermo non gli dissi che ero di Matera e che ero quel bambino che andava ad osservare il set dietro di lui dopo la scuola… Prima vinsi il provino, poi glielo dissi e lui mi rispose: “Sei di Matera… questo fatto m’intenerisce. Apprezzo che tu me lo abbia detto dopo aver vinto la parte…” Quando girammo Rosi era sempre serissimo e temperamentoso, ma quando si avvicinava a me era dolce e paterno…
Per quali ruoli ti senti più portato, considerato che ti abbiamo visto nelle vesti di “buono” ma anche “cattivo?”
Bisogna essere in grado di cambiarsi d’abito ogni volta e capaci d’essere buono e cattivo, comico e drammatico. Un attore deve vestire tutti i panni.
Entriamo nella specifica arte dell’attore: come si prepara Domenico Fortunato a interpretare un nuovo ruolo, hai una tua particolare tecnica?
Parto sempre da una base di studio che è basata su una attenta lettura dei copioni che si può ripetere più volte…Poi m’ispiro a persone che ho incontrato nella realtà ed altre volte lavoro d’immaginazione. Non c’è una regola predefinita. Come insegnava Strasberg, cerco di riempire di vita la parte bianca delle pagine di un copione… Lavoro, lavoro, lavoro e creo la vita del mio personaggio in ogni momento della giornata, mentre guido, mentre cammino, mentre faccio la spesa e poi all’improvviso scocca la scintilla, l’intuizione. A quel punto non faccio altro che ripetere fino allo sfinimento le battute per farle diventare una parte di me, per farle fluire come se fossero parole vere. Mi auguro di riuscirci in modo dignitoso.
Al giorno d’oggi in cui tutti voglio fare spettacolo, l’attore compreso, quale suggerimenti puoi dare agli aspiranti che leggono questa intervista?
Nessun consiglio. Credo ci sia bisogno solo di una buona salute, di passione e di capacità di sacrificio. Poi ognuno percorre la propria strada.
Qual è la giornata tipo di un attore impegnato sul set?
Sveglia alle 05:30 del mattino, sul set alle 07:30 pronti per girare alle 08:00 e mantenimento della concentrazione con ripetizione continua delle scene anche durante le pause fino alle 17:00. Poi a casa a riposare e a studiare le scene per il giorno successivo… Tutto questo però con leggerezza, ironia e professionalità… Questo è il lavoro più bello del mondo!
Che differenza c’è, ammesso che esista, tra interpretare una fiction e un film per il grande schermo?
Per me non c’è alcuna differenza: preparo tutto come se stessi girando Il Padrino… Anche se i tempi di un film sono più lenti di quelli veloci ed industriali di una fiction . Per reggere quei ritmi scanditi dalla rapidità nervosa dei raparti di produzione basta prepararsi bene per tempo…
Con quali colleghi di lavoro ti sei trovato particolarmente affiatato?
Con tanti, basta che siano veri professionisti capaci dell’ascolto dell’altro (è questo il segreto di una buona recitazione), della capacità di divertirsi lavorando e di rispetto… In particolare desidero ricordare Carmen Maura sul set di Assassini dei giorni di festa ed Antonio Milo e Frank Crudele sul set di Gente di Mare.
Domanda d’obbligo per concludere: progetti per il futuro?
Ora mi dedico allo spettacolo che debutterà al teatro dell’Orologio a Roma il 19 marzo e che verrà replicato fino al 10 aprile, intitolato L’Ultima notte di Pace scritto e diretto da Francesca Zanni ed interpretato da un gruppo di miei colleghi bravissimi. E’ uno spettacolo scritto in modo eccellente contro tutte le guerre… Mi appassiona molto… E’ a questo che guardo ora… Per il futuro auspico di poter continuare a lavorare serenamente e di trovare sceneggiature e copioni sempre interessanti come L’Ultima notte di Pace.