Attraverso un comunicato stampa, Sky ha annunciato l’intenzione di non partecipare più alla gara per l’assegnazione gratuita di frequenze digitali televisive, accusando il ”beauty contest” di ”regole discutibili” che favoriscono ”gli operatori gia’ attivi sul mercato” (Fonte Asca):
Il ritiro è legato a tempi poco chiari e regole discutibili, incompatibili con un mercato televisivo e uno scenario competitivo che e’ invece in rapida e costante evoluzione.
Si prosegue:
Questo Beauty Contest, nelle modalita’ impostate dal precedente Governo non solo non interpreta piu’ le reali esigenze di sviluppo e di apertura alla concorrenza di questo mercato, ma rischia concretamente di essere un elemento negativo per lo stesso. Per questo Sky ha deciso di ritirarsi con l’auspicio che questa sofferta decisione possa favorire una nuova stagione di riflessione tra tutti gli operatori e il nuovo Governo, per un profondo ripensamento delle regole con cui ridefinire in senso competitivo il sistema televisivo italiano.
L’amministratore delegato di Sky Italia, Andrea Zappia ha precisato:
La decisione non modifica, ma anzi conferma e rafforza, l’intenzione a continuare a investire nel nostro Paese e a fornire il nostro contributo alla sua crescita economica.
Il capogruppo Udc in Commissione di Vigilanza Rai, Roberto Rao, ha dichiarato:
La procedura del beauty contest, non ci ha mai convinto e oggi scricchiola rumorosamente. E’ grave che si tiri fuori dalla gara per l’assegnazione delle frequenze il principale concorrente di Rai e Mediaset. Quello di oggi non e’ certamente un messaggio positivo per la trasparenza e la concorrenza nel settore televisivo. Continuiamo a sostenere che sarebbe stato molto meglio indire una regolare asta, che avrebbe peraltro portato nuove risorse nelle casse dello Stato, cosi’ come e’ avvenuto per quella relativa alle frequenze delle Tlc.
Il capogruppo di Futuro e Liberta’ alla Camera, Benedetto Della Vedova ha chiosato:
Con la decisione di Sky Italia di ritirarsi dal beauty contest per l’affidamento delle frequenze del digitale terrestre, probabilmente condizionata dal contesto regolatorio che riservava a Mediaset e Rai le frequenze piu’ appetibili, l’Italia perde un importante investitore internazionale in un settore strategico. Al di la’ delle ragioni di merito, da lasciare agli azionisti e agli amministratori – aggiunge Della Vedova – si chiude una vicenda viziata fin da principio dall’intromissione della politica. Anche nel settore televisivo, e’ ora auspicabile che la presenza del nuovo governo e il nuovo spirito di collaborazione tra i partiti consentano l’apertura di una fase diversa, in cui la politica si astenga dal favorire o dall’ostacolare questa o quell’azienda, sia essa Mediaset, Sky o Rai. Abbiamo piuttosto bisogno di una politica che si dedichi a fornire agli operatori economici un quadro normativo chiaro e stabile, non viziato da asimmetrie di natura politica, per la ripresa degli investimenti privati nelle tecnologie dell’informazione, dalla tv alla banda larga.