Home » Michele Santoro: “Siamo un paese semilibero. Ma in autunno sarò in onda”

Michele Santoro: “Siamo un paese semilibero. Ma in autunno sarò in onda”

Michele Santoro ha rilasciato un’intervista a Silvia Truzzi e Marco Travaglio de Il fatto quotidiano per raccontare come si è arrivati allo rottura della trattativa con La7 annunciata ieri. E per rassicurare sul fatto che, non si sa ancora dove e con quale modalità, ma la sua squadra in autunno tornerà.

Il conduttore di Annozero ha ripercorso gli step che hanno caratterizzato il tentato accordo con la televisione di Telecom. Dopo la transazione che ha portato all’allontanamento dalla Rai, ecco quello che – stando al racconto di Santoro – sarebbe accaduto:

Mi ha contattato l’amministratore Giovanni Stella. Ho subito messo le carte in tavola: “Siete davvero convinti di potervi permettere un programma come Annozero?”. Risposta: “Sì”. “Be – ne, lo sa come si fa Annozero? Rispettando l’autonomia dei giornalisti”. So bene che Mentana, Lerner, Gruber, Telese, Costamagna, D’Amico sono liberi. Ma, quando uno va a contrattualizzare la sua posizione con un nuovo editore, mette nero su bianco le garanzie d’indipendenza.

Il giornalista smentisce di aver avuto problemi sull’accordo economico. Anzi,

ho accettato la ‘formula La7’: contratto- base basso, meno della metà dello stipendio Rai (630 mila euro lordi dal 1999, ndr), con incentivi legati agli ascolti. Per andare in pari, avrei dovuto ottenere risultati straordinari. Ma non era questo il problema: ho subito accettato le loro condizioni.

Così tra le due parti, La7 e Michele Santoro, si è giunti ad un contratto, o con maggiore precisione, ad

una proposta subordinata all’accettazione di un contratto standard come quelli che ormai si fanno firmare a chiunque fa tv in Italia. Autonomia zero: l’editore si riserva di leggere preventivamente scalette, argomenti, ospiti e di porre il veto. Per questo Celentano da anni non mette più piede in tv. Gli editori pretendono totale soggezione, per poter fare di te ciò che vogliono, in barba all’autonomia dei giornalisti. È un recinto, figlio della mancanza di concorrenza.

Tuttavia, tale difficoltà – racconta Santoro – era stata superata “anche perché Stella dava ancora l’impressione di volerlo fare davvero, il programma“. Così si giunge all’annuncio “di Mentana in diretta, che l’accordo con noi era cosa fatta. E in effetti, a parte qualche dettaglio…”.

Poi, però la svolta in negativo:

Poi hanno cominciato a cercare pretesti. Si sono attaccati a una mia dichiarazione. Cioè che, per il suo potenziale umano e professionale e per le attese che suscita, La7 potrebbe svolgere meglio il ruolo di terzo polo competitivo se riducesse la dipendenza da Telecom. Un’ovvietà: una concessionaria dello Stato, in un paese in cui il premier possiede tv, è inevitabilmente esposta a ritorsioni governative. Non mi sembra un’offesa sanguinosa al presidente Telecom, Franco Bernabè. E l’aveva detto proprio Stella, al Fatto , che entro fine anno Telecom avrebbe ceduto il 40% di La7.

A quel punto l’anchorman campano si trova di fronte ai “vincoli” e alle “diffidenze iniziali“. E l’ombra della Rai torna:

Stella domanda: “Chi si accolla le spese legali?”. Io mi dico: ecco, gli stessi problemi che la Rai sta creando alla Gabanelli. È un altro pretesto per nascondere qualcosa che mi sfugge. E rimuovo anche quello: ok, ci accolliamo anche i rischi legali. Ma allora –  rilancio – se siamo responsabili di tutto, il programma lo autoproduciamo. Più responsabilità, più libertà e nessun veto. Inventano un altro pretesto: la responsabilità penale. Obietto che le denunce penali non le fanno quasi più, in ogni caso non all’editore.

Enrico Mentana, così, sarebbe intervenuto in soccorso, offrendosi come direttore responsabile del programma di Santoro e accogliendolo sotto la testata del tg.

Ma da questo momento è lo stesso Santoro ad iniziare a dubitare:

Domando a Stella: “Ma voi lo volete fare questo programma o no? Perchè su tutto il resto, la quadra si trova” […].  Stella continuava a dire che voleva Annozero su La7, ma non mi convinceva più. Forse Stella voleva sposarti, ma Bernabè non poteva dare l’assenso. Si è molto discettato sulla loro divaricazione. Qualcuno ha ipotizzato questo dualismo, ma io ho esplicitamente chiesto a Stella di avere l’ok di Bernabè prima di iniziare qualunque trattativa. E l’ok c’era. Ora non c’è più?

Dunque, cosa è successo? Per Santoro c’è stato un “intervento esterno per bloccare un acquisto importante per realizzare un terzo polo televisivo che poteva diventare dirompente per il duopolio Rai-Mediaset“.

A questo punto dell’intervista arriva l’affondo. Santoro parla espressamente di conflitto d’interessi politico e industriale insieme:

Un’azienda, Mediaset, occupa il governo, il Parlamento, le Autorità, la Rai e piega tutto al proprio tornaconto. Con i numeri che facciamo, dovremmo avere una fila di editori: invece c’è la fuga. La miglior prova della debolezza organica delle classi dirigenti e del capitalismo, incapace di tradurre in progetti e prodotti le idee migliori e di portarle al pubblico. Non è un regime, ma un paese semilibero sì.

Il conduttore, con un passato in Mediaset, analizza quindi la situazione che si profila nel servizio pubblico, definendo “dimezzata” la Rai, senza programmi come Vieni via con me, Report e Annozero.

Qual è sarà il futuro di Santoro allora? Il conduttore ricorda che il suo destino è ancora potenzialmente nelle mani della Rai, essendone ancora un dipendente fino al 31 luglio:

Se il Cda rivuole Annozero lo dica, io straccio la transazione e resto qui. Oppure torno da esterno, purchè smettano di vedermi come un’imposizione da malsopportare e mi vogliano con la necessaria autonomia. Il servizio pubblico resta sempre la mia prima scelta.

Ma se così non fosse? Ecco la risposta di Santoro, il quale cita pure il neo sindaco di Napoli Luigi De Magistris:

Se non mi vogliono alla Rai né a La7, devo provare a farne a meno. Siamo usciti dalla serata “Tutti in piedi” a Bologna, come l’anno scorso da “Raiper unanotte”, con una grande carica: c’è un enorme pubblico, soprattutto giovane, che ci chiede di rompere gli schemi, anche quelli in cui abbiamo lavorato finora, per parlare liberamente e uscire da un campo da gioco sempre più ristretto e asfittico. Una rottura come quella del Fatto nell’editoria. C’è un grande pubblico disposto a finanziarci con contributi individuali, a cercarci in rete, sul digitale, sul satellite. La ragazza precaria, sul palco di Bologna davanti a 30 mila persone, spaccava lo schermo. L’ho rivista in tv, seduta in un talk: non era la stessa cosa. Ecco, io ora cerco questo: una tv che rimetta al centro la realtà. “Scassando tutto”, come dice De Magistris: spazzando via l’equilibrio perverso che tiene insieme cattiva politica, cattiva economia e cattiva tv.

Santoro non ha dubbi: in autunno lui e la sua squadra si occuperanno di un nuovo programma:

Sto lavorando perché un programma come Annozero vada in onda dall’autunno ogni settimana, come sempre: alla Rai, a La7 o su una multipiattaforma fra satellite, streaming in rete e network di tv locali sul digitale. Può funzionare anche in versione “feriale ” o solo in quella “festiva” dei grandi eventi? È una sfida entusiasmante. Ma possiamo vincerla solo se si mettono in gioco centinaia di migliaia di persone. Le interpelleremo presto perchè ci diano la forza necessaria. Riuscire in questa impresa sarebbe il coronamento della mia carriera.

Lascia un commento