Pippo Baudo torna in Rai. Su Raitre il 3 settembre prossimo parte Il viaggio, un nuovo programma nel quale lo storico conduttore viaggia per l’Italia in camper. Baudo, pur entusiasta della nuova avventura, non nasconde però i timori e le preoccupazioni per i tanti mesi di silenzio: (fonte: La Repubblica)
Non avevano previsto niente per me; c’era stato un silenzio imbarazzante da parte della Rai. Un silenzio che mi aveva fatto quasi capire che la mia lunga parentesi si fosse chiusa.
In quei momenti il pensiero di Baudo è andato a Mike Bongiorno:
Si ricorda quando Mike, ospite di Fabio Fazio, si rivolse a Mediaset e al Cavaliere? “Chiamatemi, chiamatemi”, un appello straziante fatto da un uomo importante come lui, che aveva costruito il successo della tv commerciale. Ho pensato che mi sarebbe dispiaciuto fare la stessa cosa.
Baudo più che gratitudine si sarebbe aspettato il “riconoscimento del lavoro fatto in tanti anni” dalla Rai:
Un dirigente deve valutare la qualità indipendentemente dalla simpatia. Ti possono dire: “Non ti sopporto dal punto di vista caratteriale, ma sei bravo e fai il tuo lavoro”. Invece non è così.
L’analisi del piccolo schermo prosegue; il problema della tv odierna è la mancanza di idee. E sulla Rai:
La Rai deve essere servizio pubblico come linguaggio ed estetica dopo anni in cui non si capiva, accendendo la tv, se vedevi Raiuno o Canale 5.
Dopo aver benedetto il ritorno di Fazio al Festival di Sanremo (“ha uno stile e un’impostazione originale“), Baudo ha spiegato il suo nuovo accordo con la Rai per Il viaggio:
Se non raggiungo la media di rete si scinde l’accordo. La definirei incoscienza coraggiosa. Viste le condizioni dell’azienda è giusto che ognuno assicuri un risultato minimo. Faccio le prime quattro puntate, altre cinque a primavera 2013 quindi analizzeremo i dati. Se la media di rete non sarà stata all’altezza la Rai potrà dire: abbiamo sbagliato, arriverderci. Invito i colleghi a fare altrettanto.
Ecco come racconterà l’Italia il nuovo Pippo Baudo:
Nei suoi aspetti divertenti ma anche colti, dalla storia al costume. L’unica cosa che manca sono le ricette. Basta, la tv è diventata una cucina. La gente non ha da mangiare, in compenso cuciniamo.
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