Nei giorni scorsi, Giancarlo Leone, direttore Intrattenimento Rai ha postato un tweet molto interessante:
La lunghezza dei programmi televisivi è inversamente proporzionale alla loro qualità. La dittatura delle star e dell’audience finirà.
Al Giornale, il responsabile ha spiegato la formula vincente per show qualitativamente alti che non sfociano nella seconda (e addirittura terza) serata:
Quella di tener conto per valutare il successo o meno di uno show soltanto dal numero medio di spettatori. Che, attenzione, non significa chiedere all’Auditel di abolire lo share (tra l’altro nato per motivi pubblicitari). Ma semplicemente cambiare le modalità di comunicazione esterne all’azienda, in particolare ai media che alimentano la competizione, dando priorità a quel dato […] Sfatiamo il concetto secondo cui conquistare più share significa avere più ascolti e dunque più successo in termini di immagine. Sbagliato: più si allunga un programma, più si abbassa la media dei telespettatori, perché la gente a sera tardi va a letto.
Un cambiamento che avverrà in breve tempo. I nuovi programmi di Magalli, Incontrada e Clerici beneficeranno di questa nuova ricetta:
Saranno show di 120 minuti. Puntiamo anche a slot di 70 minuti.
C’è da crederci?
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