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Enzo Mirigliani è morto

 E’ morto, all’età di 94 anni, Enzo Mirigliani, storico patron di Miss Italia. L’organizzatore del concorso di bellezza è deceduto all’Ospedale Gemelli di Roma dove era ricoverato da alcuni giorni. Al momento della sua scomparsa, erano presenti la moglie Rosy, le figlie Rosaria e Patrizia e il nipote Nicola. Si legge sul sito ufficiale della kermesse Rai:

Enzo Mirigliani, terzo di sei fratelli, è nato a Santa Caterina sullo Jonio (Catanzaro) il 22 aprile 1917 e, poco più che diciassettenne, si è arruolato volontario nell’Esercito dove è rimasto fino al 1952. Ha combattuto anche in Africa dove, a El Alamein, ha partecipato alle vicende che videro protagonista il generale Rommel.

Sposato dal 1957 con Rosy Ragno, conosciuta a Trento, dove si trovava la sua caserma, ha due figlie, Rosaria e Patrizia. Quest’ultima l’ha affiancato per molto tempo nella sua attività prima di diventare lei stessa la patron di Miss Italia dall’inizio degli anni 2000. Di lei ha detto: «è stata una vera rivelazione. Ha rinnovato il Concorso e sa come preparare le Miss, non solo per l’eventuale debutto televisivo».

Enzo Mirigliani si è occupato di concorsi di bellezza dal 1953 dopo essersi dedicato, a Trento, con la moglie, ad una casa di moda. Nel 1957 gli viene affidata l’organizzazione di Miss Italia nel Trentino Alto Adige e due anni dopo diventa patron del concorso, ereditandolo da Dino Villani. La prima reginetta di Mirigliani, eletta a Ischia, è stata Marisa Jossa, napoletana, mamma di Roberta Capua, Miss Italia 27 anni dopo, nel 1986.

Di Miss ne ha elette 50, tanti sono gli anni che l’hanno visto alla guida della manifestazione. Di candidate – si calcola – ne ha selezionate almeno un milione, tutte ragazze della porta accanto, secondo un suo slogan, cioè normali, comuni, come le commesse, le impiegate, le dattilografe, le studentesse che incontri sul pianerottolo di casa. Mirigliani le ha portate tutte in passerella, “principesse di un giorno”.

Nel 1990 ha abolito le canoniche misure delle miss (90-60-90) e, quattro anni dopo, ha aperto il concorso alle donne sposate e alle mamme, oltre che a quelle straniere con cittadinanza italiana. Scalpore ha fatto nel 1996 l’elezione di Denny Mendez, unica miss di colore. In ricordo del padre, emigrato negli Usa, ha ideato nel 1991 Miss Italia nel Mondo per le ragazze di origini italiane residenti all’estero. Le finali dei due concorsi vengono trasmesse in tv in tutti i continenti.

Ha dato vita ad altre iniziative di successo, come “Un volto per il cinema, “Il meeting del cinema mediterraneo”, il premio letterario “Donna”, “Il televolto dell’anno”, “Il Festival del Piano Bar”, ma la sua più bella invenzione, è stata “La Sartina d’Italia”, protrattasi dal ’64 al ’70, una carovana in giro per dieci regioni, ogni sera uno spettacolo, con le ragazze impegnate nei teatri a confezionare abiti con la macchina per cucire davanti a famose sarte (Biki, Germana Marucelli, Wanda Roveda, Clara Centinaro); i presentatori erano Nunzio Filogamo, Mike Bongiorno, Corrado, Daniele Piombi, Nuccio Costa, ai quali si aggiungeranno poi a Miss Italia Pippo Baudo, Fabrizio Frizzi, Carlo Conti. E a cantare per le sartine c’erano gli artisti in voga, compreso un giovane Claudio Baglioni alle sue prime apparizioni in pubblico.

Talent scout, custode del mito della bellezza italiana, fabbricante di sogni, animatore della manifestazione più ambita e criticata, un mito, un’istituzione, proverbiali occhi azzurri, sempre in attività, amore per la sua creatura: ecco chi è il “patron” secondo le definizioni, nel tempo, della stampa e dei suoi innumerevoli amici.

Tutti gli hanno sempre riconosciuto di aver condotto per mezzo secolo un concorso corretto, sano, e di aver indicato, nel rispetto delle ragazze e delle loro famiglie, un modello di bellezza semplice e pulito, raccontando al tempo stesso la storia del costume del nostro Paese. Ha ricevuto dal presidente Carlo Azeglio Ciampi l’onorificenza di Commendatore al merito della Repubblica e, in Campidoglio, a Roma, il “Premio della simpatia”, istituito da Aldo Palazzeschi e Domenico Pèrtica. Ma il riconoscimento per lui più bello è quello del figlio di Dino Villani, Stelio: «Mio padre – ha detto – non poteva riporre in mani migliori il concorso al quale teneva tanto».

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