È tutta colpa di mia madre, se mi piace Sanremo. Da piccola me lo registrava, addirittura. E io guardavo e riguardavo le cassette, impugnando lo scopettone come fosse l’asta del microfono. Le ho cantate tutte: da Anna Oxa a Jovanotti, da Laura Pausini a Massimo Ranieri. Ma la mia preferita – avevo 9 anni – era quella di Francesca Alotta e Aleandro Baldi. Li facevo tutti e due, canto e controcanto. Non amarmi, perché vivo all’ombra… che ricordi. Poi sono cresciuta e ho cominciato a mentire. Anche io, come tanti, negavo abbassando lo sguardo. “No, no. Io Sanremo non lo guardo”.
Fino a quando è uscito il mio primo libro e ho fatto outing attraverso le parole della protagonista, scrivevo una cosa simile: Sanremo è una festa comandata, è come Natale e Pippo Baudo, beh, lui è Babbo Natale. E io, Sanremo, lo adoro! Poi, per la dura legge del contrappasso, ho cominciato a convivere con un fidanzato compositore di musica colta, che Sanremo, in vita sua, non lo aveva visto mai. Ma quest’anno tutto è cambiato. E non solo perché, alla fine, l’ha visto anche lui. Siamo seri: il 2013 potrebbe segnare la fine di un’era. I segnali ci sono tutti.
Il Papa si è dimesso, Beppe Grillo potrebbe vincere le elezioni, un meteorite è caduto sulla terra (il che era evidentemente un segno divino contro l’ultima di Giacobbo). Ma, soprattutto: niente trash a Sanremo. Questa sì che è una svolta epocale. Se si escludono, s’intende, Maria Nazionale (secondo me s’era mangiata Gigi D’Alessio), i vestiti di Simona Molinari (li aveva rubati a Carolina Kostner per caso?), i capelli di Malika Ayane (Marylin Monroe mascherata da Paperoga) e i denti ingialliti di Bianca Balti (possibile che con tutti i soldi che ha preso per partecipare a Sanremo, non sia nemmeno riuscita ad acquistare uno sbiancamento su Groupon?)
Fabio Fazio e Luciana Littizzetto: bravissimi. Uno la mente, l’altra il braccio. Hanno fatto di loro stessi, un format. Poi, con abilità, lo hanno riadattato al contesto locale: il palco dell’Ariston. E se il risultato è stato così importante (lo dimostrano i dati di ascolto) lo si deve anche a un certo rispetto per il pubblico. Gli autori del Festival, Fabio Fazio in primis, hanno preso la misura con la realtà per creare uno grande show. Non c’era distanza, ma rappresentazione. Nessun cerimoniale, ma dissacrazione.
Non hanno parlato a un’idea astratta di pubblico, ma alle persone reali (basti pensare ai monologhi della Littizzetto, in primis quello contro la violenza sulle donne, tanto semplici quanto efficaci). Crozza è stato potente, ma è durato una sera. E tra Neri Marcorè, Beppe Fiorello e Claudio Bisio tutto è stato svolto con garbo, delicatezza. Un cantante dopo l’altro. E bisogna ammetterlo, talent o non talent, ce n’era per tutti i gusti. Per non parlare dei super ospiti: da Toto Cotugno a Leonora Armellini, da Al Bano a Anthony and The Johnson.
Insomma, su Sanremo se ne sono dette tante – anche qui su Cinetivu – non mi ci metto troppo anche io. Ma fate che la mia, per il primo post su questa rubrica, sia una voce fuori dal coro. E allora grido: ridateci il trash! Che Sanremo è una festa di paese, la sagra della canzone italiana. E pure le vallette, senza strapagarle, ma giusto per prenderle in giro. Da mettere vicino a una Littizzetto, però. Mica tanto, solo qualche sera, come avete fatto con Bianca Balti che sui social network ci siamo scatenati.
A proposito di Sanremo e social network: il mio ringraziamento più sentito va alla collega Elide, che ha vissuto con me queste serate Sanremesi notte dopo notte… Ma soprattutto a Stiamo Uniti, un gruppo spontaneo, nato su facebook dove ho letto le battute migliori e ho riso come una pazza, sempre al momento giusto, quando stavo lì lì per addormentarmi (cercateli tra gli amici su fb, l’anno prossimo mi ringrazierete). Per il primo anno ho visto Sanremo per lavoro. È stata dura, pure se le amiche mi invidiavano perché ero l’unica ad avere la scusa perfetta. Ma non lo sanno loro che accanto a me c’era Luigi, con SkyGo sull’iPad a guardare The Big Bang Theory. Che tortura.
Ah, ma lasciatemi dire la mia classifica:
- Daniele Silvestri (il mio è un tifo adolescenziale, potrebbe cantare qualsiasi cosa, ma A Bocca Chiusa era davvero bella!)
- Elio e Le storie Tese
- Max Gazzè
E mentre scrivo sto ancora pensando a mia madre, che ieri mi ha rivelato: “Lo sai che mi sono piaciuti gli Almamegretta?”
“The Big Bang TV” è la nuova rubrica settimanale di Sara Lorenzini. Scrittrice, romana, classe 1981, ha pubblicato con Mondadori “Diario semiserio di una redattrice a progetto” (2010) e “45 mq la misura di un sogno” (2013).