Il confine tra realtà e finzione non è mai stato così labile. Ieri mattina oltre centro persone, accusate di essere affiliate al clan di camorra Di Lauro, sono state arrestate a Napoli, nel quartiere di Scampia, per associazione di tipo mafioso, traffico internazionale di stupefacenti, tentativo di omicidio e detenzione di armi, tutti aggravati da finalità mafiosa. Nello stesso posto, allo stesso tempo, continuano le riprese di Gomorra, la fiction.
Prodotta da Sky con Fandango di Procacci e Cattleya di Riccardo Tozzi con la tedesca Beta, Gomorra – la serie, ispirata al romanzo di Roberto Saviano, la vedremo presto su sky Uno HD dalla primavera del 2014. La fiction nasce da un lavoro a più mani: ideato da Saviano ( che ha partecipato anche alla stesura del soggetto ) con tre autori del cinema italiano come Stefano Sollima (autore del serial Romanzo Criminale e di ACAB ), Francesca Comencini e Fabio Cupellini, la storia di camorra che ha richiesto tre anni di scrittura si riserva, oltre a raccontare un Italia viva e dolente, vuole anche di avvicinare la fiction italiana allo standard della serie Usa, che non hanno niente da invidiare al cinema.
La storia principale è ambientata Napoli, incentrata sulle le vicende della famiglia del boss Pietro Savastano, che non può ancora ritirarsi a causa dell’irresponsabilità del figlio Genny. Mnetre il suo braccio destro, Ciro, scalpita per prendere il comando dell’organizzazione, a complicare la situazione si aggiunge il conflitto con il clan rivale, guidato di Salvatore Conte, che nel corso delle puntate diventerà sempre più aspro e sanguinoso.
Sollima sottolinea che da Gomorra di Saviano sia stata presa l’idea ma non che non sia presente nessuno dei dodici episodi raccontati nel libro. Per una supervisione più accurata delle scene è stato ingaggiato Gaetano di Vaio, un produttore molto vicino alla realtà napoletana ( con nove anni a Poggioreale da cui è uscito nel 1998, detenuto per spaccio di droga dentro a Scampia, rapine a mano armata e furti ). Non so se Matteo Garrone, l’autore del film Gomorra, abbia mai pensato ad un eco del genere per il suo film. Di certo, anche con L’imbalsamatore, un suo precedente e bellissimo film, sembrava più concentrarsi sulla povertà e la solitudine interiore dei personaggi che sulla celebrazione delle loro vite difficili.