Antonella Clerici e Anna Moroni nel mirino di un lettore di Tv, sorrisi e canzoni: secondo il signor Pietro Biocchi, le due signore de La prova del cuoco sarebbero ree di non parlare un ottimo italiano. Ecco la lettera, con risposta del direttore Aldo Vitali.
E’ mai possibile che un bambino che va a scuola e impara che si dice “olio di oliva”, sente poi dire da ormai troppo tempo “oglio di oliva” da Antonella Clerici e dalla signora Moroni, nella trasmissione La prova del cuoco? Forse le due conduttrici, non sanno che l’Oglio è un fiume affluente del Po. Sarà anche un modo di dire del settentrione, ma quando si va in onda su una rete nazionale, sarebbe cosa giusta parlare “itagliano”!
Pietro Biocchi, via email
Segue la risposta del direttore Aldo Vitali:
Giusto, ma non esagererei con le bacchettate ad Antonella: la lingua parlata si prende delle libertà che quella scritta non può permettersi. E poi in Italia, dove convivono felicemente centinaia di dialetti (cosa che per me significa ricchezza e gioia), succede che la stessa parola abbia tante pronunce diverse. Detto questo, “itagliano” è sbagliato, ovvio.
Naturalmente le due donne non hanno commesso nulla di grave – nonostante la prima abbia anni e anni di tv alle spalle – ma questa lettera è un’occasione per guardare la televisione da un altro punto di vista. Esiste da una quarantina d’anni una disciplina chiamata sociolinguistica che si occupa di analizzare la lingua nel tessuto sociale. Nel caso dell’ “oglio d’oliva”, la pronuncia palatalizzata di olio (sono palatali i suoni come “sc” di Maria Scicolone o Dobbiamo stare viscini viscini! di Paperissima, “gl” e “gli” come “coniglio a vapore in salsa di gamberi di Benedetta Parodi”, “gn” come Gianni Togni –quello di “E guardò il mondo da un oblò, mi annoio un po’!” – “ci” come Cesara Buonamici, “gi” come Ginetto) deriva dalla provenienza settentrionale della conduttrice (Legnano, provincia di Milano) e da quella centro-meridionale della Moroni, che è nata a Roma.
Questo modo di ragionare sulla lingua in base alla provenienza geografica dei parlanti prende il nome di variazione diatopica (dal greco topos, che significa “luogo). Naturalmente sono pochi i milanesi o i romani che risentono di tale influsso, ma nel caso di due donne che ogni giorno vanno in tv, qualche ripasso di dizione non sarebbe loro nocivo.
p.s. Per chi volesse approfondire le meraviglie dell’italiano del piccolo schermo, vi ricordiamo che esiste Italianotelevisivo.org, un portale curato dall‘Accademia della Crusca. Noi ce ne siamo occupati a suo tempo, con la “condanna” di Carlo Conti.