Non ci sono più gli idoli di una volta. Oggi c’è Violetta. La serie tv interpretata da Martina Stoessel e Diego Dominguez che fa impazzire i giovanissimi di tutto il mondo. È l’ultimo miracolo Disney, oggi che la moltiplicazione dei programmi e dei personaggi aveva distratto il target più difficile da catturare, quello dei teenagers.
Non la guardo spesso, ma so tutto di lei. Sarà deformazione professionale la mia. Mi sta perfino simpatica. La considero una sorta di Homo Sapiens delle serie tv per teenagers, sul gradino più alto di una scala evolutiva immaginaria, che parte da “Arriva Cristina” e passa per “High School Musical” e “Il mondo di Patty”. Ormai mi sono fatta un’idea del suo successo, la riassumo qui in cinque punti.
– È una di noi, ma è migliore di noi.
Violetta non è sfigata come Patty. Non è brutto anatroccolo, non è povera, non è triste. Violetta è timida, carina e ingenua. È una di noi, è migliore di noi. Ma non è nemmeno perfetta da risultare finta, inverosimile come Hannah Montana. Tutte le bambine sognano di diventare come Violetta, eppure sentono già un po’ di somigliarle. Violetta incarna un modello aspirazionale che allo stesso tempo suscita identificazione. Una magia.
– È un cartone animato, con gli attori.
Proprio come era un tempo “Arriva Cristina”, anche Violetta – una serie tv con attori in carne ed ossa – evoca il linguaggio tipico dei cartoni animati. Dalla scenografia ai costumi, dalla recitazione ai dialoghi… Tutto è ridondante, colorato e semplificato come in un mondo a cartoon. Il risultato è un ibrido capace di catturare sia i bambini che gli adolescenti, un mix perfetto tra estetica e contenuti, che conquista un target tanto eterogeneo e variegato. E non sarà un caso se il cast è composto da attori sì giovani ma tutti leggermente e visibilmente più grandi dei personaggi che interpretano.
– Grandi… sentimenti
Le storie d’amore e d’amicizia non riguardano solo la linea dei teenagers. In Violetta si innamorano anche i grandi. Intrighi e passioni del mondo degli adulti si mischiano a batticuori e primi baci del mondo dei giovani, in un intreccio perfetto in cui ogni azione da una parte ha una ricaduta sull’altra. Violetta soddisfa così tante curiosità sentimentali del giovane pubblico, che non riguardano solo il primo amore ma anche i sentimenti degli adulti, dei genitori così come quelli del padre di Violetta e della zia Angie.
– Violetta puoi essere anche tu…
Niente è lasciato al caso in Violetta, tanto meno i vestiti. La serie argentina dal sapore internazionale, vanta dei costumi deliziosi in grado di attrarre irrimediabilmente il pubblico femminile. Non sono i vestiti del brutto anatroccolo, per citare Patty, né quelli della divetta di turno, pensiamo ancora alla Divina Antonella, che nella vita reale una ragazzina non potrebbe mai indossare. Sono abiti che richiamano la moda del momento, nei modelli e nelle fantasie. Vestiti unici, che distinguono i personaggi per vari e precisi stili, eppure facili da trovare nelle vetrine dei negozi globalizzati che riempiono le strade delle città di tutto il mondo. È questo il meccanismo d’attrazione che scatta nelle giovanissime telespettatrici e le conquista: Violetta puoi essere anche tu (o se non altro puoi provare a vestirti come lei).
– La meccanismo del talent show.
Come poteva mancare la musica? Le canzoni di Violetta, super accattivanti e orecchiabili, dal ritmo insistente e il ritornello facile, sono sempre abbinate a divertenti e studiatissime coreografie. Violetta e i suoi amici frequentano lo Studio 21, una scuola per talenti e sognano di diventare famosi. Una storia vecchia, che funziona sempre. Saranno famosi, vi ricorda qualcosa? Altro che Amici di Maria De Filippi. Questi fanno sul serio.
C’è solo una cosa che mi chiedo: se oggi nelle discoteche per trentenni c’è gente che balla scatenata le vecchie sigle dei cartoni animati anni ’80, fra trent’anni le ragazzine di oggi balleranno a piedi nudi sulla spiaggia hit come “Hoy somos màs?”. Ai posteri l’ardua sentenza.
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“The Big Bang TV” è la rubrica settimanale di Sara Lorenzini. Scrittrice, romana, classe 1981, ha pubblicato con Mondadori “Diario semiserio di una redattrice a progetto” (2010) e “45 mq la misura di un sogno” (2013).