Non so a voi, ma a me “Sepolti in casa” piace da matti. In generale tutti i programmi stile docu su personaggi reali che vivono situazioni particolarissime mi catturano. Quelli sul disagio e la follia, poi sono la mia passione. I gusti non si discutono, no?
Per chi non sapesse di cosa sto parlando, “Sepolti in casa” è un docureality che racconta le vite degli horders: persone che hanno la mania per l’accumulo. La seconda stagione comincia oggi comincia oggi 10 dicembre alle ore 23.05 ogni lunedi. In America il programma si chiama “Buried Alive” (Sepolti vivi) con un richiamo al famoso film horror. I cosiddetti accumulatori soffrono di una patologia poco conosciuta: la disposofobia, cioè la mania di prendere e conservare in modo patologico bene materiali, a prescindere dal loro utilizzo. Le telecamere di “Sepolti in casa” entrano negli appartamenti di chi è gravemente afflitto da questa patologia, con la collaborazione di amici e parenti che tentano di aiutare il protagonista a guarire o a risolvere un problema contingente.
Le storie umane, personali, intime emergono in tutta la loro potenza dal cumulo di rifiuti sotto cui sono state seppellite. Il programma ha il merito, così come lo aveva il nostro bellissimo Invisibili di Marco Berry (forse non lo fanno più proprio perché era troppo bello?), di accendere la luce su personaggi che vivono all’ombra e di raccontarne le vite con delicatezza, in modo mai superficiale, sebbene il racconto segua sintesi e logiche televisive.
Tutti i protagonisti di “Sepolti in casa” hanno superato il limite e rischiano di perdere qualcosa di molto importante. La casa stessa, per esempio, o la custodia dei loro figli. Tutti, però, hanno già perso tanto. Le scarse condizioni igieniche, lo stile di vita estremo a cui si riducono, ha forti ricadute sulla loro vita privata, sociale e lavorativa. La serie mostra come la malattia colpisca inevitabilmente famiglie intere, tutti quelli che stanno vicino a chi ne è colpito. Con l’aiuto di un terapista, un personal organizer, queste persone provano a liberarsi di tutti gli oggetti che riempiono le loro case, gli stessi che hanno svuotato le loro vite. Ma non sempre ci riescono. Alcuni personaggi sono talmente al limite, che non riescono ad accettare di liberarsi di tutto quello che hanno accumulato negli anni. Molti altri, invece, ce la fanno. “Sepolti in casa”, sul finale, racconta anche come sono andate a finire le cose, mesi dopo, a telecamere spente.
La seconda stagione in prima tv di “Sepolti in casa” racconta in ogni episodio due storie scioccanti, storie di persone che, con il loro comportamento insensato, rischiano di distruggere la propria vita e quella dei loro cari. Nei primi episodi conosceremo l’ossessione di Ronda per l’accumulo che le è costata l’allontanamento dei figli, e quella di Bennie che non riesce ad arrivare al letto né al divano a causa dell’assurdo mucchio di spazzatura.Poi vedremo come l’ossessione di Mike e Kim ha rovinato la loro casa e costato ai figli l’isolamento.
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Foto: ufficio stampa