La domenica sera su Rai Tre, guardi Presa Diretta e ti viene voglia di pagare il canone. Ieri, giornata di elezioni, il programma di Riccardo Iacona era dedicato al dramma della violenza sulle donne e sul femminicidio. Un’inchiesta delicata ed efficace su quella che in Italia non è più solo cronaca nera, ma una vera e propria piaga sociale, che scava nel Paese come un cancro culturale e marcisce nell’ignoranza più infame, spesso anche mediatica.
Il programma inizia con la morte di Reeva Steenkamp per mano di Pistorius, presentata dalla stampa internazionale ancora una volta con termini che fanno riferimento alla passione, al raptus, alla gelosia, all’amore.
E mentre sulla scenografia compariva a caratteri cubitali, il numero 1522 contro la violenza sulla donne, Riccardo Iacona dallo studio presentava servizi e interviste raccolti in giro per l’Italia, in particolare al sud, come quello d’apertura dedicato all’omicidio della giovane Vanessa Scialfa di Enna, con una dinamica tanto lucida quanto spietata che ancora una volta non giustifica un’informazione grossolana che continua a parlare di raptus né d’amore. Ma che c’entra poi l’amore?
Riccardo Iacona ripete più volte durante la trasmissione un dato spaventoso: in Itaia nel 2012 è stata uccisa una donna ogni tre giorni. E poco dopo mostra quanto poco o nulla siano state sostenute le associazioni che si occupano di dare sostegno alle vittime di violenze domestiche. Realtà neccessarie eppure inesistenti nelle zone d’Italia più colpite (vedi Enna e dintorni) o associazioni a cui proprio l’anno scorso sono stati tagliati di netto i fondi pubblici. Ecco ieri in pieno silenzio elettorale, mentre si chiudevano i seggi del primo giorno di voto, Riccardo Iacona non ha fatto nomi di politici e politicanti. Ha fatto servizio pubblico. Ha fatto politica. E se pure il paragone vi parrà azzardato (anche perché molti avranno anche trovato banale il testo) mi ha fatto pensare a Luciana Littizzetto e a Sanremo. Quanta politica c’è stata, pur nel rispetto delle regole, a parlare di temi come la violenza sulle donne, il femminicidio (e poi su altri fronti come i tagli alla cultura e i matrimoni gay)?
E mentre la campagna elettorale è stata giocata dai più come una partita di calcio – con slogan da curva sud da tifosi e ultrà, della serie vince chi ci fa pagare meno le tasse– e i talk spesso si sono riempiti di monologhi mascherati da interviste, mentre i leader politici sfuggivano al confronto televisivo, la televisione ha continuato a far poltica. Certo, ognuno a modo suo. Nessuno escluso, nemmeno Barbara D’Urso.
Ma tornando al tema principale – la violenza sulle donne – ho letto oggi che un episodio della nuova serie di Low & Order sarà ispirato alla storia di violenza tra Rihanna e Chris Brown. Una star della musica pop aggredita selvaggiamente dal suo fidanzato, i media che si scatenano e la vittima che è la prima a non colpevolizzare (anzi a perdonare) il suo aggressore. Non si parla degli amori degli altri, poi di quelli dello star system lo fanno già tutti. E però questa storia di Rihanna m’ha sempre fatto pensare a un’occasione persa, da un punto di vista sociale. Lei sì che avrebbe avuto la forza mediatica di diventare un simbolo contro la violenza sulle donne. Che atto di coraggio sarebbe stato mettersi da parte, per diventare parte di una battaglia più grande che ci riguarda tutte.
Comunque, dicevamo. La domenica sera su Rai Tre, guardi Presa Diretta e ti viene voglia di pagare il canone. Poi cambi canale.
“The Big Bang TV” è la nuova rubrica settimanale di Sara Lorenzini. Scrittrice, romana, classe 1981, ha pubblicato con Mondadori “Diario semiserio di una redattrice a progetto” (2010) e “45 mq la misura di un sogno” (2013).