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Per tutta la vita…?: che senso ha riproporre programmi che non mancano a nessuno?

Non sappiamo affermare con certezza se l’epoca televisiva che stiamo vivendo possa definirsi post-reality, con il Grande Fratello in stand-by e con l’Isola dei Famosi in soffitta. Ciononostante, l’idea di riproporre le atmosfere tipiche della tv anni ’90 non era affatto da scartare: un ritorno ad un televisione più edulcorata nel linguaggio, meno urlata, con più artisti di talento e meno personaggi che nella voglia di apparire hanno la loro unica virtù. Un’ipotesi tutt’altro che conservatrice: un ritorno auspicabile alla normalità, casomai.

Un conto, però, è tentare di proporre nuove trasmissioni rispolverando un’atmosfera familiare e non troppo retrò, un altro è ritrasmettere programmi che francamente non mancavano proprio a nessuno.

Il discorso non può non cadere sul flop prevedibile di Per tutta la vita…?, programma condotto da Fabrizio Frizzi e Natasha Stefanenko, un’operazione nostalgia di cui si poteva fare tranquillamente a meno.

Come già scritto, il tentativo di ripulire il piccolo schermo può anche risultare accettabile e degno di nota ma riesumare trasmissioni e riproporle senza modifiche, intatte a come erano 10 o 15 anni fa, denota, prima di tutto, mancanza di fantasia e creatività ma anche mancanza di rispetto verso il pubblico, schiaffato di prepotenza su una macchina del tempo senza permesso.

Il flop di Per tutta la vita…? ricorda quello di Colpo di genio, flop di Simona Ventura su Rai 1, rivisitazione sempliciotta e inutile de I Cervelloni, un programma che la conduttrice avrà rimosso dalla mente a tempo di record e il pubblico idem.

Il paradosso, però, è dietro l’angolo: si può essere moderni riproponendo una tv old style? Certo. L’idea potrebbe essere quella di proporre programmi nuovi, al passo coi tempi, con un linguaggio attuale, cercando di andare incontro ai gusti del pubblico, rispolverando però la precitata atmosfera.

Ispirarsi dal passato. Non copiare.

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