Avete presente Antonio Cornacchione a Zelig quando piangeva e si lamentava del “povero Silvio”? Vedere in onda su Canale 5 “La guerra dei vent’anni: Ruby, ultimo atto” è come vedere lo stesso piagnisteo, ma purtroppo non in versione comica (beh, dipende dai punti di vista) e prolungato per due ore almeno.
E sì, da ridere c’è molto, se si riesce a guardare la cosa con un’abbondante dose di ironia, altrimenti ci sarebbe da strapparsi i capelli. L’Italia è l’unico caso in cui un politico abbia avuto così tanta influenza sui mass media, Silvio Berlusconi come una piovra ha messo le mani su tutto, Canale 5 appartiene a Mediaset e di certo non ci saremmo potuti aspettare un programma d’inchiesta sul processo Ruby che andasse a suo sfavore. Qui non siamo a Servizio Pubblico, dai “comunisti” di La7, qui è tutta un’altra storia, ci sono le dichiarazioni esclusive della stessa Ruby (Karima El Mahroug) e di Silvio Berlusconi, la giornalista che si intrufola nella sua casa di Arcore per mostrare il salottino del misfatto, il tavolo da pranzo con tanto di descrizione dettagliata delle sedie sulle quali si accomodavano docili donzelle incapaci di malizia, durante le innocenti cene finite al centro del processo in occasione delle quali Berlusconi si improvvisava chansonnier.
Ruby, la nipote di Mubarak ormai redenta
Dimenticatevi la Ruby Rubacuori che ballava in modo molto sensuale all’Albikokka e dimenticatevi la Karima El Mahroug che si faceva pagare tremila euro a serata per andare nelle discoteche, celebre per essere la giovane marocchina andata a letto con Berlusconi, contestata e al contempo capace di suscitare così tanta curiosità da affollare i locali; dimenticatevi della ragazza che scende dalla Ferrari, che siede sulla poltrona dorata e fa ciao con la mano, altezzosa e sicura di sé. Adesso Karima El Mahroug è stanca ed è mamma, va fuori dal Tribunale a gridare la sua verità: non ha mai avuto rapporti sessuali con Silvio Berlusconi, non è mai stata un’escort. Ha solo creduto in un sogno che a causa degli scandali delle cene di Arcore non si è mai potuto avverare, quello di trovare il successo nel mondo dello spettacolo, scappando dalla Sicilia a Milano, in cerca dell’ex re Mida Lele Mora, inventando bugie sulla sua vera identità per “tutelarsi” da eventuali approfittatori. Ammette di aver raccontato molte bugie, anche sui personaggi incontrati ad Arcore, e di averle raccontate anche ai Magistrati, praticamente ammettendo un comportamento bipolare. Questa è la prima dose di vittimismo che viene propinata su Canale 5 in prima serata, la giovane marocchina non indossa più vestiti volgari e non sfoggia più trucco pesante, dimostra ancora più anni di quelli che effettivamente ha, parla come fosse stata indottrinata e vuole che sia ascoltata una volta per tutte la sua verità, che sia proclamata a gran voce la sua innocenza. Lei, come molte altre ragazze, è stata solo travolta dall’infinita benevolenza dell’ex premier.
Il complottismo contro Silvio Berlusconi
Silvio Berlusconi da tempo porta avanti la sua battaglia contro i comunisti, i magistrati, la sinistra e tutti coloro che lo odiano. I suoi seguaci parlano di lui come fosse un santone capace di compiere miracoli e per tutta la durata di “La guerra dei vent’anni: Ruby, ultimo atto” non si fa che rimarcare l’accanimento dei magistrati contro il Presidente, ma se si va a vedere la recente condanna per i diritti tv di Mediaset (definita scontata e già prevista da tempo, oltre che insolitamente veloce rispetto al normale corso della giustizia italiana), forse si può dedurre che le cose non stanno proprio così. Parlando delle domande dei magistrati durante il processo Ruby sulle tanto discusse cene di Arcore, nel servizio non si fa altro che parlare di “insistenza ingiustificata dei magistrati” e del fatto che le cene avvenissero tra persone adulte, all’interno di una proprietà privata, tra privati cittadini, quindi le domande dei pm non erano pertinenti ma erano volte a mettere in cattiva luce Berlusconi che, dal canto suo, ha puntato sul vittimismo spiegando che organizzava le cene perché si sentiva solo e gli amici erano sempre più numerosi perché c’era una bella atmosfera. I giornalisti Mediaset sottolineano che nell’arco del processo solo cinque ragazze su duecento testimoni hanno parlato negativamente dei festini di Arcore e raggiungono il culmine della loro professionalità nel rimarcare il complottismo della Magistratura con la frase “Ricerca spasmodica di un reato“, precisando che di reati ad Arcore non ne sono mai avvenuti. Durante l’intervista a Silvio Berlusconi, per presentarlo nella maniera più innocente possibile, appare la didascalia “Vi racconto le cene di Arcore“… nemmeno fosse Madonna che racconta come ha sconfitto le vene varicose dopo i 50 o Lady Gaga che spiega come ha imparato a camminare sui trampoli: una didascalia da copertina del compianto Cioè.
La professionalità dei giornalisti Mediaset
C’è stato un tempo in cui ho addirittura pensato che Andrea Pamparana fosse un giornalista serio, ma dopo aver visto cosa ha costruito per “La guerra dei vent’anni: Ruby, ultimo atto” ci ho messo poco a cambiare idea. Soprattutto nel sentire il tono di piena sottomissione del suo collega che, di fronte a Silvio Berlusconi, ha iniziato a porre domande usando la giusta dose di discrezione, per non offenderlo e per non ferirlo. E’ proprio la prima cosa che dovrebbe fare un giornalista: non fare domande scomode (per chi non lo cogliesse, è sarcasmo). Infatti chiedendo all’ex premier in che modo abbia conosciuto la giovane marocchina, allora minorenne, aggiunge: “Certo, per quanto lei possa ricostruire…“, quindi senza la pretesa di ottenere una risposta precisa. E come al solito è Berlusconi al timone, che ironicamente chiede “Secondo lei cosa può succedere ad una cena?” e il giornalista che risponde “Io di solito mangio, Presidente” non me ne voglia se mi vien voglia di appellarlo “zerbino”.
Quando mi chiedono cosa voglio fare “da grande”, rispondo che vorrei diventare una giornalista. Poi quando assisto a questi teatrini, penso che i giornalisti si sono estinti o forse non sono mai esistiti (la memoria si offusca e dopo un’iniezione di tv spazzatura del genere, si dimenticano i grandi esempi), allora sto vivendo un’utopia; ambire all’onestà e all’indipendenza intellettuale è solo un sogno da cui bisogna risvegliarsi presto per amalgamarsi alla realtà e dire tutti in coro che, dopotutto, pensare che 2+2 dia come risultato 5* non è poi così male. Ma non sono sicura di volermi svegliare.
“Quanta pena”, dice Berlusconi ripensando agli ultimi vent’anni. E’ quello che dovrebbero dire gli italiani, spegnere la tv e far cessare questa lunga ed estenuante “guerra”.
*2+2=5, concetto espresso dal Grande Fratello in “1984” di George Orwell
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