E Poi C’è Cattelan (ogni giovedì sera alle 23.00 su Sky Uno HD) non è stato come ci si aspettava, ovvero un late show all’americana con scrivania, battute sottili ma taglienti e un aplomb raffinata ed elegante, ma il conduttore Alessandro Cattelan e Sky ha proposto un format che ha tante componenti che, insieme, ne fanno un programma originale e simile a nessuno. Momento top? Cattelan in versione paziente con il dottor Castellitto.
Progetto luci, palchetto ovale rosso, domande e risposte molto colloquiali fanno di E Poi C’è Cattelan più una trasmissione che avrebbe potuto proporre la vecchia MTV qualche anno fa (ai bei tempi) che una rete come Sky Uno: con questo non vogliamo certo dire che quello a cui abbiamo assistito non ci piaccia, anzi, ma alla fine abbiamo appreso che sia un bel programma di cazzeggio spensierato diversamente Elio (la trasmissione che si rivela diretto competitor senza dubbio è Il Musichione su Rai 2).
Sono stati due i momenti più belli della prima puntata del night show di Sky Uno, E Poi C’è Cattelan: il conduttore che canta con Ambra Angiolini ed Edoardo Leo un classico romanesco, La Società dei Magnaccioni, in un mash up suonato dagli Street Clerks, ma soprattutto il finale con Sergio Castellitto in uno sketch dove l’attore si è calato nei panni di uno psicologo che riceve Alessandro Cattelan per la terapia.
Alessandro Cattelan era stato chiaro quando aveva presentato il suo late night show:
Voglio che sia unico, che gli ospiti accettino di giocare.
La prima puntata di E poi c’è Cattelan ha dimostrato che la rotta è questa, forse il tiro è da raddrizzare come ogni debutto che si rispetti, ma la partenza è più che soddisfacente e -allo stesso tempo- spiazzante al punto giusto da sintonizzarci nuovamente giovedì prossimo sul canale 108 di Sky.
Vi lasciamo al sarcastico video montato ad hoc (su ispirazione del video di Barack Obama che intona forzatamente a spezzoni Call Me Maybe di Carly Rae Jepsen) sul premier Matteo Renzi e Tranne Te di Fabri Fibra – rinominato Rep Futuristico Reloaded.