Continuo a pensare che “Chi l’ha visto” sia uno dei pochi programmi di servizio della TV di Stato. Nonostante tutto. Nonostante la cronaca nera. Nonostante la Sciarelli. Grazie alla Sciarelli. Lo guardo dopo mesi di disintossicazione. Perché – per chi non lo sapesse – “Chi l’ha visto” può dare dipendenza. Niente come i fatti di cronaca nera – di cui ormai è infarcito – riescono a fidelizzare il pubblico. Se raccontati secondo i meccanismi di serialità, ovviamente.
Lo guardo dopo mesi di disintossicazione e le storie sono tante. Le conosco ancora tutte. È un po’ come se ricominciassi a guardare Beautiful dopo dieci anni. Ci scommetto: dopo cinque minuti, i personaggi, le storie, i tradimenti, le dinamiche tornerebbero familiari. I colpi di scena prevedibili.
Questa sera, tra le tante storie trattate, parlando del caso di Elisa Claps (a proposito di tv di servizio, onore al merito perché “Chi l’ha visto?”, ha contribuito a fare luce sul caso Claps), la Sciarelli dice “Sperma, sì, lo so è una brutta parola ma lo devo dire” e poi “la gente andava lì a fare le zozzerie”. E poi seria ritorna a parlare di teste staccate, odori nauseabondi di cadaveri, salme decomposte e crani che sembrano palloni. E più volte lo ripete: “Può una testa sembrare un pallone?”. Non c’è più pudore. Lo chiede di continuo. Non c’è più pudore nel linguaggio. Eppure le zozzerie non si fanno. La Sciarelli l’ha appena detto. Ma chissà a quali si riferiva.
I dispersi sono pochi. E non perché la gente non si perde più. I dispersi sono elenchi di nomi letti velocemente, sempre più di più (farà le prove davanti allo specchio per riuscire a prendere così bene la rincorsa? a non spezzare il fiato?). I dispersi sono pochi perché poco è lo spazio che avanza. Prima vengono i morti. E i processi mediatici. Tra questi e quelli, ci sono anche i servizi, realizzati dai bravissimi inviati, dedicati alle storie più forti. Quelli capaci di riaccendere l’interesse su un fatto dimenticato, di fare riaprire un caso, di suscitare l’interesse del pubblico a casa e delle istituzioni. Io, per esempio, le guardo sempre le persone per strada. “Chi l’ha visto?” sensibilizza. Le persone intorno smettono di essere invisibili, se ascolti storie che potrebbero essere le loro.
E se la forte presenza della cronaca nera, che tanto appassiona il grande pubblico, ha contribuito a far salire gli ascolti di questa trasmissione, che ne sono convinta, presta davvero un servizio pubblico a cittadini e istituzioni, ben venga. Come a dire: il fine giustifica i mezzi.
Continuo a pensare che “Chi l’ha visto?” sia uno dei pochi programmi di servizio della TV di Stato perché ospita il fratello di Emanuela Orlandi e lo lascia parlare senza paura, senza censura. Continuo a pensare che “Chi l’ha visto?” sia uno dei pochi programmi di servizio della TV di Stato perché subito dopo va in onda Fabio Volo che intervista Giovanni Allevi e io spengo la TV.