“Ho visto Berlsconi dalla D’Urso. Era un video del ’94?”. Benigni non resiste e attacca la sua “Più bella del mondo” con una serie di battute su Berlusconi. Scontata, facile ma forse necessaria l’ironia sull’ex-premier. E poi comincia a raccontare la Costituzione, a modo suo. Chi di noi non avrebbe voluto un professore così?
Sarà che la scenografia faceva pensare a un’aula universitaria. Sobria, pulita, quasi spoglia. Unico elemento scenico: un leggio. E il pubblico, tutto intorno, a riempire lo spazio. L’immagine era quella di un caldo abbraccio: gli italiani, brava gente, tutti a circondare il grande libro della costituzione. Benigni al centro del palco. A parlare, come un innamorato. Espressioni, gesti, sussurri ed enfasi compresi. Dante Alighieri e la sua Beatrice.
La forza della parola. La parola come forma e suono. La parola evocativa. La parola come sostanza e fatto. Solo sulla parola è stato costruito lo show di Roberto Benigni. Prendeva le parole con la mani, tirandole fuori da un articolo della costituzione che chissà quante volte abbiamo sentito leggere di fila senza toni particolari, da professori o politici. Una per volta.
Tutelare, ripudiare, lavoro, materiale, spirituale, Italia. E la Costituzione è diventata poesia. Che Benigni piaccia o no. Che il programma lo abbiate visto tutto o no. Questa magia, tutta linguistica, ieri sera su quel palco c’era. E quando l’incantesimo è svanito tra gli applausi, sono rimasti vuoti solo i concetti di destra e di sinistra in un Paese in cui i principi della Costituzione stessa sembrano essere calpestati ogni giorno, a prescindere dal partito politico al governo.
Forse Benigni avrebbe dovuto limitarsi a uno show sulla Costituizione, degno di un servizio pubblico, una volta tanto (nonostante le semplificazioni storiche, molte delle quali criticate su twitter). Avrebbe dovuto rinunciare alla satira, alle battute che strappano facilmente applausi (tanto su Berlusconi che si crede Dio, quando su Di Pietro e le minoranze linguistiche da proteggere). Perché è di un “Partito della Costituizione” che tutti avremmo bisogno. Saremmo tutti d’accordo, per una volta.
Ma dopo quella triste intervista/monologo di Silvio che decide di vincere facile rivolgendosi al pubblico della domenica pomeriggio su canale 5, che evita talk politici con confronti e giornalisti, ma sceglie di sedersi nello studio di plastica e lustrini di Domenica Live, tra applausi scroscianti di un pubblico guidato e domande compiacenti, certo che era difficile tacere. Silvio, le battute, ai comici le serve su un piatto d’argento. Ma chissà, forse il silenzio avrebbe fatto parlare di più.