Diciassettesimo appuntamento del 2011 con Riccardo Cresci: il giornalista, volto giovane noto al pubblico di Sky Tg 24, oggi riflette sulla differenza tra vita reale e vita in tv, pensando a Lamberto Sposini.
A volte anche la tivù ci sorprende, sì, è incredibile, ma sta succedendo sempre più spesso. A rimanere senza parole sono non solo i telespettatori, ma soprattutto chi lavora dentro al mezzo di comunicazione per eccellenza, quello più visto, quello che la maggior parte di noi preferisce ancora agli altri. Sì, perché la televisione accompagna le nostre vite, i nostri momenti di solitudine, tu puoi accenderla, puoi lasciarla spenta, ma lei c’è. Può essere definita un’amica immaginaria che poi tanto immaginaria non è, vive di vita propria sulle nostre librerie, nelle nostre cucine, nella sala da pranzo e ci osserva, pronta per essere accesa e dilaniata.
E’ come un assassinio quello che noi sperimentiamo su di lei, ormai entriamo dentro, la svisceriamo, la ripuliamo per poi richiuderla e continuare a vivere la nostra esistenza, la vita di tutti i giorni, quella frenetica, senza fermate intermedie. Eppure di fermate, anche non intermedie ne è piena la vita, si vive, si muore, si attende, si soffre, si ride. Quello che accade dentro alla tv, non è solo quello che accade nelle nostre case, nella nostra famiglia, è qualcosa di più, ci tocca come se fosse successo un affare molto più che familiare, un evento, anche se non ci riguarda direttamente.
L’ultimo evento è quello capitato al povero collega Lamberto Sposini, un malore improvviso l’ha costretto ad accasciarsi al suolo sotto lo sguardo impietrito della sua partner lavorativa Mara Venier. Una emorragia cerebrale, questa la causa dello svenimento improvviso del noto giornalista, il quale ha dovuto aspettare parecchi minuti prima del suo trasporto in ospedale avvenuto dagli studi Rai di Via Teulada.
Amici, parenti, ma soprattutto il pubblico è stato con l’anima in pena per le sorti di un personaggio televisivo che da tanti anni serve con professionalità e competenza il suo lavoro di giornalista a milioni di Italiani. E allora viene da riflettere un attimo, ci si ferma e si capisce quanto la potenza della tv possa essere grande , così maestosa, non è solo un’amica, la televisione è qualcosa di più. Un evento imprevisto, nel bene o nel male, riesce a coinvolgere il telespettatore come se fosse protagonista in prima persona, perché l’importante è che tutto ciò possa accadere live, in quel determinato momento, in diretta. Sì esatto, in quel preciso istante, nell’attimo in cui le cose possono iniziare a cambiare, come in un evento che nessuno poteva immaginare, ci si prende gioco così della vita televisiva che diventa improvvisamente reale. Questo è come se sconvolgesse il telespettatore. La maggior parte del pubblico a casa pensa che conduttori, ospiti o attori che abitualmente seguono in un determinato contesto, possano essere irraggiungibili, inarrivabili, intoccabili, inafferrabili ed invincibili. Si pensa erroneamente che questi personaggi rappresentino una chimera, una stella che brilla a milioni di chilometri nella galassia, ed è proprio per questo che ci si convince di una dimensione parallela. Poi invece ci accorgiamo che così non è e ricordiamo persone come Pietro Taricone o Patrick Swayze.La dimensione televisiva e la dimensione della vita terrena, sembrano due fette di torta separate, chi vive nella “scatola”, risulta invincibile, come se fosse un supereroe, non si può neanche lontanamente immaginare che un nostro beniamino televisivo possa ammalarsi o possa stare male come il nostro vicino di casa. Quando questo accade sconvolge e la nostra testa fatica ad accettare la situazione, inizia così un immedesimarsi nel dolore della famiglia di questo personaggio coinvolto e diventiamo tutti amici e parenti di un determinato volto televisivo.
Sembra incredibile tutto ciò, ma è solo normalità, almeno in Italia o forse in tutto il resto del mondo. Giornalisti, conduttori, attori, showgirl o showman, sono tutti dietro quello schermo pronti a sorridere e a nascondere i propri trascorsi personali, non importa se ti muore una persona cara, se nella tua vita accade qualcosa di inaspettato, se stai male, se sei pensieroso, si deve fingere e quella frase che il mondo dello spettacolo conosce molto bene diventa più che veritiera: “The show must go on”. Tutto deve andare avanti, non ci si può fermare, il mondo è cinico, non solo quello in cui viviamo tutti quanti insieme, ma anche quello che crediamo distante anni luce da noi, ovvero il mondo televisivo. Non ci sono distinzioni, non esistono categorie differenti, viaggiamo nella stessa estensione temporale anche se non ci va di capirlo. Quello che vediamo da un’altra prospettiva è solo un’altra forma di vita, una concretezza che troppe volte ci va stretta, ecco perché non accettiamo il dolore o il malore di qualcuno che neanche conosciamo direttamente, ma che accompagna la nostra esistenza solo seguendolo in video.
Seguire qualcun altro significa diventarne seguace, un appuntamento fisso in televisione , una trasmissione condotta dal nostro giornalista preferito diventa uno di casa, chi entra dalla tv ed esce nel salone del nostro appartamento è di diritto uno di noi. Fa pensare tutto ciò. Tutto sembra cambiare e invece è tutto uguale, la realtà non cambia, siamo noi che la vogliamo far mutare, come quando ci interessa sapere la sorte di un nostro amico che aspettiamo tutti i giorni alla stessa ora con la sua trasmissione. Il bello è proprio questo, facciamo parte di uno stesso cosmo e dovremmo preoccuparci per tutti anche di chi non conosciamo attraverso un mezzo televisivo, ma l’imprevisto in tv ancora continua ad essere un momento di spettacolo, lo show dentro allo show affascina ancora. Eppure si tratta sempre di vita vera, una ed unica forma di esistenza che può spaventare o divertire e che non guarda in faccia dirette o differite, ma solo l’inesorabile scandire del tempo.
Cresci con Riccardo continua …