Dan Burns (Steve Carell) è giornalista vedovo, padre di tre figlie, Jane (Alison Pill) che ha appena preso la patente, Cara (Brittany Robertson) che affronta per la prima volta l’amore per un ragazzo, Marty e Lilly (Marlene Lawston) sveglia e vivace che frequenta la quarta elementare. Tutti i giorni la sua missione è quella di crescere in maniera corretta le figlie, non rendendosi conto che il suo atteggiamento risulta un po’ troppo apprensivo e oppressivo ai loro occhi.
Le cose cambieranno, quando, dopo essersi recato all’annuale incontro con la sua famiglia (numerosa e variegata) a Rhodes Island, conosce in libreria Marie (Juliette Binoche), una donna molto intelligente e simpatica, che gli fa perdere la testa. Tutto sembrerebbe andare per il verso giusto, se non fosse che la donna è in realtà la fidanzata del fratello di Dan, Mitch (Dane Cook), considerata dai genitori la manna piovuta dal cielo per il loro figlio più sregolato e superficiale.
Attraverso una fluida serie d’eventi (scampagnate, giochi di gruppo, pranzi e cene), gag simpatiche (la prima già nell’incontro tra i due protagonisti in biblioteca), sotterfugi per poter coltivare il sentimento appena nato (al contrario di quello che consiglia nella rubrica che cura sul giornale) e un unico colpo di scena, La vita secondo Dan (Dan in real life), arriverà all’happy end tanto desiderato dallo spettatore.
Il secondo film di Peter Hedges (che segue Schegge di April), si distingue per l’ottima sceneggiatura, che non lascia domande irrisolte e che riesce a intrattenere piacevolmente, complice l’ottimo duo Steve Carell – Juliette Binoche , il pubblico per tutta la durata del film (quasi un’ora e quaranta).
Il problema semmai è la prevedibilità della pellicola. Mi spiego: vedendo le scene iniziali e i problemi specifici di ogni figlia, se uno si immagina il lieto fine, indovina senza seguire la vicenda, tutto il finale (provateci anche voi. Cosa accadrà alla figlia neopatentata, che non guida perché il padre non vuole? E a quella che non può frequentare il ragazzo di cui si è innamorata dopo solo 3 giorni?).
Insomma, seguendo alla perfezione lo schema classico del racconto (introduzione, fatto, conclusione ), il regista descrive l’ambiente familiare (molto affascinante il micro mondo dei Burns), la nascita di un amore e l’evoluzione dei personaggi, reggendosi su dialoghi incalzanti, veloci, pieni di verve, che si rivelano come l’altro punto di forza del film.
Concludendo: L’amore secondo Dan, candidato al Broadcast Film Critics Association Awards 2008, è una commedia romantica che non regalerà nulla di nuovo al panorama cinematografico, ma per lo meno racconta, senza cadere nel facile uso di scene smielate da cariare i denti, una storia d’amore, facendo sorridere dall’inizio alla fine.
Consigliato a coloro che hanno voglia di film leggeri, agli amanti delle storie d’amore a lieto fine e alle famiglie, in quanto non ci sono mai cadute di stile o volgarità inenarrabili, che i bambini non possono vedere.
Carino e leggero! Un film da vedere con una siga in mano e un uomo vicino….