Ci sta un francese, un inglese e un napoletano, la seconda opera di Eduardo Tartaglia, tratta dall’omonima opera teatrale da lui creata, racconta di un soldato napoletano Salvatore (Eduardo Tartaglia), che in missione di pace in uno stato mediorientale indefinito, deve accettare l’ordine, datogli da un ufficiale anglo/americano, di sposare Majena (Elian Khan), una giovane indigena, incinta di 4 mesi, che rischia di essere uccisa in quanto ragazza madre.
Tutto sarebbe perfetto ed eroico, se non fosse che Salvatore è promesso sposo a Nunziatella (Veronica Mazza), detta Noemi, che aspetta il suo ritorno dalla missione per convolare a nozze. Il soldato napoletano, pronto a sacrificarsi per portare a termine la missione è però manchevole di coraggio nell’affrontare la fidanzata, che appena avuta la notizia, mette in discussione la serietà del suo uomo e in discussione il loro rapporto.
Intorno a lei infatti, tutti, la madre (Regina Bianchi), la sorella Marilena (Teresa Del Vecchio), il fratello Mario (Mario Portfito), tranne il cognato Enzino (Biagio Izzo) cercano di convincerla a cedere al corteggiamento del francese Jean (Genti Came) e lasciar perdere Salvatore, colpevole di aver scelto di sposare Majena, senza tener conto del suo decennale fidanzamento.
La pellicola, girata tra Napoli, San Giorgio a Cremano, Ercolano e Pozzuoli, è una piacevole sorpresa: il soggetto originale, la storia esaustiva e la verve dei protagonisti, capaci di prendere simpaticamente in giro la propria anima Partenopea (le tipiche sceneggiate napoletane, i soprammobili che Nunzia propone al suo Salvatore, i dialoghi della famiglia di Veronica) con buon gusto e il lieto fine messo spesso in discussione equilibrano la prevedibilità dello svolgimento e alcuni dialoghi molto più teatrali che cinematografici.
Il film, grazie ad un ottimo apporto dei personaggi secondari (presente nel cast del film anche Patrizio Rispo il Raffaele di Un Posto al sole nel ruolo di pizzaiolo), Biagio Izzo e Veronica Mazza in primis, mantiene il ritmo, non proprio travolgente, sempre sopra la soglia della noia, dimostrando che una storia italiana, che ha un capo e una coda, pochi fronzoli (così come i pochi mezzi a disposizione), può avere il suo perché e, pur non essendo un capolavoro, non sfigurare.
Nel caso di Ci sta un francese, un inglese e un napoletano, il perché potrebbe ritrovarsi nelle tematiche affrontate, in maniera personale dal regista:a le missioni umanitarie (in questo caso forse più vera di altre), i rapporti amorosi e le loro dinamiche, il rapporto del singolo rispetto alla comunità (la famiglia di Noemi è preoccupata dell’apparenza e lo ribadisce in più occasioni).
Concludendo: quando non ci sono soldi nel cinema ci vogliono le idee: in questo caso, quella di partenza si rivela azzeccata. Consigliato agli amanti della tradizione napoletana e a chi cerca una commedia ben realizzata e sufficientemente piacevole dall’inizio alla fine.
Sempre meglio di michele Imperatore!