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Recensione: Charlie Bartlett

Charlie Bartlett (Anton Yelchin) ha un sogno ricorrente che lo ossessiona: vuole a tutti i costi riuscire a diventare un ragazzo popolare e ben voluto da tutti. Per questo motivo viene buttato fuori dalla scuola privata, dove falsificava documenti per i compagni di istituto, e si deve iscrivere ad una pubblica.
La vita della nuova realtà in cui viene catapultato non è esattamente delle migliori: i ragazzi non lo considerano, quelli noti lo deridono e il bullo lo prende a pugni appena lo vede.
Tutto cambia quando Charlie capisce di poter aiutare gli alunni della scuola, proprio come fa il suo psicologo, cioè ricevendoli nel proprio ufficio (i gabinetti maschili), parlandoci e fornendo i farmaci necessari.


La fama acquisita e la conoscenza di Susan Gardner (la figlia del preside, interpretata da Kat Dennings), di cui si innamora, convinceranno Charlie a superare i vecchi problemi (il padre in carcere e la madre impasticcata) e quelli nuovi (il preside, interpretato da Robert Downey Jr., che non lo vede di buon occhio), per riuscire ad aiutare se stesso ad essere felice.
Charlie Bartlett è il primo film da regista dello sceneggiatore Jon Poll. La storia, che a prima vista potrebbe sembrare la solita trashata alla American Pie o, in caso contrario, uno degli impegnati film di Gus Van Sant sui problemi giovanili (Paranoid Park) è in realtà un mix ben riuscito dei due generi, con trovate divertenti (come la vendita del film “I migliori pestaggi del doposcuola”, che vede come protagonista il bullo o i metodi utilizzati da Charlie per farsi prescrivere le medicine per i suoi compagni) e spunti di riflessione sul mondo giovanile americano incapace di vivere felicemente la propria quodianità, bisognosa di antidepressivi o eccitanti (Xanex e Ritalin) per riuscire ad andare avanti.
Il bel messaggio che lancia il film (alcuni problemi non si curano con le medicine, ma attraverso il dialogo e il saper ascoltare) nasce da una trama semplice e ben delineata, senza tanti fronzoli, che utilizza le gag per reggere il ritmo del film, senza inflazionarle per non far perdere credibilità alla pellicola e tratta tematiche importanti come la depressione, la mancanza di fiducia in se stessi e i problemi legati all’alcolismo senza facili paternali, ma con la consapevolezza di chi sa che a tutto questo si può metter fine.
Sempre convincente l’interpretazione di Robert Downey Jr., che dimostra di non essere stato utilizzato solo come nome di richiamo per lanciare il film, mentre è spettacolare quella del giovane Yelchin, capace di impersonare tutti i disturbi del ragazzo americano medio per riuscire a farsi prescrivere i farmaci, e di regalare al proprio personaggio la sensibilità fuori dal comune che doveva avere.
Concludendo: Charlie Bartlett è un piacevole film da guardare, con l’unica pecca, forse, di concludersi con il classico happy end, che non rende giustizia ad una pellicola capace di battere strade, già molto battute, con un punto di vista e una storia un po’ differente dal solito.

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