Cosa fare per promuovere il cinema nazionale e difenderlo dalla supremazia del made in Usa?
La domanda toglie il sonno a produttori e registi di mezzo mondo, la cui creatività è continuamente castrata dallo strapotere economico del “nemico numero uno”.
Una risposta viene dalla Cina, paese emergente nell’economia internazionale, che ha una sola parola per fermare l’invasione: censura.
Per tre mesi titoli come I am legend, Enchanted, Bee Movie, Beowulf e Stardust saranno messi al bando dalle sale cinematografiche cinesi per promuovere e far crescere il cinema nazionale.
Per una volta è il caso di dire “poveri americani!”, costretti a rinunciare a milioni di possibili spettatori e a miliardi di dollari (soprattutto), a causa della chiusura mentale del China Film Group -l’Ente cinematografico di Pechino- che decide quali pellicole importare e quali lasciar fuori dalla Grande Muraglia.
Un atteggiamento sicuramente protezionista, che viola le più semplici regole del mercato libero e si pone come giudice unico nella scelta della pellicola da proiettare.
Lo slogan per la campagna di nazionalismo cinematografico potrebbe essere “non passa lo straniero” e dalla Cina fanno sapere di esser certi della riuscita del programma.
Noi non lo siamo, anzi ci auguriamo che i cinesi investano la (misera) tredicesima nell’acquisto di DVD stranieri, possibilmente a stelle e strisce.
Del resto tutti son liberi di fare ciò che vogliono…loro nn si beccano i film americani….noi invece oltre a quelli ci dobbiamo sorbettare quelli italiani!!
i problemi della cina sono ben altri: tutte le libertà che censurano, lo fanno con i soldi europei ed americani, che vanno in cina ad appaltare le loro aziende. quindi invece di fare gli ipocriti e additare continuamente i cinesi, leviamo i fondi al loro governo e magari usiamoli per cose che possano servire veramente al popolo