Il 4 giugno ricorrerà il ventesimo anniversario della morte del grande Massimo Troisi e Carlo Verdone, che del napoletano è stato grande amico, lo ricorda con parole piene di amore e nostalgia.
A me capita spesso di pensare a Massimo e di rifletterci intensamente: una personalità complessa, profonda e non facilmente accessibile come la sua all’orizzonte del cinema italiano non è più apparsa. Siamo stati amici, del resto, proprio perché ho sempre rispettato i suoi tempi, le sue abitudini, le sue idiosincrasie e nei confronti del contiguo itinerario professionale ho mantenuto un atteggiamento sincero, fluido, spontaneo e di conseguenza mai assillante.
Poi Carlo Verdone si lascia andare a qualche ricordo personale:
Mi ricordo quella volta che dovevo accompagnarlo a pescare una tipa chissà dove e dedicarmi alla sorella, ma siccome non c’erano ancora i navigatori vagammo in auto un’ora e mezza per strade periferiche di Roma smoccolando. E quando si giunse al dunque, la sua partner a un certo punto se ne uscì dicendo: Ma che è ‘sto rumore? Sto impazzendo. Era il tic-tac della valvola cardiaca che Massimo si portava dietro con meravigliosa indifferenza