Torniamo con gioia a parlare di Death Note, stavolta astraendoci dal manga e giungendo alla versione in “carne ed ossa”. Vedere la mano di Light Yagami scrivere per davvero nomi su un Death Note reale è un’emozione.
I due film che narrano vicende ispirate al manga, intitolati rispettivamente Death Note e Death Note – the Last Name, entrambi per la regia di Shusuke Kaneko. Il secondo è il sequel necessario del primo, nel senso che guardarlo senza vedere il primo è un suicidio dal punto di vista dell’intrattenimento.
Sarebbe come approcciare la serie di Matrix iniziando da Matrix:Reloaded, il secondo capitolo. La storia è molto, molto appassionante, essendo tratta da un fumetto geniale come Death Note. I due film sono valutabili inizialmente sotto due punti di vista: da un lato la fedeltà rispetto all’anime, dall’altro l’effettiva realizzazione del film.
Secondo me gli attori sono veramente azzeccati, sia nella somiglianza fisica con i personaggi del fumetto, sia per quello che riguarda il modo con cui riescono a imitare le espressioni e le movenze.
Per quanto riguarda questo aspetto, quindi, i due film sono assolutamente da vedere. Light è proprio Light (Tatsuya Fujiwara). Serio, espressione fredda, calcolatore, una delle menti più promettenti del mondo.
Anche la sua casa e i suoi parenti sono riportati nel mondo reale con fedeltà e dovizia di particolari. Takeshi Kaga è Souichiro Yagami mentre Hikari Mitsushima è Sayu Yagami: anche loro sono assolutamente da vedere, anche se si tratta di personaggi assolutamente secondari.
In particolare il padre di Light, nel suo essere serio, dedito al lavoro e legatissimo e protettivo nei confronti della famiglia. La situazione calma e positiva in casa, il cercare di nascondere la propria attività di giustiziere e la sua identità di Kira, affogandola nella normalità della sua vita quotidiana.
Poi c’è Misa Amane, interpretata da Erika Toda. In questo caso il suo fare infantile è un pò estremizzato, nel manga Misa mi sembrava un pò più normale, per quanto questa parola possa avere un senso.
Ma quello che fa davvero impressione è L, interpretato da Ken’ichi Matsuyama. Già attore in Nana, altro film tratto da un manga, lal sua figura è la “carnificazione” di ciò che vediamo sulla carta stampata.
Rispetto all’interprete di Light, L è identico a L anche fisicamente: il primo infatti è meno slanciato e longilineo della sua controparte su carta. L ha lo stesso sguardo, lo stesso modo di fare, e vi assicuro che sentendolo parlare si ha l’impressione che quella sia da sempre stata la voce di L, anche prima che il film venisse girato.
Si gratta la gamba col piede opposto, sta sempre rannicchiato sul divano col suo sguardo concentratissimo, scruta le cose che deve esaminare, filmati, fascicoli. Parla guardando il proprio interlocutore direttamente negli occhi e non nasconde una buona dose di ironia.
E poi mangia dolci, cioccolata, gelato; tiene il telefono esattamente come lo tiene L d’inchiostro, facendolo pendere dall’alto. Veramente ben fatto, l’attore mi piace tantissimo. Non posso e non voglio rivelare alcunchè della trama, se non che ricalca fedelmente quella del manga.
Bellissimi gli Shinigami, Ryuk e Rem, realizzati digitalmente, e identici a quelli del manga. Con l’aggiunta dei colori e del movimento tutto si fa più bello e realistico, bellissime in particolare le ali di Ryuk, e la risata di quest’ultimo è veramente diabolica.
Light, a colpi di Death Note, vuole creare un mondo nuovo, senza crimini e di cui lui sarà l’unico Dio; a contrastarlo, il giustiziere del giustiziere: L, armato di intelligenza e di deduzione. Sullo sfondo, gli Shinigami.
Quello che posso dire è che sono riusciti a comprimere la vicenda, originariamente complessa e intricata, in due film il cui soggetto è di Tsugumi Ohba, Takeshi Obata e sceneggiati da Tetsuya Oishi, riportando personaggi e vicende principali, colpi di scena inclusi, con garbo e fedeltà .