Rai-Sky, la trattativa dai contorni simili a quelli della più classica delle telenovelas, pare proprio destinata se non a un lieto fine quanto meno a un felice compromesso. E’ noto come ormai da settimane il Servizio pubblico radiotelevisivo nella persona del direttore generale Mauro Masi, stia trattando per la permanenza futura dei suoi canali sulla piattaforma satellitare.
In particolare in vista della scadenza del contratto prevista per il prossimo 31 luglio, a fronte di una proposta Sky che prevede 50 milioni di euro l’anno per i prossimi sette più altri 75 milioni in tre anni di acquisto di titoli cinematografici da Rai Cinema, la controparte Raisat si aspetta una maggiore valorizzazione dei propri servizi “pay” (Extra, Premium, Cinema, Smash Girls, Yo Yo, Gambero Rosso) e “free” (Rai Gulp, Rai Storia) a cui vanno aggiunti i tre canali generalisti Raiuno, Raidue e Raitre, su una struttura che di fatto è ormai il secondo gruppo televisivo italiano quanto a ricavi.
A proposito delle “tre punte di diamante” della televisione di Stato, il contratto di servizio stipulato con il Ministero dello Sviluppo Economico, prevede l’obbligo di permanenza del marchio Rai su tutte le piattaforme televisive, almeno così sembrerebbe poiché il viceministro Paolo Romani si è affrettato a chiarire: “La Rai ha un obbligo di presenza su ogni piattaforma ma non su tutte: per quel che riguarda il satellite spetta all’azienda scegliere quale sia la più indicata”. Chiaro il riferimento alla neonata TivùSat che prenderà il via il prossimo 31 luglio con protagonista oltre che la Rai anche Mediaset e i canali Telecom Italia Media.