Quando si parla di un mestiere che non sia proprio di quelli tradizionali ma che si riferisca a settori contigui per lo più al mondo dello spettacolo e dello sport, la prima domanda che ci si pone è: si nasce o ci si diventa? Per quanto riguarda il mestiere del paparazzo direi proprio che ci si nasce, se è vero che bisogna essere dei bravi fotografi, preparazione che solo un adeguato insegnamento può dare e altrettanto assodato che bisogna possedere doti come la tenacia, furbizia e fantasia che solo il proprio patrimonio cromosonico può donare.
In Vita Da Paparazzo, la minifiction in due puntate, in onda da ieri sera su Canale 5 alle 21, si raccontano le avventure di questi veri e propri cacciatori d’immagini, un mestiere nato con la Dolce Vita descritta da Federico Fellini e che negli anni ha subito una lenta ma inesorabile metamorfosi, fino ad arrivare a dei limiti che in molti casi ne hanno messo in discussione l’etica, come per la tragica morte della Principessa Diana d’Inghilterra nel tunnel dell’Alma a Parigi.
Pier Francesco Pingitore, autore di Vita Da Paparazzo, che ha vissuto in prima persona l’esperienza del gossip fotografico quando era redattore del giornale mondano Lo Specchio, ha voluto rappresentare quell’esperienza, proponendo un incisivo confronto tra il passato e il presente. Il tempo che fu, attraverso le figure di Tom Aquilani (Lorenzo Crespi) e Gino Magni (Pino Insegno), soci dell’agenzia International Rome Photos, calati nella realtà della Dolce Vita, l’attualità con l’immagine emblematica di Daniele Magni (Sergio Arcuri) figlio di Gino e Giovanna (Milena Miconi), titolare nell’agenzia del padre, arrestato per violazione della privacy ed estorsione. Accostare la vicenda della fiction con quella reale di Fabrizio Corona, viene spontaneo nonostante l’autore abbia negato ogni riferimento.