Prima che il prossimo paziente entri io mi rilasso trenta secondi sulla sedia. Anche stavolta sono riuscito a fare tardi, sono stanchissimo, non dovrebbero permettermi di ricevere pazienti a quest’ora, forse non sono in grado di essere loro d’aiuto.
Adesso ho bisogno di qualcuno che aiuti me, un paziente che mi aiuti ad aiutarlo, e a giustificare la stanchezza e la fatica che settimanalmente mi costruisco addosso.
Entra il paziente. Un sussulto, come quando vieni sorpreso a leggere una rivista pornografica da un parente. Ma poi lo vedo, e mi rilasso subito. La figura che ho davanti mi comunica familiarità, sicurezza e simpatia allo stesso tempo. Faccio fatica a rendermi conto di essere nel mio studio e non in un un buon ristorante.