Si dice che per conoscere il diavolo bisogna andarci a cena: alla luce dei recenti fatti che vedono protagonista dell’insolito convivio da una parte il Governo sotto forma di decreto Romani (in discussione in queste ore alla Camera) che dovrebbe tra l’altro dettare nuove regole su internet e dall’altra il colosso Google proprietario di YouTube da più parti accusato di ledere il diritto di copyright. Bisognerebbe stabilire intanto chi cela sotto mentite spoglie l’aspetto demoniaco, perché alla miope attenzione dell’opinione pubblica italiana si sta consumando uno scandalo non da poco all’insegna del più bieco business.
Che internet stia sullo stomaco ai Governi incluso il nostro non è una novità, già nel 2008 quando l’Italia si apprestava a ricoprire per la terza volta la presidenza del G8 il premier, Silvio Berlusconi dichiarava: “Il G8 ha già come compito la regolazione dei mercati finanziari in tutte le nazioni; ho visto che per quanto riguarda internet manca una regolamentazione comune. Porteremo sul tavolo una proposta internazionale, essendo internet un forum aperto a tutto il mondo.” Regolamentare o se volete imbrigliare sotto una qualsivoglia legge un canale d’espressione che fa della libertà la sua migliore prerogativa.