Vieni via con me: Ruffini soddisfatto, Maroni contrariato, Nino Rizzo Nervo ringrazia Masi, Bonolis vede riferimenti a Il senso della vita

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L’indomani della seconda puntata di Vieni via con me (cliccate sul link per il commento e le foto), che è stata seguita da più di 9 milioni di telespettatori e uno share medio del 30,2%, i commenti di politici, giornalisti e personaggi del mondo dello spettacolo si sprecano. Paolo Ruffini, direttore di Raitre, commenta così il nuovo record storico della terza rete Rai (fonte AGI):

Vieni via con me è un programma che mancava a tanti telespettatori come l’aria. Mi aspettavo un risultato importante perché il programma è bello e merita questa attenzione e dimostra di meritarla per come è costruito. E’ un racconto corale, di tante cose che ci riguardano e ci interpellano, è il contrario di una tv che vorrebbe invece trovare il suo punto di riferimento nell’essere un luogo dove si possono esprime opinioni e dove non si può discutere. Proprio questa cosa manca ai telespettatori come l’aria … non è l’unico modo per fare televisione, però l’idea che questo modo sia improponibile è senz’altro sbagliato. Non ci appartiene l’idea che sa l’unica maniera di fare televisione, però è diritto-dovere rispettare il lavoro degli altri, di Saviano e di quanti si sono impegnati nel fare il programma. Vieni via con me è una delle cose più belle della Rai, che ha nel suo dna una vocazione plurale. La forza della Rai è e rimane quella di offrire cultura. Sicuramente il programma è nato senza che avesse l’imperativo degli ascolti, non l’abbiamo fatto con il termometro degli ascolti, eravamo comunque convinti che ci sarebbe stato un buon risultato ma non pensavamo fosse a questi livelli, specie dopo la prima puntata che secondo me, con Benigni, è stata straordinaria. Devo dire che la seconda puntata è stata fortissima.

Il consigliere della Rai Nino Rizzo Nervo ha commentato:

Vieni via con me, a lezione di Gomorra. Saviano: “La mafia prolifica al Nord”


Lezione di Gomorra nella nuova puntata di Vieni via con me, in un turbinio di emozioni che permeano lo studio fin dalle prime battute, quando Fabio Fazio, tossicchiante per la tensione, snocciola l’elenco lunghissimo di personaggi politici che dovrebbero essere invitati nelle prossime puntate (solo due) se la trasmissione dovesse essere equiparata ad una tribuna politica come qualcuno (leggi Mauro Masi, dg Rai) vorrebbe. E’ la puntata degli elenchi ancor più della precedente, in mezzo Roberto Saviano che ci racconta le dinamiche mafiose, si parte dalle origini con i tre cavalieri venuti dalla Spagna: Osso, Mastrosso e Carcagnosso, ognuno di loro ha contribuito alla nascita delle organizzazioni che speculano nel buio per un solo unico motivo: il denaro.

Si rimane allibiti di fronte al racconto che sembra uscito dalla penna di uno scrittore fin troppo fantasioso, i riti di iniziazione, il contrasto onorato, ovvero il novizio che entra a far parte della famiglia, descritta come un albero con tanti rami, da cui può uscire solo cadavere. La formula con cui ciascun affiliato firma l’imprescindibile dichiarazione di fedeltà alla mafia, che agita, colpisce, architetta nel buio, fino ad arrivare ai centri della finanza milanese, colludendosi con la politica. Le grandi società di fronte a tanto strapotere economico, chiudono un occhio anzi due. Un romanzo dicevamo, peccato che sia la realtà, il più grosso errore sarebbe proprio guardarlo con fare distaccato. L’incredibile ossimoro è che coloro che agitano le fauci voraci della finanza, sono persone destinate a vivere in bunker, vivendo la non vita, potendo godere solo di una piccola parte delle immense ricchezze che riescono a stipare. Poi l’affermazione che sembra uscita dal Vangelo: “Nel momento in cui ognuno di noi non fa il male, sta facendo arretrare loro e sta forse sognando un’Italia diversa”.

Vieni via con me, Sandro Bondi: “Fazio e Saviano hanno sprecato un’occasione nuova e promettente”

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Continuano le polemiche attorno alla partecipazione di Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani alla seconda puntata di Vieni via con me, in onda domani sera su Raitre: il ministro della cultura Sandro Bondi ha commentato:

Fabio Fazio e Roberto Saviano avevano almeno avuto il merito di lanciare una trasmissione di cultura, pur con un carattere di protesta civile esplicitamente schierata, il mio rammarico è che hanno malamente sprecato un’occasione nuova e promettente … [i due conduttori] si sono buttati a capofitto nello scontro politico e lasciandosi trascinare nel gorgo della politica militante.

Il gruppo di lavoro della trasmissione in una nota ha replicato a tutti gli attacchi polemici e preventivi:

Vieni via con me, seconda puntata: ospiti Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani. La dirigenza RAI li blocca

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Gianfranco Fini e Pierluigi Bersani dovrebbero essere ospiti della seconda puntata di Vieni via con me, il programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano in onda su Raitre il 15 novembre in prima serata. Il condizionale è d’obbligo: il presidente della Camera e il segretario del PD dovrebbero intervenire per parlare dei valori della destra e della sinistra, ma la Rai non vuole dare il via libera.

L’invito formale a rinunciare ai due politici è partito dal vicedirettore generale Antonio Marano dopo aver sentito il direttore generale Mauro Masi: in una nota di servizio Marano sottolinea come la presenza dei politici non era prevista nella scheda prodotto programma compilata precedentemente, e che la loro partecipazione sarebbe in contrasto con la direttiva di Masi emanata in agosto e con quelle della commissione di vigilanza del 2003 e del2009.

La direzione generale ha invitato il direttore di Raitre Paolo Ruffini ad attenersi alle disposizioni in vigore, già infrante la scorsa puntata invitando il governatore della Puglia Nichi Vendola.

Annozero, il Papa nero e l’isola che non c’è

L’Italia del 2010 si confronta con il futuro mai cosi incerto forse, come in questo periodo. La puntata di Annozero appena andata in onda dal titolo Il Papa nero cerca di dare dei contorni a un quadro a tinte fosche, dove i protagonisti sembrano il risultato di uno strano effetto caricaturale. Sono tutti animati da buoni propositi, da un Italo Bocchino di Futuro e Libertà che richiama un modello di governo che faccia gli interessi del Paese a Pier Ferdinando Casini leader Udc che mette il dito sulla piaga delle crisi ideologiche per cui non si capisce più dove sia la destra e la sinistra. Il “rottamatore” Matteo Renzi sindaco di Firenze, con ironia tipicamente toscana manderebbe tutti a casa. Viene da chiedersi: questa gente qualche anno fa dov’era? Possibile che nessuno si fosse accorto che ci stavamo inevitabilmente infilando in un vicolo cieco? O forse molti, intenti a saltare sul carro del vincitore lo stesso da cui ora stanno frettolosamente scendendo, hanno fatto finta di non vedere?

La conferma che il governo attuale è ormai alla camera a gas arriva dallo stesso Bocchino che ufficializza il ritiro dei ministri di Futuro e Libertà una volta approvata la Finanziaria, poi si tornerà alle urne con il rischio che non cambi assolutamente nulla o che si dia vita ad un governo tecnico guidato, come risulta da un sondaggio Svg commissionato dallo stesso Annozero, dal Governatore della Banca D’Italia Mario Draghi, soluzione condivisibile sperando che finalmente qualcuno si degni di dare delle risposte concrete a un Paese in agonia.

E Gianfranco Fini? Colui che ha dato una sonora spallata non solo al governo, ma anche a un certo modo di intendere la destra, si appresta a diventare lui un nuovo protagonista della scena politica italiana rinnovata. Nuovo e rinnovamento termini sentiti un sacco di volte uscire dalle bocche dei nostri politici e proprio per questo ascoltati con una certa diffidenza.

Moige boccia Canale 5 ad ottobre a causa di Domenica Cinque e Chi ha incastrato Peter Pan, Raiuno migliore nonostante Terra Ribelle

Canale 5 è nuovamente risultata la rete out per il Moige: secondo l’Osservatorio Tv del movimento italiano genitori, a novembre, la rete ammiraglia Mediaset è la più sconsigliata a causa di programmi non consoni al pubblico giovane, come Domenica Cinque (primo posto), Chi ha incastrato Peter Pan? (secondo posto). Una tirata d’orecchie va anche ad Italia 1, a causa della programmazione di My Name Is Earl nel primo pomeriggio.

Raiuno, nonostante due programmi out come Terra Ribelle e La Ladra, risulta comunque la rete più apprezzata in generale, grazie a Ho sposato uno sbirro 2, Il bandito e il campione e I migliori anni. Bene raidue con X Factor 4 e Raitre con Cose dell’altro Geo.

Tornando ai programmi out: Domenica Cinque è stata segnalata più di una volta per i contenuti non appropriati, specie nella puntata del 10 ottobre dedicata a Sarah Scazzi:

Antitrust contro Sky per diritti Tv dei Mondiali di calcio 2010

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L’Antitrust ha aperto un procedimento contro Sky Italia in merito all’offerta televisiva dei Mondiali di Calcio 2010: l’accusa è abuso di posizione dominante nell’acquisizione dei diritti di trasmissione. L’azione è basata su un esposto di Mediaset del maggio 2010, che aveva denunciato Sky per la mancata cessione dei diritti delle partite per il digitale terrestre, piattaforma sulla quale non era presente la società di Rupert Murdoch.

Secondo l’Antitrust (fonte La Repubblica):

La decisione della società, che ha l’86% del mercato della pay-tv, di acquistare da Rai nel 2008 la titolarità dei diritti pay sui mondiali di calcio 2010 e 2014, in esclusiva su tutte le piattaforme trasmissive, potrebbe configurare un abuso anticoncorrenziale di natura escludente, vista la rilevanza dei contenuti nonché l’estensione dell’esclusiva … al momento dell’acquisto da Rai nel 2008 era peraltro pienamente vigente il divieto imposto dalla commissione europea di trasmettere su piattaforme diverse da quella satellitare fino al 2012. Con i suoi comportamenti, Sky ha reso indisponibili sul mercato i diritti di trasmissione televisiva dei mondiali di calcio 2010 e 2014, in modalità a pagamento, ad operatori concorrenti che operano su altre piattaforme trasmissive.

Aldo Grasso e la tv convergente, il futuro preoccupa?

Che la televisione fosse in evoluzione non avevamo dubbi, la metamorfosi è sotto gli occhi di tutti, ispirata dalle tecnologie che rendono questa sorta di acquario virtuale scenario di nuove ambientazioni a cui l’interattività concederà quel tocco in più. Ci preoccupano un po’ le conclusioni a cui sono giunti l’esimio Aldo Grasso professore ordinario dell’Università Cattolica di Milano nonché critico televisivo del Corriere della Sera, Massimo Scaglioni e i ricercatori del Ce.R.T.A. (Centro di Ricerca sulla Televisione e l’Audiovisivo). Il termine ultimo su cui i massmediologi si sono soffermati per definire la tv attuale è “convergente”.

La convergenza è un fenomeno che viviamo tutti i giorni anche se non ce ne rendiamo conto. Tutta la storia dei media fino a qualche anno fa è sempre stata impostata sul fatto che ognuno svolgeva un unico compito: la televisione serviva a vedere, la radio a sentire, il telefono a parlare e così via. Da quando c’è stata la rivoluzione digitale i mezzi hanno iniziato a convergere tra di loro e in tal modo hanno dato una nuova vitalità alla comunicazione.” Afferma Aldo Grasso che tra l’altro ha pubblicato proprio di recente un libro dal titolo Televisione Convergente. La tv negli anni è divenuta crocevia delle nuove tecnologie su cui convergono la rete elemento di base fondamentale e l’utilizzo dei cellulari che da semplici telefoni a oggi sono molto più performanti nel processo di scambio delle informazioni:“Il telefonino da strumento di comunicazione si è trasformato in uno strumento elettronico dove si radunano il nostro essere sociale e la nostra identità individuale e collettiva.” Afferma Grasso

Vieni via con me, Roberto Saviano: “L’Italia è il Paese felice dove se non muori sei colpevole perchè vivi”

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Un’outsider scomodo nella serata catodica del lunedi, conteso tra la fiction di Raiuno e la madre di tutti i reality su Canale 5, quel Vieni via con me su Raitre fino all’ultimo in forse, che invece come un fiore nel deserto ha saputo essere esempio di grande televisione nell’uniforme panorama televisivo nostrano. Non mancano i guizzi ironici costruiti da Fabio Fazio, deliziosi intermezzi rappresentati da coloro che devono faticare ogni giorno per sbarcare il lunario, pur avendo una laurea o semplicemente perchè costretti a sopravvivere con pensioni da fame.

Ma il vero coup de grace è il monologo di Roberto Saviano, lo scrittore snocciola passo dopo passo le fasi attraverso cui si anima la macchina del fango, lo strumento che negli anni è stato utilizzato dalla politica per delegittimare i propri avversari, uniformandoli al tutto per renderli vulnerabili e quindi soggetti all’annientamento. Guai a far parte di un’unica anima sociale, bisogna guardare alle diversità, alle personalità come Giovanni Falcone che ha fatto della lotta alla mafia il suo motivo di vita, portandolo all’estremo sacrificio. Le parole di Saviano pesano come macigni: “L’Italia è il Paese felice dove se non muori sei colpevole perchè vivi.”

Auditel risponde a Mockridge: non snobbano gli immigrati

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Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, in occasione della presentazione di Babel, la televisione dedicata interamente agli immigrati, aveva attaccato Auditel sostenendo che la società di rilevazione di ascolti mancasse nei confronti dei nuovi cittadini italiani (“L’Auditel ignora la comunità di immigrati residenti in Italia che ormai cinque milioni di persone. E questo è un errore grave che va corretto“).

Walter Pancini, direttore generale di Auditel, ha prontamente replicato: (fonte Ansa)

Sky non opera su Marte ma lavora con noi nel Comitato Tecnico. Sa quindi benissimo che il problema dell’inclusione degli stranieri nel campione che rileva la televisione non dipende da Auditel che, invece, si batte, da anni, per ottenere l’accesso alle liste anagrafiche per estrarre i nominativi, immigrati compresi. Il problema è all’attenzione dell’Agcom che sta collaborando con noi per superarlo: attualmente, le normative vigenti ci consentono l’uso delle sole liste elettorali. E’ paradossale che un problema, comune a tutte le ricerche, portato avanti con forza da Auditel (e ripreso, ancora il 21 ottobre, dal suo Consiglio) venga usato da mister Mockridge per ‘attaccare’ proprio chi l’ha denunciato per primo.

Annozero, l’amore ai tempi di B: basta con i casting?

Stanchi, delusi, affranti. Una volta al computer per scrivere il pezzo sulla recente puntata di Annozero sentiamo crescere dentro di noi tanta commiserazione verso un Paese che preferisce parlare di tutto fuorché dei suoi problemi reali. A un tasso di disoccupazione altissimo, che riguarda soprattutto i più giovani ma che non risparmia nessuna fascia d’età, si è preferito anteporre commenti tra i più disparati su una casa acquistata a Montecarlo, poi è toccato al caso di Sarah Scazzi subire il difficile destino della profanazione più estrema, intanto si precipita nella melma ma nessuno sembra notarlo. Ora sono giorni che non si fa altro che parlare di bunga bunga, della presunta relazione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con tale Karima El Mahroug detta Ruby divenuta da poco maggiorenne, di origini marocchine o forse no egiziane, presunta parente di Mubarak, ma pare non essere vero neanche questo. E’ la politica della menzogna, quella ripetuta fino alla saturazione al punto da diventare verità.

Nessun colpo di scena nella serata della seconda rete Rai dedicata alle due escort, su cui è stata dirottata l’attenzione morbosa dell’opinione pubblica pur di distoglierla da ben altri problemi, un giochino visto e rivisto a cui neanche Michele Santoro riesce a sottrarsi. Assenti entrambe le protagoniste, anche l’ultima arrivata tal Nadia Macrì, già sul punto di rubare la scena a Ruby, pronta a rivelare verità scabrose, bloccata appena in tempo dal riserbo dei magistrati. E’ l’Italia che pesta l’acqua nel mortaio, più è torbida meglio è. Siamo certi che sia così importante conoscere le origini di questa ragazzetta venuta dal profondo sud, che sembra aver già capito le dinamiche di un certo mondo? Le famose pubbliche relazioni di cui parla Lele Mora, dietro cui si cela il dissennato mercato del sesso in cambio di fama e denaro. Niente di strano ormai: ciò che una volta si svolgeva nel silenzio delle garconniere ora è di dominio pubblico.

Alessia Marcuzzi: “Mai nella casa del Grande Fratello!” se lo poteva risparmiare?


Diceva il buon Gianfranco Funari: “La televisione è come la merda. Bisogna farla ma non guardarla“, una regola di base che Alessia Marcuzzi ha fatto propria, come si evince da un’intervista pubblicata questa settimana da Diva e Donna. Restiamo ancora basiti quando in questo Paese, persone circondate da una benchè minima aureola di credibilità si confessano alla stampa, abbandonandosi ad esternazioni che sinceramente si sarebbero potute risparmiare.

La Marcuzzi, lo sappiamo bene, è da qualche anno la paladina di quel caravaserraglio di sottoprodotti umani chiamato Grande Fratello, lei stessa è consapevole che viene offerto agli spettatori un prodotto televisivo indegno di questa definizione, tant’è vero che confessa:”Io non sono dentro la casa e non ci andrei mai. Preferisco starmene al sicuro, nella mia intimità“. Mica stupida la ragazza! Meglio non sporcarsi troppo le mani, proprio con quella sostanza immonda eppure terribilmente umana, il cui accostamento calza a pennello con quanto viene mandato ogni lunedì sera su Canale 5! Per fortuna la gente dopo anni di inutile quanto dannoso inebriamento, pare abbia capito finalmente la solfa e si stia gradualmente distaccando a favore di prodotti qualitativamente migliori (non che ci voglia molto) come la fiction su Rai Uno.

Rai: Mauro Masi, telenovela senza fine?


Caro Presidente, siamo molto preoccupati per lo stato di salute della Rai, la situazione è arrivata ad un punto tale che non possiamo limitare solo alla nostra attività in consiglio di amministrazione l’azione di controllo, vigilanza e di denuncia. Il servizio pubblico è un patrimonio dell’intero paese e per difenderlo è venuto il tempo di rendere tutti consapevoli che rischia una crisi irreversibile”. Parole pesanti quelle dei consiglieri Rai di minoranza, Rodolfo De Laurentiis, Nino Rizzo Nervo e Giorgio Van Straten, sono l’incipit della lettera indirizzata qualche giorno fa al presidente della Comissione di vigilanza Rai, Sergio Zavoli e danno un’idea precisa di quanto siano buie e tempestose le acque in cui naviga in questo periodo il servizio pubblico radiotelevisivo. Da una parte un deficit che negli anni è lievitato inesorabilmente passando dai quasi 10 milioni del 2008, per arrivare ai 130 alle fine di quest’anno e che potrebbe toccare addirittura i 600 nel 2012, dall’altra la questione che vede al centro di controversie d’ogni tipo l’attuale dg Mauro Masi.

Da molti additato come la causa degli innumerevoli mali che affliggono la Rai, il direttore generale è stato di recente protagonista di un referendum indetto dall’Usigrai per sfiduciarlo:“Io rispetto tutti, ma in azienda rispondo solo al Consiglio di amministrazione-ha risposto Masi in un’intervista a Libero- E poi, sa cosa le dico? Dopo la gran Croce di Cavaliere della Repubblica consegnatami dal presidente Carlo Azeglio Ciampi, e il titolo di Cavaliere dell’ordine di San Gregorio Magno, assegnatomi da Papa Benedetto XVI, metterò nel mio curriculum anche una sfiducia assegnatami dal dottor Verna, segretario dell’Usigrai”.

Di recente Masi è balzato agli onori delle cronache per il conflitto al calor bianco con Michele Santoro, la nuova stagione di Annozero è iniziata in un clima di totale incertezza, al momento Marco Travaglio e Vauro ospiti fissi della puntata lavorano senza contratto, il “vaffan’bicchiere” proferito dal giornalista nella prima puntata nei confronti di Masi non ha certo contribuito a rasserenare il clima, tanto che Santoro si è beccato pure uno stop di 10 giorni che la mancata adesione dei vertici Rai all’arbitrato interno chiesto dal conduttore ha fatto poi decadere, un provvedimento quello di Masi che lo stesso presidente della Rai Paolo Garimberti non manca di definire:”manifestamente sproporzionato”.

Blob denunciato per bestemmie, Ruffini chiede scusa: “Gli errori vanno ammessi”

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L’Aiart ha presentato un esposto contro Blob per violazione dell’articolo 528 del codice penale che vieta gli spettacoli osceni. L’associazione in una nota spiega (fonte Il messaggero):

Mercoledì Blob ha mandato in onda bestemmie, insulti razzisti, turpiloquio. Abbiamo quindi presentato un esposto-denuncia contro la direzione di Raitre e gli autori di Blob. Abbiamo inoltre inviato una selezione al presidente della Rai Garimberti, al presidente dell’Autorità Calabrò, al presidente della Vigilanza Zavoli e al presidente del Comitato Media e Minori Mugherli. Ci Auguriamo che intervengano.

Il direttore di Raitre Paolo Ruffini ha ammesso l’errore: