Tiberio Timperi si racconta a Cinetivu: in tv servirebbe un pizzico di meritocrazia


Dopo l’eccellente scheda realizzata da Giulia Tarroni la scorsa settimana, Cinetivù ha incontrato il poliedrico Tiberio Timperi, al termina della 13ma edizione di Mattina in Famiglia su Raidue, ecco cosa ci ha detto.

Forse non tutti sanno che Tiberio Timperi ha esordito in campo artistico come dee jay radiofonico: cosa ricordi di quel periodo?

Ricordo tanta libertà, follia e spensieratezza, eravamo felici consapevoli di esserlo. Una stagione travolgente, irripetibile.

Quanto è cambiata la radio rispetto a quegli anni?

La radio è cambiata molto, si è industrializzata. Prima scimmiottava la Rai, ora scimmiotta se stessa in un loop senza fine, le playlist hanno appiattito tutto, i disc-jockey ormai, in molte radio, equivalgono a porte girevoli di grand’ hotel. Si preferisce la forma alla sostanza.

Agrodolce, in esclusiva per Cinetivu parla Vincenzo Ferrera, l’ispettore buono della soap

 Dopo avervi annunciato lo sblocco dei finanziamenti da parte della Regione Sicilia per la nuova stagione, questa settima Cinetivù ha incontrato uno dei protagonisti di Agrodolce, la fiction di Raitre, in onda ogni sera dopo le 20 con una media di quasi due milioni di telespettatori, lui è l’ispettore Martorana ovvero Vincenzo Ferrera.

Come nasce artisticamente Vincenzo Ferrera?

Intanto posso dirti che ho frequentato il liceo classico Garibaldi di Palermo negli stessi anni di tutti gli altri attori che sono usciti da quella scuola: Luigi Lo Cascio, Corrado Fortuna, Luca Barreca (mio collega in Agrodolce), tanto per citarne alcuni. Poi mi sono iscritto con poca convinzione alla facoltà di Giurisprudenza che infatti ho frequentato solo per un anno per poi lasciarla. A 18 anni entro a far parte della compagnia giovani del teatro Biondo di Palermo diretta da Roberto Guicciardini.

Quanto è importante secondo te la “componente teatrale” nella formazione di un attore?

Credo sia fondamentale essere assolutamente un attore che ha con se un grande bagaglio teatrale, la tecnica teatrale è un tesoro che ci si porta dietro continuamente anche se hai che fare con la soap.

Sappiamo che il tuo sogno è aprire una scuola di recitazione a Palermo, potrebbe realizzarsi a breve?

Aprire una scuola è sempre stato un mio sogno, insieme ad altri giovani colleghi, quando ci daranno uno spazio vedremo.

L’uomo del weekend: intervista a Duccio Forzano – esclusiva Cinetivù


Questa settimana Cinetivù ha incontrato un importante regista televisivo: Duccio Forzano, all’attivo la direzione di programmi come Verissimo, Stasera Pago Io e da qualche anno di Che tempo che fa con Fabio Fazio su Raitre. Abbiamo raccolto durante una pausa di lavoro le sue impressioni.

Duccio Forzano una passione per la regia fin dall’infanzia, puoi raccontarci come è nata e cresciuta?

Quando ero bambino mio padre mi regalò un proiettore, un oggetto che mi affascinava moltissimo. Lo usai tanto, con i miei fratelli finchè si ruppe. Poi la vita mi portò ad allontanarmi da questa passione allo stadio embrionale ed ho fatto mille mestieri diversi, in tutt’altri campi. Poi un po’ di anni dopo la passione è riesplosa in modo più deciso e da lì non ho mai smesso di esprimermi attraverso le immagini. All’inizio come operatore, poi montantore, poi film maker, ho percorso tutti gli step crescendo insieme al mestiere. Mi sono preparato e questo mi ha consentito di poter salire sul mio treno quando è passato.

E la collaborazione con Claudio Baglioni?

Ovvero il mio treno. Baglioni mi chiamò dopo che realizzai un lavoro per Paola Massari, la sua ex moglie. Parliamo dell’inizio deglia nni ’90. Da lì è partito un sodalizio artistico che dura ancora oggi e che nel tempo è diventato anche una bellissima amicizia.

Sei conosciuto come regista televisivo ma in passato hai diretto anche progetti cinematografici (la commedia comica 23): cosa ti appassiona di più?

Io credo che il mestiere del regista sia lo stesso che si diriga un film o un programma televisivo o si faccia teatro. Cambiano le tecniche, ma il concetto di direzione è il medesimo. La tecnica e le modalità di direzione cinematografica sono molto interessanti e mi affascinano molto, ma anche la televisione sa essere molto appagante, specialmente quando si ha la fortuna di dirigere dei grandi show con dei professionisti come è capitato a me e parlo di Fiorello così come Gianni Morandi, Vincenzo Salemme, Giorgio Panariello e molti altri, fino ad arrivare a Fabio Fazio.

L’inventore di programmi: intervista a Giovanni Benincasa – esclusiva Cinetivù


Questa settimana Cinetivù ha incontrato Giovanni Benincasa storico autore tv, alle spalle collaborazioni con Michele Guardì, Gianni Boncompagni, Raffaella Carrà, a lui di deve la firma di programmi come Libero con Teo Mammucari, Internet Cafè su Raitre, Carramba che sorpresa! di Raiuno, Bombay su La7 e il recente Aquarius sul canale satellitare Gxt.

Giovanni in tutti questi anni come si è evoluta secondo te la tv? Molti rimpiangono la Rai di un tempo, più “autarchica” se vuoi ma con una maggiore creatività, libera dal dominio dei format esteri.

Se per tv ci riferiamo alla Rai il discorso è semplice: la Rai è stata una meravigliosa “creatrice di memoria”, una gloriosa industria culturale, ma oggi ha perso il filo della sua missione e io stesso non saprei che cosa conservare, degli ultimi anni, in videoteca. La Rai secondo me dovrebbe far ordine sulla scrivania e determinare i flussi e le correnti, anche rischiando ascolto, dovrebbe cioè creare e formare il suo pubblico senza assecondare quello che già trova, che so, tra le sei e le sette, o tra mezzogiorno e l’una, dopo le solite, attente indagini di mercato. I format sono importanti, non vanno certo ignorati, ma come sempre manca la misura e il coraggio. Soprattutto, troppo spesso mancano gli editori. In tv i Longanesi non passano.

La tua collaborazione con Boncompagni ha dato vita tra l’altro al progetto Bombay un misto di spettacolo e intermezzi comici, con l’ausilio di ospiti famosi, come è nata quell’idea?

Bombay era un programma “situazionista”, un talk destrutturato nato da un feeling consolidato tra me e Gianni. E’ come in una poesia: a volte al poeta viene in mente un verso meraviglioso, solo un verso, ma poi ci deve costruire una poesia intorno… Molti programmi nascono da un’intuizione, ma la messa in scena, la realizzazione, è un’altra cosa.

Le grandi voci del doppiaggio: intervista a Francesco Prando – esclusiva Cinetivù


Francesco Prando è in assoluto fra le voci più rappresentative del doppiaggio italiano, al suo attivo un numero impressionante di interpretazioni: ha prestato la voce a Daniel Craig, Will Smith, Matthew McConaughey, Matt Dillon, Luke Perry, Hugh Grant, Pierce Brosnan in Mamma Mia!, Benicio Del Toro nel recentissimo Che-L’Argentino e tantissimi altri, personalmente lo abbiamo molto apprezzato come voce di Tom Hanks in Salvate il soldato Ryan e da amanti di Star Trek come doppiatore di Charles Tucker della serie Enterprise, passando per l’indimenticabile Will Truman, di Will & Grace.

Francesco possiamo dire che dopo diversi anni di crisi, grazie all’avvento dei canali digitali il doppiaggio è tornato ai fasti di un tempo?

Non credo che ci siano state flessioni o momenti più bui nel doppiaggio ma solo un evoluzione inevitabile a livello recitativo: come in tutte le cose c’è un cambiamento e un adeguamento ai tempi che viviamo, quindi semmai c’è stata una crescita continua e comunque certe voci di una volta è difficile che ritornino.

E’ vero che i tempi di lavorazione sono divenuti molto rapidi ?

I tempi di lavorazione sono diventati quasi inumani, soprattutto sul televisivo!

Ti è mai capitato di doppiare un personaggio che proprio non sentivi tuo?

E’ inevitabile sentirsi meglio su certi personaggi piuttosto che su altri, come è facile trovare attori che con la loro bravura ti mettono in difficoltà più di altri, vedi Tom Hanks

Mai prendersi troppo sul serio! Intervista a Jane Alexander – esclusiva Cinetivù


Jane Alexander, dalle notti a condurre giochi su La7, a ruoli importanti in Elisa di Rivombrosa e il Commissario Manara. Cinetivù l’ha incontrata, apprezzando un’attrice molto simpatica e spontanea, ecco cosa ci ha detto.

Jane Alexander attrice, modella, presentatrice, doppiatrice: quali di questi ruoli senti più tuo?

Mio padre era un direttore di doppiaggio, ho cominciato a doppiare appena nata, poi ho continuato, ho diretto il doppiaggio di tanti cartoni animati, tutto in inglese, per il mercato estero. Quando penso alle sale di doppiaggio penso a mio padre, mi commuovo e mi manca non so se sono mai stata la migliore delle doppiatrici, ma sono certa che quel mondo, il doppiaggio inglese, cosi lontano da quello italiano, faccia parte di me. Per quanto riguarda il resto, ora faccio l’attrice e il ruolo di Lucrezia in Elisa di Rivombrosa è mio come nessun’altro, l’ho amata e continuo ad amarla, credo che l’amerò per sempre. Che fortuna che ho avuto! Modella? Noi ex modelle restiamo sempre un po’ cosi, diventa parte di noi. Non è una cosa brutta, almeno per me. Presentatrice, beh se mi ricapitasse un programma anche idiota come Zengi lo rifarei subito! Un’altra vera botta di fortuna…davvero.

Il grande pubblico ti conosce come la cattiva Lucrezia Van Necker di Elisa di Rivombrosa e ti ha apprezzata nel ruolo dello spregiudicato medico legale Ginevra Rosmini del Commissario Manara, ci sono parti che vorresti interpretare più volentieri rispetto ad altre?

Onestamente, basta che lavoro. Ma se facessero un prequel sulla vita di Lucrezia prima dell’arrivo di Elisa, non mi tirerei mica indietro!

Intervista a Nina Soldano, la famosa Marina di Un posto al sole – esclusiva Cinetivù

 Nina Soldano, attrice cinematografica e televisiva che il grande pubblico ha imparato ad apprezzare per la sua interpretazione nella soap opera Incantesimo e nella fiction Il Giudice Mastrangelo con Diego Abatantuono, ma in particolare nel ruolo di Marina Giordano in Ranieri di Un Posto al sole su Raitre. Noi di Cinetivù l’abbiamo incontrata in una pausa di lavorazione.

Nina, Un Posto al sole è ormai un appuntamento fisso per milioni di italiani, ti aspettavi cosi tanto successo quando hai iniziato a girarlo?

Si, mi aspettavo già tanto successo perchè Un posto al sole è una soap vincente già da 12 anni, diciamo che ho contribuito a questo grande successo, ormai da 6 anni.

Il tuo è un personaggio particolare, una donna con un passato di sofferenze, divenuta poi ricca e cinica se necessario ma sempre profondamente innamorata dello stesso uomo (Roberto Ferri), quanto c’è di tuo in Marina Giordano in Ranieri?

Marina Giordano diciamo che è un fumetto, Dio mio, c’è ben poco di me devo costantemente lavorarci a questo personaggio pieno di contraddizioni, ma proprio per questo mi entusiasma ogni giorno di più, sai io vengo dalla vecchia scuola fatta di gavetta e di grande studio.

Un’americana a Roma: intervista a Jessica Polsky-esclusiva Cinetivù

 Questa settimana Cinetivù ha incontrato la bella e brava Jessica Polsky, che il grande pubblico televisivo ha imparato ad apprezzare nel ruolo di Jessica nella sit com Camera Cafè di Italia 1, nella conduzione dello show comico Sputnik sempre su Italia 1 e accanto a Max Tortora e Enrico Bertolino nella sit com Piloti di Raidue, dove interpreta Josephine una delle hostess di bordo. Simpatica e disponibile ecco cosa ci ha detto.

Jessica Polsky, attrice, cantante, ballerina, sei cresciuta con lo spettacolo nel sangue fin da piccola: ce ne puoi parlare?

Mamma mia, sono davero una ragazza fortunata! A tre anni i miei mi hanno iscritta a una scuola di ballo, con la speranza che l’attività fisica mi avrebbe sfiancata in modo che questa bimba scatenata si calmasse e si addormentasse di notte. Invece è nata una grande passione per lo spettacolo, e mi si è aperto un mondo. Da lì ho iniziato a studiare tutte le materie (recitazione, canto, ballo,) e ho iniziato anche a lavorare nell’ambiente artistico, da child actor.

Lavoravo nei musical, in tv, nella pubblicità, insomma, ovunque. Ho continuato a studiare e lavorare per tutta l’infanzia ed adolescenza, poi oltre ai vari conservatori, accademie, ho completato una laurea all’Università dell’Arizona nelle Performing Arts ( laurea che comprende formazione nella recitazione, canto, ballo, regia, coreografia, storia del teatro, aspetti tecnici del palco, musica ed altro). Dopo questa laurea (ed una seconda, sempre all’Università dell’Arizona, in italiano), mi sono trasferita a New York per iniziare la mia carriera nei musical a Broadway ed ho lavorato per diversi anni sia a New York che in tournèe per il mondo con vari spettacoli.

Le grandi voci del doppiaggio: intervista a Giorgio Lopez – esclusiva Cinetivù

 Giorgio Lopez, fratello maggiore di Massimo, è uno dei più importanti doppiatori italiani, voce ufficiale di Danny De Vito e Dustin Hoffman fra i tanti, è anche direttore di doppiaggio, tiene corsi per aspiranti doppiatori. Cinetivù lo ha intervistato per voi.

Giorgio come è cambiato il ruolo del doppiatore in questi anni, è vero che i ritmi sono più serrati?

E’ molto cambiato, c’è frenesia, smania di consegnare il prodotto finito in tempo, non c’è quasi più il tempo di scavare a fondo in un personaggio o comprendere in quale situazione si trovi. Questo in generale. Però una sacrosanta vittoria e aspirazione da parte di un direttore è quella di tornare a dettar legge e riportare le cose in una via intermedia che ridarebbe qualità e fiato a chiunque. Questa è la carriera di un direttore, tornare ai propri inizi con entusiasmo e intelligenza e oserei dire coraggio. Se sei una persona di qualità farai cose di qualità.

Quali sono le qualità richieste a un buon doppiatore oggi? Una bella voce fa ancora la differenza?

Io credo che un buon doppiatore debba essere una persona salda e determinata, sicura delle proprie attitudini e non diffidente. Deve sapersi abbandonare nelle giuste mani di un maestro. E’ che a volte mancano i maestri. Una bella voce è come tutte le cose belle, può non servire a niente.

L’arte della recitazione: intervista a Luca Lazzareschi – esclusiva Cinetivù


Luca Lazzareschi attore di cinema (Vuoti a perdere) e televisivo (Incantesimo 4), una vita per il teatro, in scena fino al 5 aprile al Teatro Eliseo di Roma con l’Amleto di William Shakespeare, diretto da Pietro Carriglio e un cast di tutto rispetto: Galatea Ranzi, Stefano Santospago, Nello Mascia, Eva Drammis, Simone Toni, Sergio Basile, Franco Barbero. Noi di Cinetivù lo abbiamo incontrato per una piacevole chiacchierata.

Luca per un attore di teatro come te, possiamo dire che un’opera di Shakespeare, l’Amleto in particolare, rappresenta un’esame d’altissimo livello?

Recitare Shakespeare è sempre una tappa importante per un attore. La parola di Shakespeare è ardua, complessa da governare; il linguaggio barocco, le metafore, i pensieri profondi, aspri, filosofici e poetici insieme esigono dall’ attore il massimo della generosità espressiva, dell’energia e al contempo, il massimo del controllo tecnico. Amleto poi con le sue vette inarrivabili di poesia e i suoi abissi di lucido pensiero rappresenta per un attore certamente un esame della sua “maturità artistica”, per così dire. La sua coscienza scissa tra volontà di azione e oblio nell’eccesso di ragionamento, sono per un attore salti mortali espressivi con cui si deve inevitabilmente, misurare, portando le nevrosi di Amleto dentro di sé e quindi, viverle egli stesso.

Le grandi voci del doppiaggio: intervista a Chiara Colizzi – esclusiva Cinetivù

Chiara Colizzi, è una delle voci più rappresentative del doppiaggio italiano, figlia d’arte: papà Pino e e mamma Manuela sono veri maestri del settore, è nota per aver doppiato Kate Winslet in Titanic di James Cameron, ma anche Nicole Kidman in The Others, Uma Thurman in Kill Bill di Quentin Tarantino e Emily Watson ne Le Onde del Destino di Lars Von Trier e l’elenco sarebbe ancora lungo. Nel 2007 ha ricevuto il premio come miglior voce dell’anno al Gran Galà del doppiaggio.

Chiara a quale personaggio sei rimasta più affezionata tra tutti quelli che hai doppiato?

Sono molto legata e Bess delle onde del destino,ma anche alla Kidman in The Others e poi Kill Bill….tendenzialmente rimango legata a film belli, ma credo più come spettatrice che come interprete. Nel mio caso , è chiaro, ci sono dei coinvolgimenti emotivi diversi, però realmente credo di non essere legata particolarmente a un personaggio o a un ruolo o a un’attrice di qualche film. Diverso invece è per quanto riguarda una serie televisiva che ti lega a un personaggio per più anni…ecco in quel caso io mi sento un tutt’uno con l’attrice.

Marco Liorni a Cinetivu:”A I sogni son desideri racconterò storie importanti”

A meno di tre giorni di distanza dalla notizia della presenza di Marco Liorni all’interno del nuovo programma del sabato sera di Raiuno, I sogni son desideri, noi di Cinetivu abbiamo contattato immediatamente il bravo presentatore romano, per carpirgli qualche informazione sul varietà che condurrà a fianco di Caterina Balivo.

Ecco cosa ci ha raccontato riguardo la trasmissione, la sua collega e il suo futuro televisivo:

I sogni son desideri è l’erede naturale della trasmissione di Antonella Clerici, Il treno dei desideri: che differenze avrà la nuova versione? Quali novità dobbiamo aspettarci?

Le novità verranno raccontate in conferenza stampa, però posso anticiparti che sarà un treno dei desideri più ‘maturo’.

20 anni di cinema teatro e tv: intervista a Domenico Fortunato-esclusiva Cinetivù

 Questa settimana Cinetivù ha incontrato Domenico Fortunato, attore a tutto tondo che il pubblico televisivo ha avuto modo di seguire di recente su Raiuno nella fiction Il bene e il male nel ruolo di Sandro. Alle spalle una lunga carriera iniziata oltre oceano e tanto amore per il proprio mestiere, vi proponiamo una chiacchierata dove abbiamo provato a “carpire” i segreti della buona recitazione, da un grande professionista come lui.

Domenico Fortunato attore poliedrico che ama spaziare tra cinema, teatro e fiction televisive: quale di questi tre grandi generi artistici apprezzi di più e perché?

Li amo tutti e tre ed essendo un passionale mi butto in ogni nuova avventura televisiva, cinematografica o teatrale, come in questo ultimo periodo con passione totale. Se non lo vivi con passione questo lavoro non puoi farlo oggi… Il teatro è sicuramente molto faticoso, ma l’impegno sui set cinematografici e televisivi non è da meno, se viene affrontato con serietà e professionalità.

RIS 5: intervista a Massimo Martella seconda parte – esclusiva Cinetivù

 Seconda parte dell’intervista a Massimo Martella, sceneggiatore di Ris- Delitti Imperfetti, una delle fiction più seguite del momento in onda su Canale 5, che vede al centro di ogni episodio la prestigiosa sezione dell’Arma dei Carabinieri. Andiamo a scoprire assieme a lui, ulteriori risvolti sconosciuti al grande pubblico, riguardo il mestiere di “creatore di storie” per la tv e anche qualche anticipazione.

Presentiamo Massimo Martella nei ruoli che lo hanno visto crescere in campo artistico, puoi parlarci dei tuoi trascorsi da regista e sceneggiatore?

Uhm, la storia della mia vita… in estrema sintesi, diciamo che mi sono avvicinato al mondo del cinema per caso, grazie a un regista di nome Paolo Benvenuti, che quando ero studente universitario a Pisa mi fece scoprire il fascino delle immagini in movimento. Dopo le prime esperienze con lui vinsi il concorso per entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia a Roma, nel corso di regia. Da lì i primi cortometraggi, il lavoro in televisione come regista di Un giorno in Pretura, quindi il primo lungometraggio prodotto a bassissimo costo, che si chiamava Il tuffo. L’esordio vinse il premio opera prima a Venezia e mi incoraggiò a proseguire su quella strada. Dopo un secondo film prodotto dai fratelli Avati, sono approdato alla scrittura televisiva, e in pratica mi sono specializzato in polizieschi: 6 anni a La squadra, come editor e sceneggiatore, quindi il lavoro alla Taodue, con Distretto di Polizia 6 e le varie edizioni di Ris. Da Ris 4 ho condiviso il ruolo di capo scrittura con Luca Monesi.

Tornando alla sceneggiatura: come viene decisa la stesura finale e quanto la regia può influire su di essa?

Il miglior metodo di lavoro è quello che prevede di fare, durante la fase di pre-produzione che precede le riprese, una riunione con il reparto di regia su ogni singola puntata, in modo da sviscerare dubbi, obiezioni, punti di forza e di debolezza del copione; è in questa fase che si dà l’ultima ripulita ai dialoghi, che si cerca di venire incontro alle idee della regia, che si valuta la possibilità di ambientare le scene in luoghi diversi da quelli immaginati in un primo momento.