Il nostro percorso durato tutto un mese finisce oggi. Proviamo a ripercorrere il percorso fin qui fatto, giudicando ora, dopo esserci informati, se è giusto o sbagliato doppiare un film.
All’inizio ho parlato della storia del doppiaggio e se lo leggiamo con attenzione possiamo notare che i periodi in cui il pubblico si allontana dai botteghini del cinema, non sono quelli, logicamente più probabili, della crisi economica del secondo dopoguerra, bensì quelli in cui si è cercato di eliminare il film doppiato dalle sale. La storia ci insegna che le didascalie danno fastidio allo spettatore, rompono il ritmo, tolgono suspance, non sono attuabili. Il film, per l’italiano medio deve essere parlato e parlato in italiano.
Nella seconda parte del nostro viaggio, abbiamo scoperto il procedimento che trasforma il film in lingua originale nel film doppiato. Nell’illustrarvelo ho cercato di essere il più esplicativo possibile, per dimostrare come nel mondo del doppiaggio vige una grande professionalità, dove nulla è lasciato al caso. Fa sorridere il testo iniziale di Adnré Rigaud, ma descrive molto bene lo stato d’animo di un doppiatore, quando, trovandosi in sala doppiaggio, deve dire la sua battuta: non importa se è un personaggio di secondo ordine, non importa la lunghezza della battuta, l’importante è dirla bene e restituire allo spettatore le stesse emozioni che proverebbe un inglese o un francese nel sentire la battuta nella propria lingua d’origine.