Più che all’omaggio per i 150 anni dell’Unità d’Italia, la terza serata è stata scandita dall’esegesi di Roberto Benigni sull’inno di Mameli con un ottimo riscontro da parte del pubblico in sala, che si è alzato in piedi al termine della parafrasi di una delle più sentite melodie del popolo italiano.
CONDUZIONE: le tre fasi della conduzione di Morandi, elencate da Luca e Paolo, (‘Prima si deve scaldare, poi si scalda, poi si addormenta’) rispecchiano pienamente la fase del prepensionamento. Il suo slogan, ‘Stiamo uniti’ riassume la voglia di poter appoggiarsi sulla sua squadra di campioni per poter reggere le ore piccole. Tutto appare disorganizzato, confusionario e privo di copione quasi da sagra paesana. Che non sia la spontaneità del cantautore emiliano ad avere colpito i telespettatori?
RINASCIMENTO: un pezzo scritto da Mogol e Gianni Bella (prima che fosse colpito da un ictus). Messaggero sanguigno di un testo toccante che l’amico non può cantare con la propria voce.
ROBERTO BENIGNI: a bordo di un cavallo bianco, il comico toscano irrompe all’Ariston e le canta a tutti (Bersani, Berlusconi sono le sue vittime preferite) intervallando satira politica a momenti di riflessione e spessore morale. Un’ora di magia letteraria per celebrare degnamente l’Italia, rubando la scena agli stessi cantanti che hanno reinterpretato in maniera personale, i successi del dopoguerra. A volte, però, il testo e la sua prosa sono risultati un pò troppo autorefernziali e ripetitivi ma al buon Benigni si può perdonare questo ed altre licenze poetiche ancora.