Dopo appena due serate, il Festival di Sanremo di Gianni Morandi sembra già vecchio, e lontano anni luce, dai fasti dei suoi predecessori (Bonolis e Clerici solo per citarne alcuni). Il ritmo incalzante, auspicato da molti detrattori e gli stessi addetti ai lavori, stenta a trovare una direzione concreta e convincente.
CONDUZIONE: Gianni Morandi non è un conduttore puro (e nemmeno ha la presunzione di passare per tale), ma fatica a recuperare un suo spazio da timoniere di tutta la carovana festivaliera. Eccede in naturalezza, non offre gli assist vincenti per le battute di Luca e Paolo, si limita allo stretto necessario. Ma a questo punto, ci si chiede… a cosa sono serviti sei mesi di preparazione autorale per un risultato piuttosto scarso in termini di testo? Ritrova serenità e consapevolezza solamente quando viene coinvolto dalle due improbabili spalle in un remix comico dei suoi maggiori successi. Ora sì che è più chiaro il tormentone ‘Siamo tutti uniti, siamo una squadra’. Le due primedonne dello show, Belen Rodriguez e Elisabetta Canalis, sono uscite fuori dal guscio e come due collegiali impertinenti, si sono guadagnate il palco a colpi di balletti ed esibizioni canore (sublime l’interpretazione di Malo da parte della showgirl argentina).