Sul Doppiaggio – 4 – Il periodo d’oro

Negli stabilimenti della Cines, nel 1932, si iniziano a doppiare una quantità impressionante di pellicole, anche di quelle un tempo insonorizzate. La forte domanda di doppiaggio comporta non solo l’interesse per il cinema di molti industriali, che lo vedono come un ottimo campo in cui investire, ma anche uno stimolo a migliorarsi qualitativamente per non perdere mercato.

Seguendo l’esempio della Cines sorgono, tra il 1932 e il 1933, diversi stabilimenti di post-sincronizzazione: l’ingegner Gentilini fonda la Fotovox e affida la direzione a Franco Schirato, che già aveva lavorato a Jointville al che decide di lasciare il teatro per dedicarsi unicamente al doppiaggio; Vince Sorelli apre la Itala Acustica; l’ingegner Persichetti fonda la Fono Roma.

E’ proprio quest’ultimo che si contraddistingue come vero e proprio impresario delle voci: crea un gruppo stabile di attori, pagandogli uno stipendio per la loro nuova professione di doppiatori. Il nuovo lavoro inizia ad attrarre gli attori perché dà la possibilità a questi di stabilirsi definitivamente in una città e di poter guadagnare anche 500 lire al mese. La Fox, la Warner e la Paramount a questo punto ritengono che sia più conveniente far doppiare i propri film alla Fono Roma piuttosto che creare un proprio stabilimento in Italia.

Recensione: 30 giorni di buio… 1 ora e 50 minuti di noia!

30 giorni di buio, ovvero una buona idea sprecata malamente.
In Alaska, per 30 giorni, la cittadina di Barrow (e credo non solo) si trova tra novembre e dicembre senza la luce del sole. La maggior parte degli abitanti emigra a sud per un mese, i rimanenti si godono la pace e la tranquillità di una città al buio standosene rinchiusi in casa per evitare di ammalarsi, causa violente nevicate.
Quest’anno gli abitanti di Barrow, tra cui lo sceriffo Eben Oleson (Josh Hartnett), la sua compagna nonché moglie Stella Oleson (Melissa George) e suo fratello Jake Oleson (Mark Randall), hanno visite: un gruppo di vampiri in doppiopetto (di cui uno la coppia sputata di Marylin Manson), con la faccia sporca di sangue (solo dal naso in giù) decide di depredare la città e fare una bella bevuta di sangue fresco (freddo, visto il clima).

Weekend al cinema: arrivano thriller e drammatici e Moretti attore

Nuovo Weekend nuovi film, 6 per l’esattezza (di cui 4 Europei e solo 2 made in U.S.A.), divisi equamente in genere thriller (2), drammatico (2), fantastico e commedia e che hanno fatto discutere e continueranno a farlo come Caos Calmo di Grimaldi con Nanni Moretti e La guerra di Charlie Wilsson. Vediamo nel dettaglio i nuovi titoli:

30 Giorni al buio: thriller/horror sui vampiri firmato David Slade (Hard Candy). Cosa c’è di meglio per un gruppo di vampiri che una città in Alaska che per 30 giorni all’anno vive senza luce del sole? Chiedetelo allo sceriffo di Barrow, interpretato da Josh Hartnett (40 Giorni e 40 Notti, Slevin, Sin City) o all’altra protagonista del film Melissa George (Mulholland Drive, Turistas). Film bello o deludente? Propendo per la seconda. Aspettate la recensione e saprete.

Asterix alle Olimpiadi: altro film sul Gallo più famoso al mondo, questa volta impegnato a vincere le Olimpiadi per far sposare uno dei suoi, Alofolix con l’amata Irina. Contro di loro gareggeranno, come sempre, i romani! Diretto da Frédéric Forestier (Il pacificatore) e Thomas Langmann, la pellicola ha numerose guest star come Zinedine Zidane, Michael Schumacher, Adriana Karembeu, Luca Bizzarri, Paolo Kessisoglu, Jean Todt, oltre ai protagonisti Clovis Cornillac e Gérard Depardieu.

Sul Doppiaggio – 3 – La svolta

La 20th Century Fox per evitare al pubblico questo disagio decide di tentare un’altra via, quella del doppiaggio: il sistema creato da poco, dal fisico austriaco Karol Jacob, permette consistenti risparmi di tempo e di denaro, una qualità superiore nel prodotto finito e una gran velocità d’esecuzione.

Il compito di dirigere il doppiaggio è affidato a Louis Loeffler, che dopo essersi sposato con una romana, conosce molto bene l’italiano ed è ben felice di guidare la sperimentazione di questo nuovo sistema. Nel frattempo la stessa Paramount inizia a pensare di utilizzare i suoi stabilimenti a Jointville per dare la possibilità agli attori europei di presentarsi in sala e doppiare il film nella propria lingua d’origine.

L’unica che continua insistentemente a sbagliare strada è la MGM, che dopo aver provato quella delle edizioni multiple, pensa di attirare pubblico facendo dire al divo di Hollywood di turno qualche battuta del film nella lingua del Paese in cui sarebbe stato esportato il prodotto. La cosa, però, risulta ridicola agli occhi della gente, sempre più abituata a sentire le voci dei loro miti doppiate, in un italiano corretto. Non è un caso se i doppiatori di Stanlio e Olio doppiarono i due attori con quella cadenza buffa, dopo averli sentiti recitare in Italiano.

Sul Doppiaggio – 2- La storia: dalla sonorizzazione alle versioni multiple

Nel 1926 la Warner Bros., che naviga in cattive acque e ha bisogno di trovare nuove soluzioni di mercato, decide di provare la carta dei musical, dotando di colonna il film Don Juan di Alan Crosland. Per riuscire nel suo intento usa il sistema Vitaphone che prevede un collegamento tra un fonografo e un proiettore. Il problema che ne consegue è che il sonoro non è sempre sincronizzato con le immagini, registrate mute in un altro momento, e poi la maggior parte delle volte si rischia la rottura della pellicola.

L’esperimento risulta molto valido, ma anche molto inaffidabile. La Warner migliora il suo sistema di incisione e nel 1927 fa il colpo grosso: il 6 ottobre esce il primo film con una sequenza in cui l’immagine è sincronizzata con una battuta “Wait a minute – you an’t heart nothin’ yet” (Aspettate un momento gente, non avete ancora sentito nulla!).

Chi la recita, Al Jolson, noto attore teatrale, diventa ancora più famoso, chi produce il film, la Warner, fa incassi da record, chi sente la battuta, il pubblico, tende a disertare le sale dove si proiettano film muti.

Sul Doppiaggio – 1 – Introduzione e origini

Da oggi iniziamo una rubrica giornaliera che ci accompagnerà tutto il mese di febbraio e ci descriverà una delle fasi fondamentali del cinema: Il doppiaggio. Ogni giorno il post si aprirà con la foto di un doppiatore e si concluderà citando frasi di personaggi famosi che definiscono il doppiaggio e si schierano nel dibattito sul doppiaggio a favore o contro.

Partiamo da un dato di fatto: tutti i film sono doppiati, anche quelli italiani, eppure il doppiaggio (la sua storia, le persone e le professioni che lo compongono) è quasi totalmente sconosciuto al grande pubblico e molto spesso anche agli appassionati di cinema.

La motivazione sempre essere la più semplice: si sa poco di doppiaggio perché si parla poco di doppiaggio. Si parla poco o niente sulle riviste di grande diffusione, qualcosa di più su quelle di settore, non se ne parla affatto in televisione, se non quando un doppiatore acquista notorietà grazie ad una fiction televisiva, e ci son pochi testi a riguardo.

L’inchiesta: il forum di Scusa ma ti chiamo amore è una farsa!

Ieri mentre ero assorto da mille pensieri filosofici, mi telefona un mio caro amico, nonché lettore del blog, e mi dice:”Diego lo sai che ho provato ad inviare un commento sul Forum di Moccia e non me l’hanno pubblicato?” Io subito gli ho chiesto se avesse inserito parolacce o insulti, perché, in tal caso, poteva essere stato giustamente moderato e lui ha negato.

Oggi L’inchiesta, basandosi sulla segnalazione di uno di voi (vi invito quindi a scrivere e segnalare tutto ciò che ritenete pertinente al mondo dello spettacolo, ma che vi risulta poco chiaro), vi chiede se ritenete giusto moderare un Forum o un Blog, mantenendo i messaggi positivi o quelli che più convengono, solo per farsi pubblicità.

Il messaggio che vedete nella foto l’ho scritto e inviato io al Forum del film Scusa ma ti chiamo amore (http://www.scusamatichiamoamore.it/forum.php). Vi riporto il testo: TITOLO: scusa ma non mi sei piaciuto. MESSAGGIO: Ciao, volevo solo farti sapere che non mi è minimamente piaciuto il film e che mi ha dato molto fastidio il personaggio del Rapper, creatura a te sconosciuta visto come l’hai descritto (una creatura appunto). Sarei felice di intervistarti con domande che possano una volta per tutte farmi decidere se ricredermi sul tuo valore artistico. Mentre aspetto una risposta ti auguro buona serata Diego. IL TUO NOME: Diego Odello. La tua email: [email protected] (ora sapete come contattarmi privatamente, ma presto vi daremo tutti i nostri indirizzi).

Recensione: Sogni e delitti – La descrizione del senso di colpa

La sindrome di Cassandra (che riprende il nome dal mito greco) è una patologia che porta il paziente a prevedere sempre situazioni avverse sul futuro proprio e altrui.
Cassandra’s Dream, l’originario titolo del nuovo film di Woody Allen, Sogni e delitti, è una pellicola sullo stato mentale dei protagonisti, è un’analisi psicologica dell’accettazione dell’omicidio a trecentosessanta gradi.
Terry (Colin Farrell) e Ian (Ewan McGregor) sono due fratelli, che hanno bisogno di soldi per riuscire a realizzare i loro sogni. Entrambi credono nel destino, entrambi giocano d’azzardo, chi alle corse dei cani o giocando a poker, e chi con le donne (pronto a puntare sul tavolo della vita tutto ciò che ha). L’occasione capita quando, un ricco Zio D’America, riesce a convincerli ad ammazzare una persona che potrebbe creargli qualche grattacapo, in cambio del denaro tanto sognato, capace di realizzare ogni desiderio.

Il Blob dei Blog: Cara Paola, ma anche un pò Caro Federico

Cara Paola,

Che bella la puntata di Buona Domenica, di ieri: dopo aver pubblicizzato il film di uno dei tuoi autori, Cesare Lanza e aver parlato di un tema che ti sta a cuore, come la disoccupazione in Italia (ma ricordiamoci che se sei amico di Paola questo rischio non lo corri) e del lavoro sottopagato (la Perego è un esempio: guadagna meno di quello che si meriterebbe), hai invitato a Parlano Loro, per l’ennesimo spot non segnalato, Federico Moccia.

Chi se ne frega se poi i ragazzi non parlano: se c’è poco tempo prima di mandare la pubblicità e chiudere lo spazio dedicato ai giovani, fra quattro ragazzetti che hanno voglia di dibattere e una clip promozionale del film (la seconda) è ovvio che si debba lanciare la clip, alla faccia del titolo della rubrica!

Mentre Giletti parlava all’Arena di rifiuti, tu hai pensato bene, come direbbe qualcuno (che bella questa tecnica americana per esprimere un pensiero senza assumersene la paternità) di invitarne uno in studio (e non parlo di Michela Quattrociocche).

La classifica… secondo me! Il personaggio più faccioso

Leggo da ogni parte del web classifiche su classifiche di ogni tipo, interessanti, utili, divertenti, fasulle, noiose. Mi sono chiesto: perché se tutti esprimono il loro parere, stilano liste meritocratiche e io non posso crearne una totalmente inutile e personale?

Non preoccupatevi non è una rubrica, ma un post che capiterà a sorpresa a distanza di giorni, settimane, mesi o addirittura anni e quando vedrete un argomento strano, quando leggerete dieci nomi in fila per un motivo futile, beh, statene certi è una delle classifiche… secondo me!

Quest’oggi voglio proporvi la mia personale classifica degli attori più “facciosi” di Hollywood, ovvero quei divi di sesso maschile, che dimostrano di avere una mimica facciale così spiccata, che interpretano un situazione col viso ancor prima che con le parole.

Recensione: Cloverfield – Un mostro distrugge New York

Prima scena: U.S. Department of defense – DoD84621469-008. Il timer conta i centesimi di secondo. Schermata nera. Appare per un attimo sulla destra un simbolo molto simile a quello della Dharma di Lost. Il timer continua ad andare. Un immagine flash dell’aquila americana. Seconda scena: Document #USGX-8810-B467 Digital Sd Card – Multiple sightings of case designate “Cloverfield”. Il timer scorre. Terza scena: Camera retrieved at incident site “US-447” Area formerly known as “Central Park”.
Così inizia Cloverfield, l’attesissimo film creato da J.J. Abrams e diretto da Matt Reeves, che angoscia lo spettatore quasi per tutto il film, (escluso l’inizio che prepara il colpo di scena) e nei 73 minuti di film cita più volte Lost, Blair Witch Project e nella distruzione della Statua della Libertà, 1997: fuga da New York e la storica scena de Il Pianeta delle scimmie del 1968.
Robert (Michael Stahl-David) sta per andarsene via da New York per trasferirsi in Giappone (e questo lo sappiamo anche dalle parti della cassetta non sovrascritte dai tragici fatti di quella notte). Suo fratello Jason (Mike Vogel) e i suoi amici Hud (T.J.Miller), colui che filmerà gran parte degli avvenimenti, Lily (Jessica Lucas), Beth (Odette Yustman) e Marlena (Lizzy Caplan) gli preparano una festa d’addio. Durante la festa New York inizia a crollare e la testa della statua della libertà vola mozzata lungo la strada. Si scatena il delirio. New York è sotto attacco: una creatura e i suoi cuccioli sono inarrestabili. Una della compagnia rimane intrappolata. I suoi compagni decidono di tornare a prenderla.

Vedreste mai un film con Tommaso Crociera o Guglielmino Fabbro? Già l’avete fatto!

Il successo del discusso Scusa ma ti chiamo amore ha riacceso una curiosa diatriba sull’importanza che ha un bel nome per essere un attore di successo. Mi spiego meglio: può una ragazza che vuol fare cinema chiamarsi Michela Quattrociocche? Quanto conta l’importanza di un bel nome per riuscire a sfondare nel fantastico mondo patinato dello spettacolo?

Homer in una puntata de I Simpson cambia il suo nome in Max Power e diventa subito una celebrità. In Italia Carlo Pedersoli (Bud Spencer) e Mario Girotti (Terence Hill) diventano gli attori più visti del cinema italiano modificando la loro identità anagrafica. Lo stesso successo arriva anche a Serena Faggioli (Serena Grandi) e Sofia Scicolone (Sophia Loren) e ultimamente a Riccardo Fortunati (Ricky Memphis). Sarebbero diventati quelli che sono mantenendo il loro nome o sarebbero finiti nell’anonimato?

La risposta è semplice: il talento è importante, il bel nome aiuta, ma non condiziona irreparabilmente la possibile notorietà dell’attore. Alcuni esempi in Italia possono essere: Alberto Sordi, Carlo Verdone, Isabella Ferrari, Anna Falchi, Giovanna Mezzogiorno, Michele Placido, Stefania Rocca, Paolo Villaggio, Fabio Volo, Stefano Accorsi e Stefano Pesce. Pur avendo nomi di animali, colori, azioni, oggetti, o altro queste persone si sono affermate sul piccolo e sul grande schermo.

Weekend al cinema: La misteriosa creatura di Cloverfield Vs Woody Allen

Il primo weekend del mese di Febbraio offre cinque film. Nelle sale si lascia dunque ancora spazio alle pellicole uscite settimana scorsa. Fra i cinque titoli di questa settimana sicuramente quelli di più richiamo sono il nuovo film di Woody Allen, Sogni e Delitti e l’inquietante e misterioso Cloverfield prodotto da J.J.Abrams. Le altre tre pellicole sono: il documentario italiano Parole Sante, il film drammatico di guerra, Il Falsario e la commedia un po’ romantica un bel po’ drammatica P.S. I love you.

Cloverfield è un film che mescola il Thriller, la fantascienza e l’azione. Come vi ho appena anticipato, il creatore è lo stesso della fortunatissima serie televisiva Lost: J.J.Abrams, mentre il regista alla sua seconda pellicola dopo Tre Amici, un matrimonio e un funerale è il suo amico e collega Matt Reeves (insieme anno creato e prodotto la serie televisiva Felicity. Gran parte del budget è stato utilizzato per gli effetti speciali, piuttosto che per il cast, non di prim’ordine (Lizzy Caplan, Mike Vogel). Infine vi ricordo che la storia è girata in gran parte con una videocamera digitale quindi aspettatevi una ripresa molto mossa. La trama? New York, un gruppo d’amici riuniti per una festa che vedono la propria città devastata da qualcosa.

Sogni e delitti è il nuovo film di Woody Allen, ambientato a Londra che vede i due grandi attori protagonisti, Ewan McGregor (Trainspotting, Moulin Rouge) e Colin Farrell (Minority report, Miami Vice), vestire i panni di due giovani fratelli, che per risolvere i loro problemi economici, accetteranno di uccidere un uomo, vivendo in maniera differente l’attesa e il senso di colpa. Riuscirà il film del settantaduenne regista, Newyorkese, con alle spalle più di 40 film e vincitore di 3 Oscar e di altri 77 premi, a conquistare il pubblico italiano?

Recensione: Non è mai troppo tardi – un inno alla vita di fronte alla morte

Non è mai troppo tardi è un inno alla vita di fronte alla morte: il film narra di due malati terminali, il ricco Edward Cole (Jack Nicholson) e il meccanico Carter Chambers (Morgan Freeman), che da sconosciuti si ritrovano a percorrere lo stesso destino, ossia affrontare la morte imminente (dai sei mesi a un anno di speranza di vita) esaudendo tutti i loro desideri scritti su una lista (tipo quella di My name in Earl, ma più drammatica).

Rob Reiner, regista di grandi capolavori del cinema come Harry ti presento Sally e Misery non deve morire, affronta una nuova avventura conscio del fatto di avere tra le mani, come protagonisti, due attori premi Oscar, che da soli reggono tutta la baracca.

Il film tratta un argomento molto delicato come la vita dei malati terminali, con una vena ironica, affrontando l’ineluttabile senza pensarci troppo, cercando di dare un messaggio di speranza a tutti, comunicando allo spettatore un’idea precisa: non è mai troppo tardi per vivere. Nella vita bisogna dare gioia per riceverla.