Recensione: Il mistero delle pagine perdute

 

Finora nessuno era riuscito a convincere Nicolas Cage a recitare in un sequel di una pellicola che lo aveva visto protagonista, perché, a suo dire, è impossibile fare un film migliore o almeno alla pari con l’originale. Ma le opinioni cambiano ed eccolo qui di nuovo nella parte di Benjamin Gates, il cercatore di tesori che ha sbancato i botteghini qualche anno fa con “Il mistero dei templari”.

Stavolta la storia parte  dal ritrovamento di una pagina del diario di John Wilkes Booth -da cui il titolo ”Il mistero delle pagine perdute”- in cui un avo di Ben viene accusato di aver partecipato all’omicidio di Abramo Lincoln.

Per dimostrarne l’innocenza, il nostro eroe comincerà una ricerca a livello internazionale che lo porterà a investigare a Parigi e a Londra. Durante il viaggio Ben ed i suoi collaboratori si imbatteranno in mirabolanti avventure, sulle tracce di un’antica città interamente costruita in oro.

Recensione: Bee Movie – Le api contro l’industria del miele

 

Se una volta erano le favole di Fedro a raccontare, attraverso gli animali dai comportamenti antropomorfi, l’uomo e il suo mondo, dai tempi di Bug’s life e Z La formica ci pensano la Pixar e la Dreamworks a descriverci utilizzando il regno animale.

Questa volta è il caso del film di taglio ecologista, che va tanto di moda negli ultimi anni, Bee Movie, ovvero lo scontro giudiziario che vede gli esseri umani imputati in un processo voluto dalle api.

Andiamo con ordine: Barry B Benson si è appena laureato quando capisce che come tutte le api anche lui avrà un ruolo nella macchina, stile Metropolis, del suo alveare, un ruolo che solo ipoteticamente può scegliere e che sarà per sempre. Barry non riesce ad accettare di dover passare tutta la sua vita a fare l’operaio, quando in realtà sogna di lavorare come impollinatore, quindi, disinteressandosi delle regole, esce all’esterno e, cosa ancora peggiore, infrange quella principale ovvero: non parlare con gli umani.

Recensione: Caramel – un dolce affresco dell’Oriente

Paese che vai, usanze che trovi. Nessuno si offenda se diciamo che l’Occidente è un passo avanti rispetto a gran parte del resto del mondo. Tralasciando discorsi di ordine prettamente culturale (non me la sento di dichiararmi “avanti” solo perché vivo in un paese emancipato), non si può certo negare che, a livello tecnologico e di diffusione di beni di consumo, la maggioranza dei paesi orientali non godano dei nostri stessi benefici, nelle grandi e nelle piccole cose.

Un esempio? Forse non tutti sanno che in Oriente le donne non conoscono la classica ceretta per la depilazione ed usano come sostituto una miscela di zucchero, acqua e limone che, portata ad ebollizione, si trasforma in caramello.
Premessa necessaria per spiegare il titolo del film della libanese Nadine Labaki, alla sua prima esperienza dietro la macchina da presa come regista di un lungometraggio.

“Caramel” si svolge prevalentemente all’interno di un salone di bellezza di Beirut, in cui lavorano fianco a fianco cinque donne con altrettante storie da raccontare. C’è Layle (la stessa Nadine Labaki) che è perdutamente innamorata di un uomo sposato; Nisrine (Yasmine Al Masri) che è in odore di matrimonio e non sa come confessare al futuro sposo che ha perso la verginità; Rima (Joanna Moukarzel) che sogna di vivere liberamente un amore lesbo; Jamale (Gisèle Aouad) impegnata nella lotta quotidiana contro il passare del tempo e gli inevitabili cambiamenti del fisico; infine Rose (Siham Haddad) che ha fatto della sua vita un atto d’amore verso la sorella malata di mente, sacrificando però la felicità personale.

Recensione: Leoni per agnelli – Redford invita all’impegno

Sette anni ha impiegato per tornare dietro la macchina da presa, in attesa di una buona storia da stampare su una pellicola e da dare in pasto al pubblico affezionato. Robert Redford si ricorda di essere un regista oltre che uno degli attori più amati di Hollywood e si ripresenta nelle sale con un film strappalacrime e decisamente impegnato.
“Leoni per agnelli”
è un film destinato a sbancare i botteghini sia per l’argomento trattato che per le star di primo piano scelte dalla produzione.

Lo stile della narrazione si rifà al genere teatrale, con improvvisi cambi di scena, per raccontare tre storie diverse in tre diversi ambienti.
Redford ritaglia per sé un personaggio su misura, quello di un professore universitario, che ha il compito di impartire lezioni di vita al suo allievo migliore (interpretato da Andrew Garfield), per indurlo a non sprecare il suo talento.

Sipario. Cambio scena. Due icone del cinema americano: Tom Cruise nei panni di un ambizioso senatore repubblicano impegnato e Meryl Streep, una giornalista chiamata a sostenere la campagna militare in Afghanistan.

Recensione: Natale in Crociera

Come promesso nel precedente post, parliamo di quello che sarà quasi sicuramente il re dei botteghini questo natale: Natale in Crociera. Sembra di sparare sulla croce rossa quando si parla di titoli del genere, eppure la legge degli incassi ogni anno dà ragione a chi produce questi film (Luigi e Aurelio De Laurentis), quindi qualcosa di buono deve pur esserci sennò dovremmo gridare al miracolo di S.Antonio.

Il film narra due storie differenti, una interpretata dal gruppo De Sica-Brilli-Yespica-Siani, l’altra dal gruppo De Luigi-Hunziker-Mancini-Aiello, che si incontrano qualche volta, senza mai mescolarsi: in pratica il film si potrebbe dividere in due minifilm e la trama non avrebbe ripercussioni.

De Sica, come ogni anno, interpreta un ricco uomo romano (Paolo) con una moglie che non sopporta più, Nancy Brilli (Francesca), e come ogni anno cerca di portare avanti la relazione con la propria amante, quest’anno Aida Yespica (Magda), finendo per perderla. E Siani? Lui, che fa la parte del fratello napoletano della Brilli (Felice), è il classico terzo incomodo che alla fine del film se la gode.

TV mattone grazie al cinepanettone

 

Si avvicina il Natale e con le feste arrivano i nuovi classici del cinema Italiano: i cinepanettoni. Cosa sono? Sono quei film che escono durante le festività e che invadono, per la loro promozione, tutti i programmi televisivi delle settimane precedenti, ricordandoci così che gli autori televisivi sono andati già in vacanza, per lasciare spazio ai messaggi promozionali.

Ogni anno è così e non si scappa. I palinsesti cambiano perché ci sia spazio per tutti senza scontentare nessuno, perché gli attori dei cast dei suddetti film possano presenziare i programmi, proporre le loro gag, che ha distanza di anni sono abbastanza simili, e lanciare il trailer.

Il fenomeno, pari soltanto all’uscita di un libro di Bruno Vespa, potrebbe essere interessante per provare a fare una piccola caccia all’errore durante le interviste degli attori, ma ahimè, le risposte sono sempre le stesse. Di contro è rassicurante perché non risultano mai contraddittori (vi immaginate l’ottimo Pieraccioni che parla della sua partner definendola prima bellissima e poi un cesso che cammina? O De Sica che parla della Hunziker e per sottolinearne la bravura ricorda il film che fece con Alberto Tomba, Alex l’Ariete? Così si che seguirei tutte le loro comparsate in Tv: almeno ci sarebbe un colpo di scena, no?) e soprattutto, sono spalleggiati ottimamente dal conduttore del programma che conferma la validità della pellicola e la consiglia a tutto il pubblico.

Recensione: Hitman l’assassino

 

 

Hollywood torna a pescare nel vastissimo mondo dei videogiochi e dopo Final Fantasy, Doom, Silent Hill, Resident Evil e Tomb Rider, solo per citarne alcuni, è uscito nei cinema italiani il film diretto da Xavier Gens, Hitman – L’assassino.

Il film narra, in breve, di un agente pelato e con il codice a barre tatuato sul cranio, l’agente 47, che per tutta la storia, che dura tre mesi e che viene riassunta più o meno in 90 minuti, deve fuggire dai suoi colleghi e dal governo russo dopo essere stato incastrato alla fine di una delle sue missioni da killer. Come se non bastassero i nemici, c’è pure l’Interpool che lo cerca.

Il regista, Xavier Gens, alla sua prima vera opera importante, almeno a livello commerciale, non ha avuto grandi problemi a trasporre la saga del videogiochi di Hitman in pellicola cinematografica, affidandosi alle ambientazioni e alla colonna sonora del gioco (l’Ave Maria di Schubert), alla facile caratterizzazione dei personaggi e al genere d’azione preponderante in tutta la durata del film.

Recensione: American Pie – Beta House

 

Uscirà a breve (si parla di dicembre-gennaio), ma soltanto in DVD, il sesto capitolo di American Pie, sempre più incentrato sul binomio alcool-sesso e sempre meno sulla storia.

Bastano due righe per raccontarvi tutto, ma non preoccupatevi perché, guardando quei 100 minuti di film, non presterete attenzione alla trama quanto piuttosto all’infinità di giovani ragazze nude o quasi, che riempiono dall’inizio alla fine il film.

La storia è presto detta: all’università del Michigan va in scena uno degli scontri più antichi del mondo, quello fra gli studenti scapestrati e i secchioni. Unica variante? I secchioni dominano l’intera università, hanno le ragazze più belle e non hanno intenzione di cedere il potere a nessuno. Sarà compito del clan Stifler, appartenente alle confraternita Beta House sconvolgere le stabili gerarchie universitarie.