Può esistere un papero vampiro in Transilvania? Certo, almeno così è stato dal 1988 al 1993, gli anni che registrano le gesta del Conte Dacula, il papero signore dei vampiri, che per rimanere al passo coi tempi, disseta la sua voglia di sangue con spremute di pomodoro.
Il realtà, il papero, morto e risorto più di una volta, nella storia raccontata nei sessantacinque episodi della serie animata, l’ultima volta sarebbe rinato inoffensivo e vegetariano a causa dell’errore commesso dalla Tata, la governante del suo castello che, invece di usare sangue fresco per riportarlo in vita, si è confusa e ha completato la pozione con il già citato succo di pomodoro.
Le cinque stagioni del cartone animato, creato dalla rete ITV, raccontano le gesta del Conte Dacula che, accompagnato dei suoi compagni di ventura Tata e Igor, il fido maggiordomo, cerca di diventare amico di tutti (con scarsi risultati, visto il suo passato sanguinario), diventare famoso e viaggiare per il mondo.
Conte Dacula (Count Dackula) è un cartone britannico, sceneggiato da John Broadhead e Jimmy Hibbert e Diretto dalla coppia Chris Randall e Keith Scoble, che, pur giungendo in Italia incompleto (solo 41 episodi), ha ottenuto un gran successo.
Quali sono le peculiarità del cartone? I disegni accesi e molto particolari; la caratterizzazione di tutti i personaggi (Tata, una gallina con una fasciatura al braccio, dalla quale estrae qualsiasi oggetto, il vestito da governante e la voce stridula; Igor, avvoltoio gobbuto e saggio, che rimpiange i bei tempi andati; Dacula, papero verde vestito da signore dei vampiri); il nemico di Dacula, Van Crapotten, un cacciatore di vampiri tedesco pazzo, che ha un amico immaginario, Heinrich; Dimitri e Vladimiro, i due pipistrelli meccanici, abitanti nell’orologio a pendolo che raccontano barzellette; la bara magica, che permette a tutto il castello di spostarsi in tutti i posti della Terra; le missioni che finiscono sempre con un nulla di fatto, così come gli incontri scontri tra Dacula e la sua nemesi Von Crapotten; il narratore che introduce e chiude le storie; i danni che combina alle pareti del castello Tata, con la sua delicatezza che la contraddistingue (un caterpillar); Conte Dacula che mangia carote, broccoli e verdura di ogni tipo; l’orsacchiotto di pezza con cui dorme il protagonista, seppur abbia qualche centinaio d’anni; l’omonima sigla cantata da Cristina D’avena.
Concludendo: anche questa volta consigliamo la visione del cartone a tutti i nostri giovani lettori, perché le storie raccontate sono surreali e divertenti, mai volgari o noiose.