Chi è il più grande golfista di tutti i tempi? Tiger Woods? No, Lotti!
Un ragazzino, basso e tarchiatello, amante della buona cucina, figlio di una famiglia povera e orfano di padre, dopo un incontro casuale con il golf, scopre di avere qualità inaspettate (lo stesso pensa il suo mentore Kenton) e prova a praticarlo seriamente per poter diventare professionista e sistemare la propria famiglia.
Tutti in campo con Lotti, cartone giapponese creato nel 1984, giunto in Italia tre anni dopo (su Italia1), che Tetsuya Chiba (lo stesso di Rocky Joe) ha tratto dal proprio manga Ashita Tenki ni nare (Speriamo che domani sia sereno), racconta il percorso che porta il ragazzo, da semplice e buffo novellino, celebre per calcolare il rtimo scandendo la parola spaghetti, a campione dei professionisti.
Il cartone animato ha pure un aspetto educativo: lungo i 47 episodi della serie, alla fine della puntata vengono spiegate tecniche e regole del golf.
Tra le tematiche trattate nel cartone, spiccano soprattutto il valore della famiglia e quello della sportività, la voglia di crederci sempre e di non mollare di fronte alle difficoltà, l’idea che riflettendo si possano superare gli scogli più difficili e che con la dedizione si possa raggiungere il proprio obiettivo.
Cosa ricordare ancora? Se non mi sbaglio il protagonista aveva un carattere insopportabile, anche se di gran cuore, che col passare delle puntate smussa; ricordo i suoi avversari, differenti tra loro (io facevo il tifo per il campione di golf nero, un po’ il precursore di Tiger!); la sua famiglia che lo seguiva quando poteva in televisione; alcuni dialoghi familiari strappalacrime e un po’ patetici madre-figlio; l’amore del nostro campioncino per Taky; le direzioni impossibili che riusciva a dare alla pallina grazie alla sua tecnica e all’attenzione per il particolare; le posizioni buffe che assumeva per scegliere le traiettorie e il legno da utilizzare per colpire la palla.
Concludendo: è capitato molte volte, nella storia dei cartoni animati, che lo sport venga scelto come filo conduttore, ma se solitamente si preferiscono gli sport di squadra come calcio, pallavolo, baseball e basket, perché aprono più strade alla narrazione e aumentano l’aspetto dell’agonismo e dello spirito di gruppo, il caso di Lotti è più unico che raro: Tutti in campo con lotti, incentrato su di un unico protagonista, che gareggia in uno sport, definito erroneamente noioso, per gente ricca e snob (senza usare la forza fisica, quanto il ragionamento e la valutazione), convince appieno, appassiona e come se non bastasse insegna un gioco.