Ormai è un dato di fatto: la Chiesa in piena liturgia mediatica è indecisa se incensare le nuove tecnologie o bollarle come portatrici di cattivi ideali. Il diavolo e l’acqua santa? Si più o meno siamo a questo punto, i media sono il male, accusati di travisare, screditare le posizioni ecclesiastiche facendole apparire vuote e antiquate: «Stando a certe raffigurazioni mediatiche, la Chiesa sembra interessata solo a questioni di etica, e in particolare a quanto è riconducibile in un modo o nell’altro all’esercizio della sessualità. In realtà, il più della Chiesa è condensabile nel `si´` con cui risponde all’amore del Signore indicando Lui a tutti. Per questo parla principalmente di Dio e della vita eterna, destinata cioè a non finire. Parla di speranza e di felicità», ha detto il Cardinale Angelo Bagnasco di fronte al consiglio episcopale permanente.
Lo stesso Bagnasco ha denunciato come certi giornali si prestino ad attacchi nei confronti dell’autorità Papale in maniera ideologica e preconcetta, destino vuole che pochi giorni prima proprio la Chiesa avesse festeggiato San Francesco di Sales patrono dei giornalisti. Se gli operatori della carta stampata non vengono visti di buon occhio, non va certo meglio nei confronti di coloro che amano trastullarsi o ancora meglio lavorare sulla Rete.
La Cei (Conferenza Episcopale Italiana) per bocca di Don Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale delle comunicazioni sociali ha tuonato contro Facebook e affini:“Dietro i social network si cela il fantasma dell’individualismo interconnesso“, ha detto per la precisione. In pratica coloro che hanno accesso a suddetti siti sono accusati d’essere fondamentalmente degli egocentrici, detentori di un mondo virtuale e quindi non reale dove decidono di isolarsi a scapito delle relazioni dirette, al riparo dalle tentazioni terrene però, aggiungiamo noi con ironia. Peccato che da un’ indagine presentata lo scorso 20 gennaio durante il convegno nazionale Chiesa in rete 2.0 promosso dall’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali e dal Servizio informatico della Cei , sia emerso che il numero delle parrocchie presenti su internet è in crescita.
La stessa Rete che il Cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio consiglio per la salute ha di recente definito diseducativa per i bambini, criticando il fatto che ”navighino senza alcun tipo di guida morale”, lamentando come molte famiglie abbiano ormai rinunciato al loro dovere educativo. Eppure proprio la Chiesa che in più di un occasione non ha saputo negare il suo disagio nei confronti dei moderni mezzi di informazione, proprio da essi, in particolare You Tube sta ottenendo ottimi riscontri.
Il canale YouTube del Vaticano (www.youtube.com/vaticanit), inaugurato poco tempo fa, è stato un successo: oltre 740.000 accessi nei primi sei giorni di attività. I navigatori sono accorsi in massa alla nuova casa online della Santa Sede anche per sentire le attese parole di papa Benedetto XVI sulla Shoah all’udienza generale dello scorso 28 gennaio.
Secondo quanto ha riferito il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi: ”Gli analisti di Google, da noi interpellati, affermano che da un confronto con i principali canali istituzionali a livello mondiale questi numeri, e ancor piu’ quelli degli ‘iscritti’ (oltre 15.000), dimostrano che il nostro canale e’ assolutamente allineato con i livelli di frequentazione degli altri che, inoltre, sono stati lanciati da ben piu’ lungo tempo”. Numeri che fanno impressione, come la decisione della Chiesa di disporre di internet per diffondere il proprio verbo, come dire: non tutti i mali vengono per nuocere.
articolo superficiale, di parte e tendenzioso… come sempre quando si tratta di commentare le mosse della Chiesa Cattolica. Sottolineare alcuni lati negativi di internet, come dei media, come di qualsiasi altro aspetto della vita umana e rendere attenti i fedeli fa parte dell’evangelizzazione a cui è chiamata e mandata la Chiesa. Questo non significa, nel modo più assoluto, demonizzare i media o la rete. Quindi perchè ritenere contraddizione usare i mass-media come veicolo della Parola? Come dicevo… giudizio superficiale.