Scrollatosi di dosso l’etichetta di inviato del Grande Fratello, Marco Liorni ha ampiamente superato la sua (importante) prova del nove rappresentata da La vita in diretta. Dopo essere stato chiamato nella trasmissione di RaiUno per “sostituire” Lamberto Sposini, Liorni è riuscito pian piano ad entrare nel cuore dei telespettatori e degli addetti ai lavori, che stanno spendendo molte di stima nei suoi confronti.
E’ ripartita da alcune settimane La vita in diretta. Rispetto alla scorso anno c’è stata una crescita?
Sì, essendo un infotainment quotidiano si cresce giorno per giorno. Quest’anno siamo diventati più flessibili negli argomenti rispetto allo scorso anno. Lo scorso anno abbiamo dato un grande spazio alla crisi, quest’anno non molliamo la presa su quello ma ci occupiamo anche di altri argomenti più vivaci e gradevoli.
Quali sono gli argomenti di cui preferisci occuparti?
A me piace occuparmi di tutto. Essendo infotainment abbiamo la possibilità di trattare argomenti di cui si vuole parlare, a differenza dei tg in cui si parla di argomenti di cui si deve parlare. Molto dipende dalla giornata. A volte cambiamo la scaletta poco prima di andare in onda. E’ molto impegnativo, ma è questa la direzione giusta.
Quando inizia la tua giornata in redazione?
La giornata lavorativa inizia a colazione, quando leggo sul mio tablet i quotidiani. Poi arrivo in redazione, dove riprendiamo in mano la scaletta impostata la sera prima e guardiamo se c’è qualcosa da modificare o da aggiungere.
Come nasce la scaletta del programma?
La scaletta nasce su proposte che arrivano da parte del gruppo autorale di cui faccio parte e da parte della redazione che svolge un ottimo lavoro. Ogni proposta viene poi analizzata dal nostro capostruttura Daniel Toaff, che decide se approvare o modificare le nostre idee. Poi tutto dipende da quello che succede giorno per giorno, ci sono degli argomenti che si impongono e sui quali non c’è bisogno di discutere.
La vera forza del programma è, appunto, Daniel Toaff. Quali sono i suoi segreti?
Il fiuto. Ha molto fiuto per capire quali siano le storie giuste da raccontare. Ha una grande consapevolezza ed attenzione su tutto: nei confronti del pubblico e di come vengono trattare le storie. Ci ripete sempre che non bisogna mai dimenticare che siamo una televisione di Stato e che certe scorciatoie non vanno adottate. Daniel sa gestire il gruppo: le persone che fanno parte del programma sono molto professionali e devono sentire di meritarsi di stare qui. E’ un motivatore.
Tornando indietro di un anno, proprio Toaff ti ha voluto fortemente alla Vita in diretta…
Non me lo sarei mai aspettato. Quando abbiamo fatto l’Estate in diretta si è instaurata subito una bella sintonia, eravamo sulla stessa linea d’onda. Ma sono rimasto sorpreso quando mi è arrivata la chiamata, è un grande onore poter fare questa “supplenza” di Sposini. Qui mi sento a casa.
In molti ti definiscono il “nuovo che avanza”. Ti senti nuovo?
(ride, ndr) Non so cosa risponderti. Mi piace tutto quello che è nuovo, mi piace stare sulle avanguardie della comunicazione, sono uno “smanettone”. In questo senso mi sento nuovo, ma allo stesso tempo non tralascio la grande tradizione. Mi piacere mettere insieme le due cose.
Gli ascolti stanno andando molto bene. Sei soddisfatto?
Gli ascolti sono importanti, ma il nostro primo obiettivo è fare un bel programma. Il fatto che il pubblico ci segue è importante, è un termometro per capire se il programma sta incontrando il favore del pubblico. Ma a volte gli ascolti sono frutto di qualcosa con il vestito corto. Noi vogliamo avere il vestito lungo e vogliamo essere una buona compagnia.
Su Canale 5, allo stesso orario, c’è Barbara D’Urso. Dopo averci lavorato insieme per molti anni che effetto fa trovarsela contro?
Ormai ci sono abituato. Ogni tanto sbircio quello che fa, la trovo in ottima forma.
Vi sentite mai?
Ultimamente non è capitato, è un bel po’ che non ci sentiamo. Le faccio il mio in bocca al lupo.
Quella del Grande Fratello è stata un’esperienza importante per la tua carriera?
Assolutamente sì. E’ stato una specie di corso di aggiornamento. In quel momento era l’avanguardia dal punto di vista dell’evoluzione del linguaggio televisivo. Si trattava di una destrutturazione televisiva, si diceva addio alla tv fatta da discorsi impostati e dalla giacca e cravatta. Adesso forse c’è voglia di costruire di più, c’è voglia di migliorarsi.
Oltre alla tv, nel tuo curriculum c’è molta radio. Che differenza c’è fra il Marco radiofonico e quello televisivo?
In radio c’è molta più libertà, sei più te stesso. In tv invece si svolge di più il ruolo di conduttore e devi esaltare le opinioni, i personaggi. In radio dico più opinione mie, sono più me stesso, più confidenziale.
Se tu dovessi scegliere fra un programma tv importante ed uno radiofonico importante, cosa sceglieresti?
Sarebbe difficile scegliere. Ho una grande passione per la televisione, ma la radio ha il suo fascino. Potessi scegliere entrambi…
A livello televisivo, se tu avessi tempo, cosa ti piacerebbe sperimentare?
La Rai sta cominciando a fare degli ottimi esperimenti in prima serata, come Pechino Express, un programma che rappresenta il cambiamento: è fatto totalmente in esterna, con linguaggi diversi. Mi piacerebbe fare un programma su questa linea, in esterna, molto breve. Spero che presto passi la moda di fare programmi lunghi tre ore, sono anacronistici. Mi piacerebbe portare dei grandi personaggi fuori dalla tv, fra la gente.