Un incontro esplosivo quello avvenuto a Che tempo che fa tra Renato Brunetta e Fabio Fazio, durante l’intervista è scoppiata la polemica.
Renato Brunetta è stato ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa e durante l’intervista il capogruppo del PDL alla Camera non ha saputo trattenersi su una domanda riguardante Alitalia ed ha tirato in ballo il compenso del conduttore, polemizzando sul contratto da 5,4 milioni di euro che lo lega alla Rai fino al 2017. Fabio Fazio è riuscito a mantenere la calma e a rispondere, guadagnandosi anche l’applauso del pubblico:
Ne sono orgogliosissimo perché io faccio guadagnare la mia azienda, così come sono orgogliosissimo di restituire il 50% al fisco e di non avere alcuna denuncia per frode fiscale.
Ovviamente Brunetta ha colto l’occasione per accusare Fazio di avere un pubblico di parte e la claque pronta a partire al momento giusto, forse non rendendosi conto di aver tirato fuori un argomento assolutamente non necessario ai fini dell’intervista. Proprio Renato Brunetta nelle scorse settimane si è mobilitato per chiedere che fossero resi pubblici i compensi di alcuni conduttori tra cui Fabio Fazio, Luciana Littizzetto e Roberto Benigni e ha ribadito la sua voglia di trasparenza in Rai anche nel corso del battibecco. Dal canto suo, il conduttore non si è tirato indietro e ha ricordato che il programma è pagato interamente dalla pubblicità.
Brunetta ha ribadito di non aver ricevuto i dati da Gubitosi, spiegando che per legge è tenuto a fornirli, Fazio ha risposto:
Io credo che la Rai debba essere tutelata, è un’azienda sul mercato, credo che rivelare conti, soldi, scelte, non faccia bene a quest’azienda.
Brunetta non era d’accordo nemmeno su questo punto, l’intervista si è conclusa con un’ultima domanda ed un freddo saluto ed ovviamente la diffusione del dibattito su internet, una polemica destinata a far parlare sia dal punto di vista del conduttore, sia dal punto di vista di Brunetta e della sua voglia di trasparenza così accentuata per quanto riguarda la tv pubblica, ma forse un po’ meno accentuata all’interno del partito.