Il sabato non è sabato se non c’è Maria de Filippi con il suo C’è Posta per Te. Questo fine settimana la nostra Maria pensa bene di iniziare con lo zoccolo duro, anzi, gli zoccoli duri tra gli ospiti fissi della trasmissione: Ezio Greggio ed Enzo Iacchetti. Mica scema la Maria: un intero blocco dedicato solamente ai due conduttori di Striscia, capaci da soli di tenere banco più di quaranta minuti di trasmissione.
Ho sinceramente perso il conto di quante volte Greggio e Iacchetti siano stati ospiti del programma, e pare sempre che siano trascinatori di tutta lo svolgimento della serata. Quello che mi lascia interdetta, però, ed anche leggermente stupita, è come il tutto resta in bilico sulla linea del trash.
La formula è la solita: una manciata di personaggi bislacchi, per dirlo alla Barbara d’Urso, che manifestano il loro amore ad uno dei conduttori, i quali questa volta, a differenza delle altre, si presentano armati di scopa contro i possibili “attacchi” di chi li ha mandati a chiamare. E tra amori segreti falsi e un fantomatico piastrellista – direttamente riciclato da un altro show di successo sia di Canale 5 che di Maria de Filippi, Italia’s Got Talent – ecco l’apertura della busta ed il ballo di gruppo che riunisce tutti sulle notte del remix di Danza Kuduro.
A costo di ripetermi, ma resto basita ogni volta davanti a questo show nello show, un siparietto da sagra di paese che pare divertire non solo il pubblico a casa, quanto la stessa conduttrice, che si lascia andare a risate del tutto genuine. Ma ecco che da trash si ritorna in un’atmosfera da salotto, con Greggio che ringrazia Maria per averli invitati ancora – sparo sulla Croce Rossa: allora è vero che è tutta una gag studiata a tavolino! – e per dar loro la possibilità di incontrare persone che sanno mettersi in gioco e divertirsi. Frase che sembrerebbe fuori luogo, ma dalla bocca di Greggio sembra essere reale apprezzamento, ed ecco che la linea del trash viene fatta dimenticare, facendomi sentire meno stranita e più empatica.
La storia che segue rientra nei ranghi del dramma familiare che caratterizzano la trasmissione: Matteo cerca la madre, che non vede da che aveva sei anni, dopo che i genitori hanno divorziato; quando da piccolo si rende conto che la nonna, che di fatto lo stava crescendo, soffriva ogni volta che il bambino sentiva o andava con la mamma, Matteo decide allora di allontanare la madre e non vederla mai più. Passati gli anni, quindi, decide di cercare la madre e di farlo tramite C’è Posta. La domanda che tutti ci poniamo è: quante centinaia di orfani non si sarebbero ricongiunti con i propri genitori senza questo programma? Ma andiamo avanti. La signora Tiziana accetta l’invito, apre la busta e vede il figlio. La signora Tiziana si ammutolisce, sbianca, non mi è chiaro se ha capito chi sia il giovane uomo dall’altro lato della busta di plastica. Matteo inizia a raccontare la storia dal suo punto di vista: è stato cresciuto dalla nonna, senza di lei, e si chiede come mai la madre non l’abbia più cercato, nonostante lui le abbia bellamente detto “Tu per me sei morta“. Ma ora Matteo ha trentacinque anni e vuole delle risposte. Maria, nel duplice ruolo di presentatrice e spola tra le due parti, spiega a sua volta a Tiziana che Matteo ha capito solo crescendo che la madre se n’è andata di casa perchè il padre la picchiava, ma a sei anni aveva preservato la morbosa nonna essendo l’unica figura femminile fissa di casa. Tiziana a sua volta è restia nel raccontare i particolari che si celano dietro la separazione col marito, ma pare che questi l’abbia minacciata per tenerla lontana dal figlio. Che non esserci stata per il figlio l’abbia resa infelice, sebbene sposata e madre di due figlie che “non vedono l’ora di conoscerlo”. L’apertura della busta è automatica, e dopo l’abbraccio di rito parte la pubblicità, portandomi alla realtà. Un attimo per metabolizzare, le due chiacchiere canoniche con la famiglia ritrovata vengono tagliate senza infamia e senza lode. Amen.
Seconda storia è una storia di famiglia e gelosie, la classica storia in cui i panni sporchi vengono spudoratamente lavati in tivù. Uno dei figli – sette! Ah, le vecchie generazioni che mandavano avanti l’Italia – e la moglie non parlano da dieci anni con i genitori e con i fratelli di lui per una questione di mera gelosia: questo fratello è più amato, questa sorella ha avuto di più, eccetera eccetera… Insomma, niente di specifico, ma tant’è. Gianfranco e Nunzia hanno accettato l’invito e non sono neanche sconvolti più di tanto riguardo i mittenti. La sorella, già in lacrime, prende la parola per prima, e permettetemi, e con tutto il rispetto, è un discorso che la signora ha imparato per bene a memoria per dirlo al fratello. Poi passa alla cognata, con lo stesso tono composto ma rotto dalle lacrime usato per Gianfranco. Il padre è commosso, ma mentre parla il figlio scuote la testa, sicché mi sovviene il dubbio che la famiglia nasconda qualcosa.
La madre stoica diventa l’idolo indiscusso della storia: “Sono qui per farti vedere che non sono morta ancora”. Old mommy wins! La versione di Gianfranco è diversa: sono i genitori ad essersi allontanati da lui, che ci sono dei nipoti – figli di un ennesimo fratello – che i nonni non considerano, insomma, che tutte le accuse mosse dai genitori e dalla sorella sono false e tendenziose. Maria prova a convincere i due che dovrebbero perdonarli, un po’ per l’età un po’ perchè sono comunque dei genitori che per quanto possano avere sbagliato, tutto sommato, possono essere anche perdonati. Quando Gianfranco poi dice che non ha avuto niente dai genitori, allora il padre è categorico: “Ho perso un figlio, allora” mentre la madre, ormai protagonista assoluta, gioca la carta “di mamma ce n’è una sola”. La cosa va per le lunghe, Gianfranco è irremovibile, Maria si aggrappa a tutto, perfino a raccontare aneddoti personali, trovando poi alla fine il nodo del problema: se Nunzia dice “no”, Gianfranco dirà “no” a sua volta. Il signor Vincenzo chiede scusa davanti a tutti, Rosaria assicura un futuro roseo, ma non c’è niente da fare: la busta viene chiusa e siamo tutti un po’ più tristi. A chi credere? A Gianfranco, dipendente dalla moglie Nunzia, che si definisce il più intelligente tra i fratelli, o ai genitori, ottantenni che hanno cresciuto sette figli?
Così si rivela la forza de programma: smetti di chiederti se sia vero o meno, ma cerchi di venirne a capo, ne parli, sviluppi opinioni e fai il tifo per l’uno o l’altro lato della busta.
Ma ecco una storia d’amore che farà sicuramente dividere il pubblico e la mia personale opinione: Vito è innamorato di Loredana, la quale l’ha mollato perché lo crede un traditore incallito. Mezza verità, effettivamente Vito ha tradito la ragazza per cinque mesi, ma non certo per due anni come la terza incomoda dice. La busta viene aperta e parte un video di foto con sottofondo di Tiziano Ferro, ma Loredana non fa una piega. Vito parte in quarta: “Ti amo perchè…”, ma Loredana ha sempre la stessa espressione. Viene da chiedersi se sia in sé o troppo sconvolta, oppure se stia educatamente solo aspettando che lui smetta di parlare per mandarlo a… spasso, ecco. Finalmente la ragazza prende la parola, chiedendo a Maria cosa le avesse raccontato Vito, frase sintomo di inciuci segreti che il protagonista della storia ha omesso. Ed infatti: Vito oltre che traditore è bugiardo su tutta la linea. Tra tradimenti, telefonate nascoste e registratori in macchina per un attimo mi sembra di star vedendo Uomini e Donne, tanto sempre di una trasmissione di Maria si tratta. Vito sostiene che Loredana abbia capito male, Loredana invece che Vito le abbia raccontato tutto senza neanche rendersene conto. Loredana assesta poi il colpo di grazia: ha un altro. Vito diventa irrequieto, si toglie il microfono, racconta che è un amico anche suo il nuovo ragazzo. Quando anche Maria molla il colpo, allora la storia è persa. Vito chiude con una frase pescata dai Baci Perugina scaduti dell’anno scorso e la busta viene chiusa.
Nella notte che vede l’Inter sbaragliata in casa dal Napoli, l’ultima storia vede protagonista il capitan Zanetti, regalo di Gigi e Susi al padre, che da un anno non ha più lavoro a causa del fallimento della sua impresa edile, ed alla madre. Sulla scia dei ricordi e sulle musiche dei Coldplay (ad onor di cronaca: Fix you e Every teadrop is a waterfall) i ragazzi ringraziano i genitori per quello che hanno fatto per loro, a cui segue una lettera, letta da Maria – altro classico di C’è Posta – che fa sempre un po’ commuovere, con tutta la scenografia ed i bimbi che gironzolano per lo studio a ritmo delle parole lette da Maria. Il topos è ovviamente raggiunto dall’entrata di Zanetti, che definisce il padre come “il campione della sua squadra”, augurando infine loro di trovare la serenità che si meritano dopo il brutto periodo lavorativo ed economico che la famiglia sta passando. Nonostante tutto, la cosa più bella è stata l’apertura della busta, quando la famiglia si è abbracciata tenendo di poco conto Zanetti, ha fatto molta tenerezza.
Siamo giunti al delirante epilogo. Ricapitoliamo: la premiata ditta Greggio/Iacchetti, figlio che ritrova madre perduta, famiglia disgregata, storia d’amore finita, Zanetti e la famiglia unita. Cosa c’entrano i cani di Maria? Davvero. Me lo chiedo da almeno tre edizioni. Cosa dovrebbero rappresentare, a mezzanotte e mezza? Penso che continuerò a chiedermelo per almeno tutto l’inverno.