Brutto periodo per le tv locali: da un lato i costi di gestione in repentino aumento in vista della conversione degli impianti per il digitale terrestre, dall’altro un calo dell’audience cha va a ad erodere i già esigui introiti pubblicitari. Il grido di dolore parte dalla Sardegna, dove il passaggio al digitale è già una realtà, le emittenti coinvolte 16. Una volta preso atto che il grande passo “s’ha da fare”, i dirigenti delle strutture locali si trovano a gestire una difficile situazione accolta con un tiepido ottimismo.
Enrico Rais, Amministratore Delegato di Videolina, commenta su Il Sole 24 ore: “Il digitale terrestre ha finalmente compiuto un grande passo in avanti. Immagini più chiare, un audio migliore, la possibilità di ricevere informazioni di diverso genere, ma soprattutto la disponibilità di più canali. L’augurio di noi ‘broadcasters’ è che questo nuovo modo di concepire l’organizzazione televisiva possa premiare, anche attraverso l’aiuto dello Stato, le imprese come la nostra che tanto hanno investito per adeguarsi alla nuova tecnologia. Per noi di Videolina il digitale è anche un’occasione straordinaria per radicarci maggiormente nel territorio“.
Ben più tiepide le considerazioni di Mario Tasca, direttore generale di Sardegna 1: “Non sono pessimista, il passaggio si farà ed è giusto che si faccia. Ma il fatto è che è stato un impegno spaventoso e non è ancora finita. Per l’alta frequenza l’investimento è stato fuori misura: dopo aver provveduto tempo fa al digitale, adesso l’arrivo dell’isofrequenza ci ha costretti a modificare tutto”
Senza peli sulla lingua, Antonella Secci amministratore generale di Canale 40, tv a gestione familiare, afferma sempre su Il Sole 24 ore: “Ci siamo trovati in questa situazione con l’acqua alla gola e abbiamo dovuto investire tutte le nostre risorse. È vero che nel 2001 ci sono stati dei finanziamenti ma noi non ne abbiamo usufruito, anche perché le notizie non erano ancora chiare. Nel 2005 c’è stato un altro piccolo contributo pari al 30% e adesso ci hanno dato dei soldi solo per la pubblicità sull’argomento”.
Ad Antonella Secci fa eco Caterina Cosseddu, amministratore delegato di Telesardegna: “Volenti o nolenti siamo pronti a questo passaggio epocale (ci eravamo già preparati nel 2006). Non abbiamo quasi usufruito di contributi statali, fatto salvo quello del 30% di qualche anno fa. Abbiamo fatto tutto da soli e ora siamo preoccupati anche dalle nuove normative: sembra infatti che si dovrà pagare una tassa per ogni ponte a disposizione. E in questo caso sarà dura davvero, dopo aver speso circa un milione per l’adeguamento delle tecnologie.”
Anche dalla Sicilia si chiede un maggior coinvolgimento del Governo nell’erogazione si sovvenzioni che consentano alle realtà locali di sopravvivere, ma come se non bastasse arriva la tegola dell’audience in caduta libera a rendere la situazione ancora più pesante. Le emittenti del nord come Telepadova e Telelombardia subiscono a novembre un leggero calo rispetto ad ottobre dell’1,4 % e del 2,1% , mentre per le altre la situazione si fa drammatica come per Telecapri (-5,6%), Teleoggi Canale9 (-4,8%) e Telenova (-4,5%).
L’unica emittente locale a guadagnare audience è la pugliese Telenorba. L’emittente diretta da Luca Montrone, incrementa l’indice di gradimento dello 0,5% con una media di 1.524.293 contatti al giorno e una penetrazione del 42% sulla popolazione coperta. A parte quest’ultima nota positiva, per le locali il 2009 si prefigura un anno davvero difficile.